Cultura & Società
RIESUMATI PICO MIRANDOLA E POLIZIANO, ORA INDAGA RIS
Tecniche alla ‘Csi’ per svelare i misteri della morte di Pico della Mirandola e di Angelo Ambrogini detto Poliziano, i due letterati fiorentini morti entrambi nel 1494. I resti sono stati riesumati questa mattina e sono stati trasportati al dipartimento di antropologia a Ravenna dove verranno sottoposti a sofisticate analisi, con l’ausilio anche del Ris di Parma. Se di avvelenamento o sifilide si trattò e se ci fu, forse, il coinvolgimento di Marsilio Ficino, come vogliono storiografia, leggende o nuove ipotesi suggestive, ulteriori dettagli, se non risposte certe, arriveranno a settembre. Insieme a qualche notizia in più sul poeta Girolamo Benivieni, amico di Pico e sepolto insieme a lui. L’iniziativa è del comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali, presieduta da Silvano Vinceti. Collaborano l’università di Bologna e Pisa e i carabineri del Ris. Le analisi saranno anche oggetto di una trasmissione televisiva, ‘Enigmi dal passato’, stesso titolo anche per due saggi che usciranno l’anno prossimo. “L’ipotesi più nuova sulla morte di Pico – ha detto Vinceti – è quella di un coinvolgimento di Ficino, punto di riferimento del neoplatonismo, tra gli amici più intimi del filosofo insieme a Benivieni e Poliziano”. Particolare, questo, che insieme alle ultime volontà del Benivieni aggiunge suspense e anche una buona dose di pruderie. A Ravenna i resti saranno sottoposti ad analisi anatomo-patologiche e biomolecolari, con l’ausilio anche di scanner laser 3D e della tomografia computerizzata. Il Ris entrerà in gioco per l’analisi del Dna: con il confronto di eventuali parenti di Pico e Poliziano (per esempio si sa per certo che il fratello del primo è sepolto a Roma) si potrebbero avere certezze sull’attribuzione delle ossa rivenute nelle bare. “Lo scheletro – ha spiegato Giorgio Gruppioni, professore di antropologia all’Università di Bologna – è un archivio di informazioni e dalle analisi sarà possibile ricostruire caratteristiche fisiche, la fisionomia del volto, malattie, traumi, anche stress, e soprattutto cause della morte”. ” La riesumazione dei resti, che riposavano nel piccolo ‘chiostro dei morti’, è durata oltre un’ora. La lapide sul muro viene giù a colpi di scalpello, sotto gli occhi vigili di Fausto Sbaffoni, priore del convento di San Marco. Togliere la cassa dove sono contenute le ossa del Poliziano è facile: è piccola, misura 70 centimetri per 30. Aperta, contiene un mucchietto di ossa consumate tra le quali gli occhi degli esperti riconoscono denti e pezzi di cranio. Più complesso arrivare alla cassa di Pico della Mirandola: è grande più del doppio, occorre buttar giù buona parte del muro e togliere una scala di legno. Ma poi Pico non svela nulla: la cassa, ancora chiusa, è partita insieme a quella del Poliziano. (ANSA).