Vita Chiesa

Natale, l’editoriale del cardinale Betori per Toscana Oggi: “Il mondo può davvero cambiare, perché Dio lo abita con la sua presenza”

La luce che risplende dalla mangiatoia di Betlemme è sorgente di gioia per il popolo di Dio e per l’intera umanità. È il dono che Dio fa al mondo e che deve confortare i nostri cuori.L’invito del profeta Isaia «Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo» (Is 52,9) risuona come incoraggiamento alla speranza perché la storia degli uomini è ancora oggi segnata da vessazioni, violenze, limiti e contraddizioni. Queste hanno il volto dei conflitti, della povertà, della malattia, dello sfruttamento, della cultura dello scarto, dell’individualismo, di un’economia fondata solo sul profitto e di tanti altri mali che feriscono l’individuo e popoli interi. Lo sgomento e l’angoscia potrebbero prendere il sopravvento difronte a così dure prove per il presente e il futuro di ciascuno e di tutti.Chi può liberarci dalla paura e dalle tenebre? Un bambino è nato per noi, nella povertà di una mangiatoia. Viene a salvarci non con un atto di potenza, ma nelle forme della debolezza, non con un gesto dall’alto, ma facendo proprie le condizioni più povere dell’umanità. È Dio stesso che offre un nuovo orizzonte di speranza, mostrandosi così colmo d’amore per l’umanità tanto da condividerne la sorte nella persona del Figlio. La fiducia che Dio mostra verso di noi dà fondamento a una speranza che ci permette di guardare oltre i nostri limiti e le nostre contraddizioni, e ci fa ritenere possibile un mondo nuovo.Il mondo può davvero cambiare, perché Dio lo abita con la sua presenza. Il Signore non dispera dell’uomo e se viene accolto è in grado di portare davvero pace e giustizia.Questo messaggio di speranza brilla per noi dalla grotta di Betlemme e ci sorregge nelle fatiche personali, familiari e sociali, che ogni giorno rischiano di schiacciarci. Solleviamo il capo e guardiamo con coraggio al nostro futuro, perché esso è rischiarato dalla luce di Cristo, vivificato dalla sua presenza, sostenuto dalla sua grazia.Per cogliere tuttavia questo messaggio abbiamo bisogno di assumere lo stesso sguardo di Dio e guardare a lui e al mondo nello stesso modo con cui egli ci guarda.Egli lo fa con gli occhi di un bambino, dalla povertà di una mangiatoia, perché la potenza di Dio non si misura con il metro dei poteri umani e delle risorse a cui umanamente siamo spinti ad affidarci. La potenza di Dio si manifesta infatti nella debolezza e prende le strade dell’umiltà e della povertà.In questa congiunzione di debolezza e forza, di fragilità umana e potere divino sta il mistero del Natale. Come tale esso ci indica una direzione della ricerca di Cristo e al tempo stesso la certezza di una salvezza: la strada della condivisione della povertà è la strada della nostra salvezza, perché lì si incontra il nostro Salvatore.Come ogni nascita, più di ogni nascita, quella di Gesù è un dono e come tale va accolto con gratitudine e con la disponibilità a condividerlo. Anche questo appartiene al significato del Natale. Saperci destinatari di un gesto di grazia del Padre, del dono del Figlio, e quindi disposti a celebrare la gratitudine nel farci dono per gli altri. Questo è Natale. Questo sia il nostro buon Natale.+Giuseppe Betori

Arcivescovo di Firenze e presidente della Conferenza episcopale toscana