Vita Chiesa

Papa in Kazakhstan: conferenza stampa aereo, “la guerra è un errore, ma si deve dialogare con tutti, anche con l’aggressore”

Papa Francesco ha risposto ad una domanda sulla guerra in Ucraina, e in particolare sull’atteggiamento da adottare con la Russia. “Perché sempre c’è la possibilità che nel dialogo si possano cambiare le cose, e anche offrire un altro punto di vista, un altro punto di considerazione”, ha spiegato Francesco:  “Io non escludo il dialogo con qualsiasi potenza, che sia in guerra, che sia l’aggressore… delle volte il dialogo si deve fare così, ma si deve fare, ‘puzza’ ma si deve fare. Sempre un passo avanti, la mano tesa, sempre! Perché al contrario chiudiamo l’unica porta ragionevole per la pace. Delle volte non accettano il dialogo: peccato! Ma il dialogo va fatto sempre, almeno offerto, e questo fa bene a chi lo offre; fa respirare”. “La guerra in sé stessa è un errore! E noi in questo momento stiamo respirando quest’aria: se non c’è guerra sembra che non c’è vita”, ha ribadito il Papa, secondo il quale “si dovrebbe riflettere di più sul concetto di guerra giusta”. Dare le armi all’Ucraina,  ha osservato Francesco, “è una decisione politica, che può essere morale, moralmente accettata, se si fa secondo le condizioni di moralità. Ma può essere immorale se si fa con l’intenzione di provocare più guerra o di vendere le armi o di scartare quelle armi che a me non servono più. La motivazione è quella che in gran parte qualifica la moralità di questo atto”. “Difendersi è non solo lecito, ma anche una espressione di amore alla Patria”, ha poi puntualizzato il Papa: “Chi non si difende, chi non difende qualcosa, non la ama, invece chi difende, ama”. “Tutti parlano di pace oggi: da tanti anni, da settant’anni le Nazioni Unite parlano di pace, fanno tanti discorsi di pace. Ma in questo momento quante guerre sono in corso? Quella che lei ha menzionato, Ucraina-Russia, adesso Azerbaijan e Armenia che si è fermata un po’ perché la Russia è uscita come garante, garante di pace qui e fa la guerra lì… Poi c’è la Siria, dieci anni di guerra, che cosa succede lì che non si ferma? Quali interessi muovono queste cose? Poi c’è il Corno d’Africa, poi il nord del Mozambico o l’Eritrea e una parte dell’Etiopia, poi il Myanmar con questo popolo sofferente che io amo tanto, il popolo Rohingya che gira, gira e gira come uno zingaro e non trova pace. Ma siamo in guerra mondiale, per favore…”. “La pace è più grande di tutte le guerre”, ha affermato Francesco: “Io mi domando: non so se oggi noi siamo con il cuore educato per piangere di gioia quando vediamo la pace. Tutto è cambiato. Se non fai guerra, non sei utile!”.  “Poi c’è la fabbrica delle armi. Questo è un negozio assassino”, la denuncia del Papa: “Qualcuno che capisce le statistiche mi diceva che se si smettesse per un anno di fare le armi si risolverebbe tutta la fame nel mondo… Non so se è vero o no. Ma fame, educazione… niente, non si può perché si devono fare le armi”.

POLITICA ITALIANA

“La politica italiana non la capisco: soltanto quel dato dei venti governi in vent’anni, un po’ strano, ma ognuno ha il proprio modo di ballare il tango… si può ballare in un modo o in un altro e la politica si balla in un modo o in un altro”. Così il Papa ha risposto ieri sera alle domande dei giornalisti sull’Italia alla vigilia delle elezioni, durante il volo di ritorno dal Kazakhstan. “Ho conosciuto due presidenti italiani, di altissimo livello: Napolitano e l’attuale. Grandi”, ha proseguito Francesco, secondo quanto riferisce Vatican news: “Poi gli altri politici non li conosco. Nell’ultimo viaggio ho domandato a uno dei miei segretari quanti governi ha avuto l’Italia in questo secolo: venti. Non so spiegarlo. Non condanno né critico, non so spiegarlo, semplicemente. Se i governi si cambiano così, sono tante le domande da fare”. “Perché oggi essere politico, un grande politico, è una strada difficile”, la tesi del Papa: “Un politico che si mette in gioco per i valori della patria, i grandi valori, e non si mette in gioco per interessi, la poltrona, gli agi… I Paesi, tra loro l’Italia, devono cercare dei grandi politici, coloro che hanno la capacità di fare politica, che è un’arte. È una vocazione nobile la politica. Dobbiamo lottare per aiutare i nostri politici a mantenere il livello dell’alta politica, non la politica di basso livello che non aiuta per niente, e anzi tira giù lo Stato, si impoverisce. Oggi la politica nei Paesi d’Europa dovrebbe prendere in mano il problema, per esempio, dell’inverno demografico, il problema dello sviluppo industriale, dello sviluppo naturale, il problema dei migranti… La politica dovrebbe affrontare i problemi sul serio per andare avanti. Sto parlando della politica in generale”.

CHIESA

“Quando una Chiesa, qualsiasi essa sia, in qualche Paese o in un settore, pensa più ai soldi, allo sviluppo, ai piani pastorali e non alla pastorale, e si va da quella parte, questo non attira la gente”. Lo ha detto il Papa, che nella conferenza stampa di ieri sera sul volo di ritorno dal Kazakhstan ha risposto anche ad una domanda sul calo della pratica religiosa e sullo svuotamento delle Chiese. “Credo che i pastori devono andare avanti, ma se hanno perso l’odore delle pecore e le pecore hanno perso l’odore dei pastori, non si va avanti”, ha proseguito Francesco. “Delle volte si pensa come rinnovare, come fare più moderna la pastorale”, ha spiegato il Papa, secondo quanto riferisce Vatican news: “questo va bene, ma sempre che sia nelle mani di un pastore. Se la pastorale è nelle mani degli ‘scienziati’ della pastorale, che opinano qui e dicono che cosa si deve fare lì, non si va avanti. Gesù ha fatto la Chiesa con pastori, non con le guide politiche. Ha fatto la Chiesa con gente ignorante, i dodici erano uno più ignorante dell’altro e la Chiesa è andata avanti. Perché? Per il fiuto del gregge con il pastore e del pastore con il gregge. Questo è il rapporto più grande che io vedo quando c’è crisi in un posto, in una provincia… Io mi domando: il pastore è in contatto, è vicino al gregge? Questo gregge ha un pastore? Il problema sono i pastori”. A questo proposito, il Papa ha suggerito di leggere “il commento di sant’Agostino sui pastori, una delle cose più sagge che sono state scritte per i pastori e con questo tu puoi qualificare questo o quest’altro pastore. Non si tratta di modernizzare: certo ci si deve aggiornare con i metodi, questo è vero, ma se manca il cuore del pastore non funziona nessuna pastorale. Nessuna”.

POPULISMI E INVERNO DEMOGRAFICO

“L’Occidente ha bisogno di parlare, di rispettarsi e poi c’è il pericolo dei populismi”. Lo ha detto il Papa, nella conferenza stampa di ieri sera sul volo di ritorno dal Kazakhstan, in cui ha messo in guardia dai “messia dei populismi”. “Stiamo vedendo come nascono i populismi”, ha proseguito il Papa, secondo quanto riferisce Vatican news: “Credo che alcune volte ho menzionato quel libro di Ginzberg, Sindrome 1933: dice proprio come nasce un populismo in Germania dopo la caduta del governo Weimar. I populismi nascono così: quando c’è un livello metà senza forza, e uno promette il messia”. Quanto allo stato di salute dell’Occidente, Francesco ha parlato di “decadenza” e ha messo in guardia ancora una volta dall’inverno demografico: “anche in Italia ci sono paesi vuoti, soltanto venti vecchiette lì, e poi niente”. Infine, il Mediterraneo, che “oggi è il cimitero più grande, non dell’Europa, ma dell’umanità. Cosa ha perso l’Occidente per dimenticarsi di accogliere, quando invece ha bisogno di gente?”. Ad una domanda sull’eutanasia, il Papa ha risposto: “Uccidere non è umano, punto. Se tu uccidi con motivazioni, sì… alla fine ucciderai di più e più. Uccidere lasciamolo alle bestie”.