Vita Chiesa

Papa Francesco: se rinunciassi, rimarrei a Roma come vescovo emerito

Francesco si sofferma in particolare sulle sue condizioni di salute e sui rumors che, nelle ultime settimane, hanno ipotizzato una sua rinuncia al ministero petrino. “Al momento non sento che il Signore me lo chieda – ha detto il Papa – se sentissi che me lo chiedesse, sì”. Ha così ribadito il “grande esempio dato da Benedetto XVI” che lo aiuterà a “prendere una decisione” qualora fosse necessario. Parla della sua “grande simpatia” per il Papa emerito, “un uomo che sta sostenendo la Chiesa con la sua bontà e il suo ritiro” di preghiera. E confida che prova gioia ogni volta che lo va a visitare al monastero Mater Ecclesiae. Rispondendo a una domanda sulla possibilità di avere delle norme sulla figura del Papa emerito, Francesco ha osservato che “la storia stessa aiuterà a regolamentare meglio”, “la prima esperienza è andata molto bene”, perché Benedetto XVI “è un uomo santo e discreto”. Per il futuro, però, “conviene delimitare meglio le cose o spiegarle meglio”. Quindi a proposito di una sua eventuale rinuncia, ha risposto che non andrebbe in Argentina: “Sono il vescovo di Roma, in quel caso sarei il vescovo emerito di Roma”. E sulla possibilità che in quel caso stia a San Giovanni in Laterano, risponde che sì, “potrebbe essere” così.

Il Papa ricorda che, prima del Conclave, aveva già preparato il suo ritiro come arcivescovo emerito di Buenos Aires. Per lui, rammenta, sarebbe stato fondamentale “andare a confessare e a visitare i malati”. Questo sarebbe stato il suo “apostolato”, il suo “lavoro”. “Stare al servizio della gente dove si può – ha detto – questo è quello che pensavo a Buenos Aires”. Un progetto, ha soggiunto, che gli piacerebbe anche se sopravvivesse a una eventuale rinuncia.

Nell’intervista, trasmessa integralmente da Televisa Univision, il Papa non ha mancato di affrontare molti altri temi di grande attualità. Tra questi la guerra in Ucraina, sottolineando che per lui è fondamentale parlare del “paese che è aggredito piuttosto che degli aggressori”. Quindi, ha confermato l’intenzione di incontrare il patriarca russo Kirill a settembre nell’evento interreligioso che si terrà in Kazakhstan. Citando il dramma di Paesi, sconvolti dalla violenza – come lo Yemen, la Siria – ha ribadito che quella che stiamo vivendo è una “Terza Guerra Mondiale a pezzi” e che le armi nucleari “sono immorali”, anche il loro possesso non solo l’utilizzo.

Francesco ha riaffermato la sua condanna dell’aborto, perché è totalmente ingiusto eliminare una vita umana e questo, ha proseguito, lo si può affermare “partendo da dati scientifici” che non sono negoziabili. A proposito della questione negli Stati Uniti, dopo la decisione della Corte Suprema di annullare la sentenza sul diritto all’aborto, il Papa ha rilevato la polarizzazione presente nel Paese, ribadendo che i pastori devono curare sempre la dimensione pastorale altrimenti si crea un problema politico. Come comportarsi, dunque, nel caso di uno statista cattolico che appoggia l’aborto, gli è stato chiesto. “Lo lascio alla sua coscienza – ha detto Francesco – che parli con il suo vescovo, con il suo pastore, con il suo parroco riguardo a questa incoerenza”. Dagli Stati Uniti, a Cuba. Francesco ha espresso il suo amore per il popolo cubano e per i vescovi del Paese. Ha così confidato di avere un rapporto umano anche con l’ex presidente Raúl Castro, esprimendo soddisfazione per il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Cuba e Stati Uniti, ai tempi della presidenza Obama.