Vita Chiesa

Silenzio e digiuno per vincere l’odio. Quaresima, l’invito dell’eremità di città Antonella Lumini

«E ora vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti. Gesù ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno». Particolarmente intenso e accorato l’appello del Papa all’udienza di mercoledì 23 febbraio. Un invito rivolto a tutti, credenti e non credenti, come segno forte di una Quaresima che si apre su uno scenario di grande spaesamento, dopo due anni di pandemia e l’esplosione di una guerra insensata e crudele nel cuore dell’Europa. Proprio mentre vescovi e sindaci del Mediterraneo si incontravano a Firenze per favorire frontiere di pace nello spirito del sindaco santo Giorgio La Pira, si sono spalancate frontiere di guerra.Silenzio, preghiera interiore, digiuno, divengono le uniche armi capaci di allentare la morsa che attanaglia il mondo. Per spegnere il fuoco dell’odio che rischia di divampare c’è bisogno di un affidamento umile e nudo alla luce dello Spirito santo che sana antiche ferite, disseta le anime. L’azione purificatrice accelera il processo di scioglimento di quanto grava e rischia di tracimare: pesanti catene di morte che si forgiano a causa di ingiustizia, violenza, sopraffazioni che si tramandano di generazione in generazione. Gli animi si agitano, le parole si affastellano attraverso i media, la paura tracima.La pandemia sembra non sia bastata a farci capire che la gravità del tempo chiede il risveglio delle coscienze, quel cambiamento radicale che implichi la rinuncia a uno stile di vita che ha completamente superato ogni misura di sostenibilità. Il digiuno che nel giorno delle Ceneri ha riunito tutti in unico anelito di pace, sia d’impulso affinché questo tempo quaresimale possa diventare il crogiolo in cui si consuma l’oscurità del mondo. Fare corpo, sentire la presenza reciproca al di là di ogni distanza, di ogni differenza, percepire la connessione interiore, crea unità, sostiene, alimenta speranza, attiva circoli virtuosi in un momento in cui l’oscurità vorrebbe trionfare.Occorre maturità di fede, che ognuno si renda responsabile dell’azione salvifica tesa a purificare la storia. Accettare di guardare. Assumere restando lì, fermi, aperti a Dio. Non possiamo continuare a far finta di non vedere, i veli dell’occultamento si sono squarciati. Ma il peso del mondo può essere accolto e consumato solo dal di dentro la levità della grazia in cui ogni squilibrio è contenuto dalla centratura in Cristo. Silenzio, deserto, digiuno divengono necessari per vivere lo strazio del grido che si leva dall’umanità e che costituisce la preghiera più gradita a Dio. «I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli» (Gio 3,5).Il digiuno svuota, smorza le brame, riporta a giusta misura gli appetiti. È un sacrificio da vivere come offerta a Dio di tutto quello che ci snatura. Eccessi, bisogni compulsivi dovuti a continue sollecitazioni indotte dai media. Vizi (lat. vis, forza), forze che possiedono, che in maniera subdola ci rendono assuefatti. Preghiera interiore, silenzio, ricongiungono alla misura originaria custodita nel cuore. Il consumismo sfrenato, che produce scarto e allarga la forbice fra ricchi e poveri, pervade anche le relazioni umane sempre più instabili e anch’esse sottoposte alla logica dell’usa e getta.La Quaresima richiama alla sosta, ridà il passo, riordina, limita il desiderio delle cose esteriori. Nella tradizione segue il tempo di Carnevale, dal latino carnem levare, poi carne vale! (carne addio!), con cui nel Medioevo si indicava la prescrizione ad astenersi dal mangiare carne, ma soprattutto da viziosità, cupidigie, licenziosità di ogni genere. La Quaresima invita al deserto, al silenzio, a rientrare in se stessi per ascoltare la voce interiore. È il momento della verità. Nel silenzio prendiamo consapevolezza del rumore che ci abita, del disordine che ci pervade, della distanza che ci separa dall’ordine divino impresso nel profondo. «Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Mt 6, 6). Nel segreto, lontano dagli sguardi del mondo, nel rifrangimento dello sguardo divino, si consuma la distanza che separa perché il Padre è sempre lì. Nel segreto del cuore ha la sua dimora, ha impresso il suo sigillo. È sempre lì, ma non ci trova perché noi siamo sempre altrove. L’incontro chiede nascondimento, intimità. La comunione con Dio si tesse nel segreto lasciandoci trovare, solo dopo si espande, pacifica le relazioni con gli altri.