Vita Chiesa

Mediterraneo: Bassetti, continuare sull’esempio di La Pira a “tessere relazioni di pace con tutte le nazioni e tra tutte le nazioni”

Rileggendo la pagina del Vangelo di Luca proposta dalla liturgia (Lc 6,39-45), Bassetti vi ha trovato “la prima lieta notizia” “Gesù parla alla folla nella pianura. Altrove ha preferito salire sulla  montagna portando con sé solo alcuni discepoli. Qui sembra invece che voglia raggiungere  proprio tutti: il suo messaggio vale per ogni persona – direi – per i credenti come per i non credenti.  È il primo annuncio di salvezza: il Signore si lascia trovare. Anzi, fa di tutto per essere  raggiunto da chi desidera seguirlo”.

Da qui Bassetti ricorre a un’immagine tutta fiorentina: “Quella pianura della Palestina in cui Gesù ha deciso di rivolgere questo discorso mi sembra  come la nostra Firenze, adagiata nella piana dell’Arno: non si trova su una vetta  irraggiungibile e non è nemmeno una cittadella fortificata. Proprio qui il Signore si è fatto  trovare in questi giorni, per rivolgere ancora una volta a noi pastori e a tutti i delegati  presenti una parola di salvezza”. 

Ma allora perché Gesù parla in parabole – si è chiesto il presidente della Cei –? “Credo che lo abbia fatto  perché ha creduto in loro e crede ancora oggi in noi: sì, prima ancora che noi crediamo in  lui, il Signore crede in noi. Crede nella nostra intelligenza e nella nostra responsabilità.  Crede che saremo disponibili a convertirci. Crede che sapremo prendere le decisioni  migliori per noi stessi e per coloro che ci sono affidati”. 

Il cardinale Gualtiero Bassetti è quindi entrato nelle immagini che Gesù consegna nel Vangelo; “Mi sono  accorto – ha detto – che si tratta di tre coppie: il maestro e il discepolo, la pagliuzza e la trave, e l’albero  e il suo frutto”. E di nuovo un aggancio con la realtà: “C’è dietro una ‘sapienza tutta mediterranea’, che dovremmo imparare ad apprendere di  nuovo: quella del confronto continuo. Anche la fede cristiana  – ha proseguito Bassetti – non è indottrinamento né  autoconvincimento, ma ascolto di chi ci ha preceduto e confronto con altri compagni di  viaggio. Abbiamo bisogno di continuare a confrontarci con il Signore e con gli altri: rinchiusi  nella nostra solitudine, come singoli, come Chiese e come popoli, rischiamo di trovare  soluzioni inappropriate, se non distruttive. Ed è questa l’esperienza che abbiamo fatto, ascoltando le varie storie provenienti dalle sponde del Mediterraneo: il confronto ha  favorito la comunione e la fraternità” . E ha proseguito: “C’è un legame stretto tra il maestro  e il discepolo, tra il pastore e il suo gregge, tra il sindaco e i suoi concittadini. Da chi guida  gli altri ci si aspetta che intraveda il futuro prima e meglio degli altri grazie alla sua posizione  privilegiata e che indirizzi i percorsi altrui verso il bene, anche quando questi sono in salita”.

E poi il riferimento a La Pira, sindaco di Firenze “che si staglia come una figura esemplare: una guida capace di ispirare la sua vita e le  sue scelte a quelle del Figlio di Dio, che è venuto per servire e non per essere servito. Così ha reso Firenze una città in grado di tessere relazioni di pace con tutte le  nazioni e tra tutte le nazioni”. 

Dopo l’immagine del maestro-discepolo, Bassetti si sofferma su quella della pagliuzza e della trave. “Gesù non vieta il giudizio in sé: lui stesso più volte ha invitato a valutare quanto accade nel  mondo. Adesso però la sua preoccupazione è spiegare come si  forma un giudizio corretto. E la sua soluzione consiste nel guardare prima se stessi e poi gli  altri… Gesù sfida la resistenza a farsi correggere e quindi a  diventare migliori: soltanto chi vede le proprie mancanze può migliorarsi; solo chi si  riconosce malato può lasciarsi guarire”.

La terza immagine del Vangelo su cui Bassetti si sofferma è quella dell’albero e il suo  frutto.  “Gesù lascia intendere come si può diventare ‘albero buono’: superando l’ipocrisia con  l’aiuto dell’altro. In questo modo cambierò il mio cuore e riuscirò a portare frutti buoni per  me e per il mondo. Nel cuore, infatti, nascono l’odio o la fraternità. Per il Vangelo, il cuore ovvero l’interiorità della persona si raggiunge grazie alle relazioni con gli altri e alle nostre  stesse azioni, che ci fanno da specchio”. 

E di nuovo un riferimento a Giorgio La Pira: “Nel passato questo insegnamento di Gesù ha già trovato spazio nel cuore di persone  concrete come Giorgio La Pira, che sono diventate profeti di pace in un mondo che  sembrava bloccato da tensioni latenti e guerre in atto. Ancora oggi la Parola di Dio rivela la  speranza che cambiare il mondo sia possibile, a patto che cambi il cuore delle persone”. 

E qui un augurio: “Possa il Mediterraneo, che è lo spazio geografico in cui il Figlio di Dio ha deciso di nascere  e dove il suo Vangelo ha compiuto i primi passi, diventare una immensa cassa di risonanza  di questo messaggio di fraternità. Possano i popoli del Mediterraneo essere testimoni per il mondo intero di una pace  possibile, quella che parte dal cuore convertito al Vangelo e produce scelte concrete per il  bene di tutti”.