Vita Chiesa

Papa Francesco all’udienza, “il Signore continua a manifestarsi nelle periferie, sia geografiche che esistenziali”

“La scelta di Betlemme e Nazaret ci dice che la periferia e la marginalità sono predilette da Dio”, ha spiegato Francesco, che ha aggiunto a braccio: “Gesù non nacque a Gerusalemme con tutta la corte, ma nacque in una periferia e ha fatto la sua vita fino a 30 anni in quella periferia, facendo il falegname come Giuseppe: per Gesù le periferie e le marginalità sono predilette”. “Non prendere sul serio questa realtà equivale a non prendere sul serio il Vangelo e l’opera di Dio, che continua a manifestarsi nelle periferie geografiche ed esistenziali”, il monito del Papa, che ha proseguito ancora a braccio: “Il Signore sempre agisce di nascosto, nelle periferie, nelle periferie dell’anima, nei sentimenti di cui vergogniamo, ma che il Signore vede. Il Signore continua a manifestarsi nelle periferie, sia geografiche che esistenziali”.

“L’8 dicembre 1870 il beato Pio IX proclamò San Giuseppe patrono della Chiesa universale. A 150 anni da quell’evento, stiamo vivendo un anno speciale dedicato a San Giuseppe, e nella Lettera apostolica Patris corde ho raccolto alcune riflessioni sulla sua figura”. Con queste parole il Papa ha iniziato, in Aula Paolo VI, un ciclo di catechesi sulla figura di San Giuseppe. “Mai come oggi, in questo tempo segnato da una crisi globale con diverse componenti, egli può esserci di sostegno, di conforto e di guida”, ha spiegato Francesco: “Per questo ho deciso di dedicargli un ciclo di catechesi, che spero possano aiutarci ulteriormente a lasciarci illuminare dal suo esempio e dalla sua testimonianza. E per alcune settimane parleremo con San Giuseppe”. “Nella Bibbia esistono più di dieci personaggi che portano il nome Giuseppe”, ha ricordato il Papa: “Il più importante tra questi è il figlio di Giacobbe e di Rachele, che, attraverso varie peripezie, da schiavo diventa la seconda persona più importante in Egitto dopo il faraone. Il nome Giuseppe in ebraico significa ‘Dio accresca, Dio faccia crescere’. È un augurio, una benedizione fondata sulla fiducia nella provvidenza di Dio e riferita specialmente alla fecondità e alla crescita dei figli”. “Proprio questo nome ci rivela un aspetto essenziale della personalità di Giuseppe di Nazaret”, ha commentato Francesco: “Egli è un uomo pieno di fede in Dio, nella sua Provvidenza. Crede nella Provvidenza di Dio, ha fede nella  Provvidenza di Dio. Ogni sua azione narrata dal Vangelo è dettata dalla certezza che Dio ‘fa crescere’, ‘aumenta’, ‘aggiunge’, cioè che Dio provvede a mandare avanti il suo disegno di salvezza. E, in questo, Giuseppe di Nazaret assomiglia molto a Giuseppe d’Egitto”.

“Sempre Gesù va verso le periferie, e questo ci da tanta fiducia, perché conosce le periferie del nostro cuore, della città anonima, della nostra società, della nostra famiglia, quella parte un po’ oscura che noi non facciamo vedere per vergogna”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, nella prima catechesi, pronunciata in Aula Paolo VI, dedicata alla figura di San Giuseppe, nell’anno speciale a lui dedicato. “Sotto questo aspetto, la società di allora non è molto diversa dalla nostra”, ha commentato Francesco: “Anche oggi esistono un centro e una periferia. E la Chiesa sa che è chiamata ad annunciare la buona novella a partire dalle periferie”. “Gesù va a cercare i peccatori, entra nelle loro case, parla con loro, li chiama a conversione”, ha detto il Papa ancora a braccio: “Gesù è rimproverato per questo dai dottori della legge: ‘Guarda, questo maestro mangia con i peccatori, si sporca… Ma va a cercare anche quelli che il male non lo hanno fatto ma lo hanno subito: i malati, gli affamati, i poveri, gli ultimi. Va a cercare i peccatori che hanno fatto del male e coloro che non hanno fatto del male e lo hanno subito”.

“Domani in Italia si celebra la prima Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, promossa dalla Conferenza episcopale”. Lo ha ricordato il Papa nell’udienza di oggi, prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana. Francesco ha definito la Giornata “un’occasione di riflessione, di sensibilizzazione e di preghiera per sostenere cammini di recupero umano e spirituale delle vittime”. “È dovere imprescindibile di quanti hanno responsabilità educative in famiglia, in parrocchia, nella scuola e negli ambienti sportivi – ha proseguito il Papa – proteggere e rispettare gli adolescenti e i ragazzi loro affidati, perché proprio in quei posti la maggioranza di queste situazioni succede”.