I responsabili religiosi dei paesi europei che sono membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu, sono partiti ieri alla volta di Washington, per “convincere gli Stati Uniti di non far scoppiare la guerra in Iraq”. Partecipano alla missione il presidente della Federazione protestante di Francia, il pastore Jean-Arnold de Clermont, il presidente del Consiglio delle Chiese protestanti tedesche, il pastore Manfred Koch, il reverendo Alan McDonald della Chiesa di Scozia e Salphy Eskidjan del Consiglio ecumenico delle Chiese. Accompagnano la missione anche i membri della delegazione americana, di ritorno da un viaggio in Europa dove hanno svolto un intenso lavoro diplomatico presso i governi per chiedere che sia fatto ogni sforzo per evitare un conflitto in Iraq. In Europa i responsabili delle Chiese hanno incontrato il primo ministro inglese Tony Blair e il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder. E’ previsto a breve un incontro anche con il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin mentre, per il momento, il presidente degli Stati Uniti George Bush ha rifiutato l’incontro.Non è la prima volta che una delegazione ecumenica europea si reca negli Stati Uniti: l’ultima volta fu subito dopo gli attentati dell’11 settembre. In quell’occasione ha ricordato ieri a Washington il pastore francese Clermont “gli americani dimostrarono la loro solidarietà e vicinanza nei confronti delle altre popolazioni che vivevano nella sofferenze”. “Comprendete allora ha aggiunto il pastore quanto siamo rimasti choccati e preoccupati nel vedere interpretata la posizione francese come ostile agli Stati uniti. E’, tutto al contrario, l’affermazione della volontà di trovare attraverso la negoziazione una soluzione alla crisi irachena e il disarmo di un regime totalitario che ciascuno condanna. Le nostre Chiese non possono non sostenere questa prospettiva”. “La nostra convinzione è che una nuova guerra è la peggiore delle soluzioni”, ha detto Clermont concludendo con un’esortazione al popolo americano perché riesca ad “esorcizzare le paure” e si schieri dalla parte di “tutto ciò che permette la costruzione di un mondo di diritto e di pace”. Sir