Vita Chiesa

Daniela Benedetti, giovane mamma: la diocesi raccoglie notizie per la causa di beatificazione

Una iniziativa di preghiera del cammino diocesano per il riconoscimento delle virtù eroiche della Serva di Dio Daniela si svolge giovedì 7 ottobre alle 21,15 presso la chiesa del Castellare, presieduta dal vescovo.

ANIELA BENEDETTI nasce a Borgo a Buggiano in provincia di Pistoia il 27 ottobre 1966.A diciotto anni entra a far parte del Gruppo Pastorale Giovanile della Diocesi di Pescia dove approfondisce sempre di più la fede cristiana ricevuta fin da bambina e si dedica al servizio dei fratelli invalidi e ad altre opere di carità. Dopo l’esame di maturità sceglie di dedicarsi a tempo pieno al volontariato presso la rilegatoria “Solidarietà e Servizio” di Massa e Cozzile e ne diviene il punto di riferimento per circa tre anni.

Nel frattempo si sposa e dopo qualche tempo ha la gioia di diventare mamma. Nel nuovo stato di vita Daniela entra col marito Patrizio a far parte del gruppo diocesano di sposi “Cana” dove partecipa ai ritiri spirituali, alla meditazione del Vangelo, parla ai corsi di preparazione al sacramento del matrimonio organizzati in Diocesi, sta vicino a coppie in difficoltà, ospita in casa propria persone che ne hanno bisogno. Queste attività trovano la loro sorgente nel rapporto profondo, costante che incessantemente Daniela cerca con Gesù e Maria in modo più possibile nascosto, spesso mettendosi in ginocchio a pregare nel cuore della notte. È sempre molto attenta a non lasciarsi sfuggire ogni occasione per offrire i propri disagi e piccole sofferenze per amore di Dio e il bene delle anime. Prossima a partorire, offre segretamente in preghiera un parto difficile affinché il babbo si converta e viene miracolosamente esaudita.

Gli anni passano nella cura premurosa della famiglia quando una notte di settembre Daniela si alza nel mezzo della notte con fortissimi dolori. È il fegato che si sta rompendo a causa di metastasi tumorali. Operata d’urgenza le viene salvata la vita ma il tumore risulta così avanzato che non ci sono speranze di sopravvivenza.  Appena possibile il marito la porta a Lourdes – il suo luogo preferito –  per comunicarle la verità sulla sua malattia: Daniela ascolta tutto con tranquillità e sembra capire d’un tratto molte cose.  Rivela a Patrizio di aver pregato tempo prima il Signore di poter offrire una malattia grave per un’intenzione che le stava molto a cuore e accoglie la notizia come un dono di cui sente tutta la responsabilità.  Da quel momento in poi l’unica sua preoccupazione è quella di non sciuparlo, di riuscire a corrispondere alla volontà di Dio in ogni passo perché questo serva a ciò che deve servire.

Tornata a casa vede le sue condizioni deteriorarsi rapidamente. Nei due mesi di vita che le rimangono, affronta con fortezza i dolori che neppure la morfina riesce a lenire e l’addome dilatato a dismisura dalla malattia. Ha paura ma non lo dà a vedere. Trae forza dal continuo rapporto con Dio, dall’ Eucaristia giornaliera, dalla Confessione con il suo padre spirituale, dalla recita quotidiana del Rosario insieme alle molte persone che vengono nella sua camera ogni giorno, attirate dalla serenità e dalla fede che vi si respira. Daniela continua a non pensare a sé, nonostante tutto, e mette sempre gli altri al centro della sua grande capacità di attenzione con amabilità e dolcezza. La sua camera è diventata una piccola chiesa e sembra donare a ciascuno qualcosa.

Poi Daniela compie gli ultimi passi di quell’offerta di sé iniziata a Lourdes e portata avanti ogni istante con amore. Affida serena i figli alla Madonna, al marito dice che pregherà costantemente per la famiglia non appena le sarà concesso di farlo in Cielo. Sceglie con Patrizio la prima lettura e il salmo per la celebrazione delle esequie (CC e Sal15 Proteggimi o Dio) e non lascia altre disposizioni per il suo funerale e la tomba. Esprime solo il desiderio, una volta defunta, di essere vestita con l’abito nuziale per poter andare incontro allo Sposo tanto amato.