Vita Chiesa
Grosseto, il vescovo Rodolfo si è congedato dalla diocesi: “Grazie e perdono”
“Grazie a tutti: per la stima, per la preghiera, per i suggerimenti, per la pazienza, ma in modo particolare per il buon esempio, che tante volte è stato di stimolo e ancor più di incoraggiamento quando c’era da affrontare qualcosa per la quale ho visto in voi – sacerdoti o laici – più entusiasmo e più prontezza di fede di quanta ne avevo io. In questo senso il cammino sinodale che a breve si aprirà, prima che tante iniziative o tanti programmi, credo che chieda proprio questo stile e questo modo di fare, questa misura di umanità, questa misura familiare, questo metodo di relazioni vere come quelle che Gesù aveva con i suoi e che dobbiamo imparare ad avere fra di noi”. E’ stato uno dei passaggi dell’omelia pronunciata questo pomeriggio nella cattedrale di Grosseto dal vescovo emerito Rodolfo Cetoloni, che ha presieduto la Messa con cui si è ufficialmente congedato dalla Diocesi che il 9 agosto scorso ha consegnato nelle mani del vescovo Giovanni.
Ragioni organizzative non avevano consentito di poter vivere prima questo momento, che ha richiamato in cattedrale molta gente, oltre a quella che ha potuto seguire la concelebrazione in diretta sulla pagina facebook della diocesi. A concelebrare col vescovo emerito, il vescovo Giovanni, che si è fatto voce di tutti per esprimere la gratitudine della Chiesa di Grosseto a padre Rodolfo per i suoi otto anni di episcopato. “Tu – ha detto il Vescovo – ora sei uno di quei padri e madri che ci hanno preceduti nella fede, che ce l’hanno testimoniata e consegnata e noi ti guardiamo con venerazione per questo”. E ha aggiunto: “Il diaconato, il presbisterato, l’episcopato non finiscono quando, per limiti canonici o altri motivi, si cessa dal servizio attivo. Lo spirito di Dio rimane e questo noi lo riconosciamo e ne siamo felici perché dà del presbiterato, del diaconato e dell’episcopato l’idea non di una funzione a tempo, quasi un ufficio che va e viene, ma una profonda chiamata, che incide nell’anima e nel corpo di chi è scelto per svolgere questo ministero non per sé, ma a vantaggio di tutta la Chiesa”.
Da parte sua il vescovo emerito ha voluto chiedere perdono: “Il mio proposito iniziale era di servire ed essere utile, così come sono, a questa Chiesa – ha detto – Il desiderio in me è stato costante, mi sento di dirlo; non sempre forse abbiamo potuto sperimentarlo o ho favorito che si sperimentasse il senso pieno di essere Chiesa, un’unica famiglia. Non sempre lo sguardo del Vescovo è stato quello che ci indicava papa Benedetto: non tanto colui che sorveglia dall’alto, ma che guarda col cuore. Da fratello chiedo scusa e perdono a chi non si è sentito guardato col cuore come avrebbe avuto diritto e come si sarebbe atteso”. Poi il grazie particolare “a chi ho chiamato a collaborare in modo più stretto con la mia persona: sacerdoti, religiosi, laici – volontari e dipendenti di Curia – ed anche a chi ho chiesto di fare dei sacrifici. Spesso li ho chiesti a chi già ne faceva tanti, ma per il bene di questa Chiesa”.
Infine un augurio e una richiesta. L’augurio è stato quello “di riconoscere nel momento attuale una grande opportunità, una chiamata a un nuovo e rinnovato impegno, semplice ma intenso, di attenzione, di dedizione, di collaborazione mettendosi in ascolto della Parola e della situazione che viviamo e scegliendo insieme le strade che il Signore vorrà indicarvi”. La richiesta, invece, è stata di pregare per lui: “Io per adesso sono in seminario, ricomincio da zero. Presto farò un viaggio a Gerusalemme, dopo vedrò, pensando a qui, alla Terra Santa, ai frati ai quali devo tutto della mia vita, per capire nella piena libertà ciò che è bene nella mia vita. Per questo vi chiedo di pregare perché lo capisca e mi decida a farlo ancora meglio”.
Tra i presenti in cattedrale anche il fratello di padre Rodolfo, assieme alla moglie, alle figlie, generi e nipoti.
Come gesto comunitario sono state raccolte e consegnate al Vescovo emerito offerte in denaro che egli porterà personalmente alle suore Missionarie d’Egitto, che operano presso l’ospedale di Haifa, uno dei più importanti in Israele. Le suore hanno bisogno di aiuto per poter acquistare un macchinario nuovo per la cobaltoterapia.