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CRISI USA-IRAQ, FITTA SERIE DI INCONTRI IN VATICANO PER SCONGIURARE LA GUERRA
Giornata di rilievo per la tenace tessitura diplomatica contro la guerra, giovedì 27 febbraio in Vaticano: il Papa riceverà nella mattinata, in separate udienze private, il primo ministro di Spagna, José Marìa Aznar, e il presidente iraniano, Mohammad Khatami, soffermandosi in particolare sulla situazione in Medio Oriente. Nel pomeriggio della stessa giornata sono attesi in Vaticano, su invito del “Ministero degli esteri” pontificio, monsignor Jean-Louis Tauran, gli ambasciatori degli oltre cento Paesi di tutto il mondo accreditati presso la Santa Sede, per fare il punto sulle iniziative di pace dispiegate ad amplissimo raggio, nelle ultime settimane, al fine di evitare la guerra minacciata all’Iraq da Stati Uniti, Gran Bretagna ed alleati.
L’incontro del Papa col primo ministro spagnolo, il cattolico Josè Marìa Aznar, assume speciale rilievo in questi giorni, poiché il suo governo, assieme a quelli di Stati Uniti e Gran Bretagna, ha presentato di recente al Consiglio di sicurezza dell’Onu una bozza di Risoluzione che punta a dichiarare l’Iraq “inadempiente” rispetto alla nota Risoluzione 1441. Questa imponeva a Baghdad entro brevi termini provvedimenti concreti di disarmo, relativi a ripetute richieste delle Nazioni Unite, finora non rispettate, e ad autorizzare, in caso contrario, un intervento armato contro il regime di Saddam Hussein. Il termine era stato dato entro il primo marzo. Quindi l’eventuale approvazione di una tale Risoluzione sarebbe il “via” alla guerra, da tempo minacciata. Ma un gruppo influente di Stati che siedono nello stesso Consiglio di Sicurezza dell’Onu, tra i quali Francia, Germania, Russia e Cina, non ritiene necessario votare tale mozione “ultimativa”, mentre sarebbe propenso a dare più tempo agli Ispettori delle Nazioni Unite, presenti in Iraq, per accertare le gravi violazioni delle norme sugli armamenti di cui è accusata Baghdad, prima di fissare sanzioni che avrebbero un terribile impatto internazionale. È del resto noto che, negli ultimi giorni, per restare solo agli incontri diretti del Papa, da parte vaticana si sono volute ascoltare tutte le parti coinvolte nelle delicata crisi internazionale. Giovanni Paolo II ha ricevuto, poco più d’una settimana fa il ministro degli esteri tedesco, Ioshua Fischer, essendo il suo Paese presidente di turno del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Successivamente ha ricevuto in Vaticano il vice-premier e ministro degli esteri dell’Iraq, Tarek-Aziz (che tra l’altro è cattolico, di rito caldeo), per chiedere nettamente al suo governo di uniformarsi alle regole della massima autorità internazionale, se veramente vuole evitare un conflitto. Qualche giorno dopo, lo stesso Papa Wojtyla ha ricevuto in ampio e cordiale colloquio il Segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, per confermargli direttamente la strategia di pace secondo gli orientamenti della Santa Sede. Infine, solo pochi giorni orsono, lo stesso Pontefice ha ascoltato il primo ministro britannico Tony Blair, finora dimostratosi il più tenace alleato di George W. Bush nella linea “dura” contro l’Iraq e nella concreta minaccia bellica.
Contemporaneamente, nella settimana scorsa, il Papa aveva inviato in Iraq il suo uomo di fiducia per i casi più disperati, il cardinale Roger Etchegaray, il quale aveva incontrato personalmente anche il capo del governo di Baghdad, Saddam Hussein. Attualmente lo stesso cardinale è in missione in America Centrale, con una recentissima visita ad Haiti e, secondo qualche osservatore, potrebbe anche far visita al presidente americano Bush, anche se dal Vaticano per ora si esclude tale ipotesi. Sarà interessante, in ogni caso, l’incontro che avrà in Vaticano giovedì 27 febbraio pomeriggio, con gli inviati di tutti i Paesi accreditati in Vaticano, il «ministro degli esteri» del Papa, monsignor Tauran, il quale trarrà anche le conclusioni degli incontri della mattinata di Aznar e Khatami con il Pontefice, incontri ai quali senza dubbio parteciperà, almeno nella parte finale, assieme al segretario di Stato di Giovanni Paolo II, cardinale Angelo Sodano.