Settimana teologica Meic: Ferrari (monaco), “per la Bibbia siamo tutti ospiti davanti a Dio”. Giacomini (filosofa), “trovare equilibrio tra accoglienza e ‘prudenza’”
Ferrari ha sottolineato come l’ospitalità sia “una chiave di lettura che ci permette di entrare nella Scrittura, permettendoci di cogliere uno specifico della tradizione ebraico-cristiana”. Il monaco ha ripercorso le vicende dell’Antico testamento, da Genesi al Levitico, ricordando appunto come Dio stesso definisca Israele, “il suo popolo, come un popolo di stranieri e di ospiti, perché la terra appartiene a Lui”. Questo assunto diventa il fondamento dell’ospitalità dei credenti in una doppia dimensione: “un’ospitalità verticale, che l’uomo sperimenta nei riguardi di Dio e nella relazione con Lui, e un’ospitalità orizzontale, che gli uomini e le donne vivono nei confronti dei loro simili che si recano nel loro terra non per rivendicare diritti ma per accogliere un dono gratuito”.Un’accoglienza, questa, che è “una contraddizione in termini” che però la nostra stessa storia ci impone di risolvere: così l’ha definita Bruna Giacomini, docente di Storia della filosofia all’Università di Padova. “Da una parte – ha spiegato – ci sono le istanze etiche, teologiche e anche politiche che ci spingono ad accogliere con la massima apertura”; dall’altra “c’è l’esigenza di responsabilità nei confronti delle comunità che accolgono e nei confronti di chi non è possibile accogliere”. Ma, ha evidenziato, davanti a questa contraddizione ce n’è un’altra: quella per la quale “alla base della cultura classica e alle radici ebraico-cristiane della nostra cultura sta proprio il principio dell’accoglienza”, un paradosso per il quale oggi quando rivendichiamo la nostra identità, “rivendichiamo un’identità aperta, plasmata dall’accoglienza delle altre culture”. Ecco perché è necessario “superare queste contraddizioni trovando un equilibrio”.