Vita Chiesa

Quaresima: card. Cantalamessa,”conversione è rivoluzione copernicana”. Passare “dalla tiepidezza al fervore”

“Diventare bambini – ha spiegato il porporato – significa per gli apostoli tornare a come erano al momento della chiamata: senza pretese, senza titoli, senza confronti tra di loro. Tornare a come erano quando erano compagni di avventura, non concorrenti per il primo posto. Anche per noi significa tornare al momento in cui scoprimmo di essere chiamati, al momento del primo vero incontro personale con Gesù. Quando dicevano ‘Dio solo basta’, e ci credevamo”. Cantalamessa, in particolare, ha citato le sette lettere alle chiese dell’Apocalisse, soprattutto la lettera rivolta alla Chiesa di Laodicea: “Tu non sei né freddo, né caldo”. L’appello è quello alla “conversione dalla mediocrità e dalla tiepidezza al fervore dello Spirito Santo”, che i Padri della Chiesa identificano con un ossimoro, cioè un paradosso:  “sobria ebbrezza”, parlando di “apologia e contrasto tra ebbrezza materiale e ebbrezza spirituale”.  “Una ascesi intrapresa senza la spinta forte iniziale dello Spirito costerebbe molta fatica e non produrrebbe altro che vanto della carne”, il monito del cardinale: “l’ebbrezza materiale fa barcollare, l’ebbrezza spirituale rende stabili”. Di qui la necessità di essere “ebbri, ma di quella sobria ebbrezza che mette a morte il peccato e dà vita al cuore”.

Il “battesimo dello spirito” per diventare “cristiani non soltanto di nome”

“Una vita cristiana piena di sforzi ascetici, di mortificazioni massicce ma senza il tocco vivificante dello Spirito somiglierebbe a una Messa nella quale si leggessero tante letture, si compiessero tutti i riti, ma nella quale non avvenisse la consacrazione delle specie. Tutto rimarrebbe come era prima: pane e vino. Così anche per il cristiano”. “Quali sono i luoghi in cui lo Spirito agisce?”, si è chiesto Cantalamessa, citando Sant’Ambrogio che, oltre ai canali tradizionali della grazia, parlava di “un’altra ebbrezza, tramite la penetrante pioggia dello Spirito Santo”. È l’esperienza vissuta dagli apostoli a Pentecoste, e la “nuova Pentecoste” auspicata da Giovanni XXIII per la Chiesa al momento dell’indizione del Concilio Vaticano II. “C’è anche per noi la possibilità di ricevere lo Spirito tramite la sovrana iniziativa di Dio, naturalmente tramite la nostra libertà”, ha assicurato Cantalamessa, raccomandando l’esperienza del “battesimo dello Spirito”, che “viene direttamente da Gesù” e “non è nulla di esoterico, ma è fatto di gesti di grande semplicità: è un rinnovamento, un’attualizzazione non solo del Battesimo e della Cresima,  ma di tutta la vita cristiana”.“Il frutto più frequente e più bello è la scoperta di cosa significa avere un rapporto personale con Gesù Risorto”, ha spiegato il cardinale, precisando che “nella comprensione cattolica, il battesimo dello Spirito non è un punto di arrivo, è il punto di partenza verso una maturità cristiana, verso un impegno”. “È giusto che tuti passino attraverso questa esperienze?”, si è chiesto Cantalamessa. “Se per battesimo dello Spirito intendiamo un certo rito in un certo contesto dobbiamo rispondere di no”, la risposta, unita però all’invito a “dire col tutto il cuore: ‘Vieni, Santo Spirito’, ma lasciando che venga nel modo in cui lui vuole, non come noi vorremmo”. “Si tratta di un mezzo semplice e potente per rinnovare decine di milioni di cristiani”, ha garantito il cardinale: “Cristiani soltanto di nome, e che grazie all’esperienza del battesimo dello Spirito sono diventati cristiani di fatto: assidui nella preghiera, attivi nell’evangelizzazione, pronti ad assumere impegni nella comunità pastorale. Una vera conversione, dalla tiepidezza al fervore”.