«In famiglia siamo nove – dicono Niccolò e Lucia Del Vita, che abitano a Scandicci – abbiamo sette figli: Ruben, Gabriele, Bianca, Giuditta, Susanna, Isacco e Sara. Durante il lockdown ci sono mancate le celebrazioni in Chiesa e il confronto diretto con le altre famiglie, ma siamo rimasti molto contenti di come è stato bello vivere la preghiera in famiglia, secondo le indicazioni impartite dal vescovo. Il Signore ci ha donato di vivere intensamente la chiesa domestica e i bambini sono rimasti davvero contenti, nonostante i momenti di difficoltà che ovviamente sono stati generati dalla totale assenza della scuola e dall’impossibilità di uscire, anche solo per andare un po’ ai giardini».Anche a Carlo e Costanza Salvioni, di Montepulciano, la pandemia ha dato la possibilità di approfondire il dialogo con i loro tre figli, Carlotta, Caterina e Cesare: «Tra smartworking e didattica a distanza, – dicono – nell’ultimo anno la pandemia ci ha permesso di fare un’esperienza di convivenza familiare più forte».«Per la nostra famiglia, – sostengono anche Filippo e Francesca De Carlo, che vivono a Prato – la Quaresima è un periodo di confronto, a partire dalla Parola del Vangelo, passando attraverso le animate chiacchierate serali, con i nostri figli adolescenti, attorno alla tavola. Magari la riflessione sull’assenza della carne il venerdì dà il la a discussioni sull’essenza delle rinunce fatte per il Signore, perché siano un atto di amore e non diventino un obbligo o una sfida contro se stessi».Se da un lato la pandemia ha permesso alle famiglie di riscoprire la bellezza e le fecondità della chiesa domestica, dall’altro ha fatto anche sentire la mancanza di momenti intensi a livello parrocchiale. «Oltre alla Messa domenicale – continuano Carlo e Costanza – partecipavamo a incontri di riflessione sul tempo di Quaresima organizzati dal nostro parroco e alla Via crucis del venerdì. Adesso gli incontri di formazione della nostra parrocchia si sono spostati sui social, attraverso la pagina Facebook della diocesi o della parrocchia o di altre associazioni. È un buon modo per rimanere in contatto ma deve essere considerata una situazione temporanea legata all’emergenza, perché la presenza fisica nella casa del Signore è un elemento fondamentale della nostra vita di fede. Per quanto riguarda il digiuno, non ci sono molti cambiamenti rispetto al passato. Per l’elemosina, dovremo fare ancora più affidamento alle nostre parrocchie e alle associazioni come la Caritas, avendo meno possibilità di incontrare le persone dal vivo. Nella nostra diocesi la Caritas da molti mesi sta facendo un ottimo lavoro con centinaia di famiglie e l’abbiamo sostenuta volentieri».Per Francesca, Filippo e i loro quattro figli (Giovanni, Anna, Chiara e Pietro, di appena un anno e mezzo) la Quaresima ha sempre visto una particolare partecipazione a riti e liturgie. «La Quaresima dello scorso anno è purtroppo stata segnata dalla chiusura ai fedeli delle Messe, compresa la Pasqua. – continuano Francesca e Filippo – Questo ci ha comunque portato a vivere momenti di liturgia familiare in cui riscoprire e vivere la presenza di Gesù nella nostra casa: la liturgia della Parola, la lavanda dei piedi tra noi familiari, gesto non facile ma tanto intenso, la via crucis, la benedizione delle uova. Quest’anno ci auguriamo con tutto il cuore di poter tornare a condividere questi momenti in parrocchia, anche se mai il nostro parroco ha fatto mancare l’attenzione alla bellezza di essere una comunità di fratelli. Nella preparazione alla Pasqua avremo tanti momenti in cui, se possibile, ci ritroveremo in chiesa: oltre alle celebrazioni più importanti, ci sarà occasione di vivere momenti di comunione e condivisione della fede. La benedizione della famiglie, ad esempio, avverrà in Chiesa a gruppi ristretti, determinati in base alla via in cui si abita. Starà alle famiglie invitare i propri vicini e così la nostra vocazione sponsale potrà manifestarsi nelle sue forme caratteristiche: invitare, accogliere, farsi vicini. Chi meglio degli sposi può realizzarlo?».Anche Niccolò e Lucia abitualmente partecipano alle celebrazioni che caratterizzano la Quaresima e cercano di farlo con tutti i figli, parlando loro del significato di questi momenti e della Pasqua, in particolare in occasione delle Lodi domenicali. « Ogni domenica dell’anno, la mattina ci riuniamo tutti insieme a tavola, apparecchiamo con una tovaglia bianca, il cero, la croce e i fiori, proclamiamo un salmo e cantiamo l’Alleluia. – spiega Lucia – Niccolò suona la chitarra, i bambini suonano degli strumenti o battono le mani. Dopo i salmi leggiamo una lettura dalla Bibbia e ne parliamo insieme. È l’occasione per fermarsi e parlare dei doni che il Signore ci sta facendo ma anche per condividere problemi e gioie della vita di tutti i giorni. Ci stupisce molto quanto i figli siano sinceri e quanto siano certi che il Signore gli sia accanto tutti i giorni, mentre sono a scuola, nello sport con gli amici. Sinceramente spesso sono loro che testimoniano a noi genitori che Cristo ci è vicino! I segni concreti per catechizzare i bambini sono importanti più delle parole, da grandi ricorderanno le tradizioni familiari. Per esaltare l’importanza della Quaresima, e quindi della Pasqua, la prima cosa da fare è festeggiare bene il Carnevale, ultimo giorno prima dei quaranta giorni di riflessione e attesa che precedono la Pasqua. I giorni di Carnevale li facciamo travestire come vogliono e il martedì grasso non è assolutamente vietato abbuffarsi di cose buone, dolci, cenci e frittelle! Poi sia il mercoledì delle ceneri, che ogni venerdì di Quaresima, non mangiamo carne e la cena è un pasto più sobrio del solito. Durante la messa (che viviamo nel cammino neocatecumenale) e alle lodi domenicali non suoniamo gli strumenti e non battiamo le mani. Di solito i più grandi decidono in cuor loro un piccolo fioretto da portare avanti durante la Quaresima. Nei giorni del triduo pasquale l’attesa della Pasqua sale ed è tangibile. I bambini iniziano a chiedere come si vestiranno per la veglia e a prepararsi per i canti della notte di Pasqua. È per loro una notte “magica” dove parteciperanno cantando al microfono alcuni canti durante la Messa. Saranno in prima fila ad assistere ai battesimi dei neonati». Niccolò e Lucia si sono sposati da giovanissimi. « La pandemia – concludono – ha ricordato a tutti gli uomini, nessuno escluso, che la vita di tutti noi è nelle mani di Dio. Ce lo dice la Pasqua, quando Cristo è morto e risorto per liberarci dalla morte del peccato! La Quaresima e la Pasqua non perderanno mai questo significato di liberazione, che nella nostra famiglia continua a essere molto concreto e di enorme aiuto».«Il Papa, nel suo recente messaggio per la Quaresima, – ricordano Filippo e Francesca – ci invita a “far prendere dimora” a Gesù presso di noi. Egli abita la nostra relazione nuziale, è nella nostra Chiesa domestica: ci impegneremo ancor più a metterci dalla Sua parte per provare a sentire ciò che sente Lui, ad amare come ama Lui: senza limiti. In questo periodo storico meditare la Passione di Gesù per la nostra salvezza ci aiuta a ridimensionare le nostre paure della pandemia. La consapevolezza che Cristo affronta la sofferenza per salvarci e così vince la morte per tutti noi, ci fa vedere le cose con una certa serenità nel cuore che vorremmo fosse percepita anche dai nostri ragazzi: “siamo nati e non moriremo mai più” diceva Chiara Corbella Petrillo».