Vita Chiesa

Mons. Silvani (vescovo di Volterra): Natale, “celebrazione dell’inizio di una nuova storia”

Ecco il testo integrale

Le restrizioni che ci sono imposte dalla presente situazione rendono la celebrazione del Natale meno chiassosa, meno espansiva, più meditativa e più raccolta. Altre volte siamo stati infastiditi da manifestazioni esteriori che nulla avevano di cristiano e abbiamo desiderato una purificazione dall’esteriorità; adesso però vediamo che una certa moderata coreografia è richiesta dalla solennità dell’avvenimento, anche se le celebrazioni esteriori sono valide nella misura in cui rimandano alle realtà spirituali. Dobbiamo sempre essere capaci di risalire dal segno visibile alla realtà invisibile, perché anche i brani di vangelo riguardanti il Natale ci tramandano quello che serve a contemplare la gloria di Gesù, il nuovo Israele, l’annunzio ai poveri, l’universalità della salvezza. La nascita di Gesù è un avvenimento di fede, non un fatto burocratico; non c’era lì presente l’incaricato comunale che ha annotato nel registro: all’ora tale del tal giorno, mese e anno, nel tal luogo è nato un bambino di sesso maschile…

Nella celebrazione di questo Natale abbiamo la possibilità (almeno speriamo) di partecipare alla celebrazione della Messa, cosa che a Pasqua ci è stata impedita. Un cristiano, anche mediocre, non può vivere senza Messa, perché nella celebrazione dell’Eucaristia ci vengono riproposti tutti gli avvenimenti della vita di Gesù che hanno un valore di salvezza. Alla celebrazione si assiste (o come si dice adesso: si partecipa) di persona: se la didattica a distanza non incontra il favore né degli alunni, né degli insegnanti, perché dovrebbe andar bene per la celebrazione della Messa? Solo eccezionalmente il surrogato sostituisce il prodotto vero, e non è mai quello.

La celebrazione del Natale, a differenza della Pasqua, è accompagnata da usanze che caratterizzano una famiglia cristiana, e cioè l’addobbo di un albero e l’allestimento del presepio, che non dovrebbe mai mancare. L’albero sempre verde e pieno di luci è il simbolo della vita perenne, della vita che si rinnova ogni anno, e diffonde attorno la luce necessaria per muovere i passi. L’immagine di Gesù bambino deposto nel presepio è il segno dell’incontro di Dio con l’umanità, è l’inizio di una vita che è nello stesso tempo divina e umana, dell’abbassamento di Dio e della elevazione dell’uomo. La vita che inizia nel presepio è l’inizio della nuova storia, l’inizio della nuova serie degli anni. Non è un compleanno: di nessuna persona quando si celebra il compleanno si fa la rappresentazione di quando era bambino, ma ci si congratula per il traguardo raggiunto, si spengono le candeline, si fanno gli auguri per l’avvenire. Gesù non ha bisogno di queste tre cose, perché la celebrazione del Natale non è un compleanno, è la celebrazione dell’inizio di una nuova storia.

Questa storia la viviamo giorno per giorno, come il Signore ce la manda. Noi cerchiamo di capire, di interpretare, con la convinzione di essere nelle mani di Dio e sotto il manto della Vergine Santissima. Con questa fiducia affrontiamo il cammino e ci scambiamo gli auguri di ogni bene, di serenità, di fiducia.

Buon Natale!

+ Alberto Silvani, vescovo