Vita Chiesa
Morto a Guastalla, per covid-19, don Antonio Maffucci, per vent’anni aveva operato nella diocesi di Grosseto
Carlo Borromeo.
Il decesso è avvenuto per infezione da covid-19.
Don Antonio era stato ricoverato all’ospedale di Reggio Emilia il 2 novembre scorso, per una infezione – in stadio piuttosto avanzato – da coronavirus. Subito intubato, aveva avuto un lieve miglioramento che faceva sperare in una possibilità di ripresa. Trasferito all’ospedale di Guastalla, la situazione è di nuovo precipitata e il sacerdote è deceduto questa mattina poco dopo le 5. Durante la degenza è stato assistito da un confratello, che ha potuto amministrargli il sacramento del perdono e l’unzione degli infermi nei primi giorni dal ricovero ospedaliero.
Le esequie, presiedute da mons. Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia-Guastalla e fondatore della Fraternità dei missionari di San Carlo Borromeo, dovrebbero tenersi mercoledi 2 dicembre a Reggio Emilia.
71 anni, don Antonio era nato a Milano, aveva frequentato il Seminario a Bergamo ed era sacerdote da 41 anni. Aveva fatto parte del nucleo originario di preti che con don Camisasca dettero vita all’esperienza della Fraternità di San Carlo Borromeo, società di vita apostolica per formare dei giovani alla missione e per rispondere al mandato che, nel settembre 1984, Giovanni Paolo II aveva consegnato a Comunione e liberazione, in occasione dell’udienza per il trentennale della nascita del movimento: “Andate in tutto il mondo – aveva detto il Papa – a portare la verità, la bellezza e la pace che si incontrano in Cristo redentore”.
Il nome di don Maffucci è legato alla storia recente della diocesi di Grosseto, dove arrivò nei primissimi anni ’90 insieme ai primi sacerdoti della Fraternità (don Anastasio, don Onofrio) chiamati dall’allora vescovo Scola. Il suo inserimento, fin da subito, è stato nella scuola. Per oltre vent’anni è stato insegnante di religione al liceo classico “Carducci-Ricasoli” e al liceo scientifico “Marconi” tirando su la prima generazione di Gs (Gioventù studentesca), ramo studentesco del movimento di Comunione e Liberazione, coinvolgendo i ragazzi in numerose iniziative. Da quella prima esperienza sono maturate anche alcune vocazioni sacerdotali di giovani grossetani che oggi, preti della Fraternità dei missionari di San Carlo, operano in varie parti del mondo.
In Diocesi ha prestato la sua opera anche in alcune parrocchie (Pian d’Alma-Punta Ala, San Giuseppe e Rispescia) e fra il 2009 e il 2012 è stato esorcista diocesano.
Maturata l’età della pensione, ha chiesto di lasciare Grosseto e di raggiungere Reggio Emilia, nella diocesi retta da don Camisasca. Lì ha vissuto gli ultimi anni della sua vita.
Chi ne tratteggia un ricordo a tuttotondo è don Gianni Malberti, parroco di Castiglione della Pescaia e suo confratello tra i missionari di San Carlo. “Ho conosciuto don Antonio – dice – negli anni del Seminario a Bergamo e la nostra vita si è intrecciata per sempre. Insieme abbiamo fatto parte del nucleo di sacerdoti che fin da principio hanno aderito alla Fraternità di San Carlo e poi ci siamo ritrovati in Maremma, dove Antonio ha fatto da apripista. Era un uomo molto generoso – prosegue don Gianni – ed entusiasta del suo essere prete. Due le sue caratteristiche peculiari: l’attenzione che sapeva prestare alla singola persona, interessandosi della sua vita e il suo spirito “zingaresco”. Era difficile – spiega sorridendo – tenerlo fermo in un posto, per la frenesia del fare che ne faceva una sorta di “girovago della fede”, ma sempre molto disponibile ai bisogni di questa Chiesa diocesana”.
“Ricordiamo fin d’ora don Antonio al Signore per il suo zelo e per tutto il bene che ha compiuto anche nella nostra Diocesi di persona, nella scuola, con i giovani, con i sofferenti, con Cl. Il Signore gli dia Pace”, dice il vescovo Rodolfo, che questa mattina ha portato telefonicamente le condoglianze della Chiesa di Grosseto al superiore generale della Fraternità di san Carlo, don Paolo Sottopietra.