Vita Chiesa
Arezzo, le celebrazioni in onore del patrono San Donato. L’arcivescovo Fontana: “Tornare a sperare”
“Arezzo e San Donato, suo Vescovo, si raccontano fin dall’antichità per due ragioni tutt’ora attuali. Il calice rotto e riparato con le preghiere e la carità del Vescovo e quel participio passato latino del verbo donare che non solo è il nome del secondo Vescovo di questa Chiesa, ma è anche un programma di vita significativo anche ai nostri giorni: Donato, cioè uno che si dona, si impegna ogni giorno per gli altri”.
Con queste parole – pronunciate all’inizio dell’omelia della Santa Messa stazionale, celebrata nella Chiesa Cattedrale di Arezzo – il vescovo Riccardo ha sintetizzato il significato profondo dei festeggiamenti in onore del Santo Patrono della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e, rivolgendosi al nuovo diacono ordinato fra’ Rajeev Raju dell’Ordine dei Carmelitani scalzi (originario di Kerala, Stato dell’India meridionale), lo ha ringraziato perché il conferimento dell’Ordine sacro del Diaconato permette a tutti di riflettere sul servizio che la Chiesa deve offrire al mondo.
“E’ molto bello che stasera, nella Chiesa di Donato, passiamo il dono dell’Ordine Sacro a un giovane figlio del Kerala, di quell’ordine carmelitano arricchito nella santità dalla Santa aretina figlia dei Redi. Il Diaconato, terzo grado dell’Ordine Sacro, è il privilegio di mettersi all’ultimo posto, per poter servire gli ultimi. Da quella parte della Chiesa evangelizzata dall’Apostolo Tommaso, riceviamo stasera la testimonianza della fecondità della Grazia nel popolo di Dio.
Il Diaconato si esercita nel servizio: a Gesù che è presente nei suoi poveri, poi per ritus et preces. Il servizio ai poveri prima, perché il Signore stesso ce lo ha detto “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Il vescovo Riccardo non ha mancato il riferimento ai recenti difficili mesi di emergenza sanitaria, con un pensiero e un’attenzione particolare ai bambini e ai giovani: “l’esperienza terribile fatta in questi mesi e che certo non è finita, almeno in alcune parti del mondo, non ci consente di fare parole. A noi cristiani tocca di metterci al servizio, ciascuno con le proprie risorse e i propri doni. Il mio primo pensiero va alla Scuola, non solo all’Istituzione, che pure rispetto e voglio favorire in tutti i modi, ma al favoloso ministero dell’educatore. Dobbiamo riscoprire il fascino di spendere la vita per insegnare agli altri a trovare se stessi. In un mare di parole, c’è una parola, la Parola di Dio, il suo Vangelo, che ci chiede di fare da buoni samaritani, perché sulla via da Gerusalemme a Gerico, ci sono tanti bastonati lungo la strada. Tristemente, ci sono anche i nostri bambini e i nostri giovani che hanno visto sovvertita la struttura educante e trasformata come fu possibile con strumenti telematici. I media ripetono la decisione delle autorità di riaprire la scuola nel rapporto interpersonale e diretto. Mancano anche gli spazi: la nostra Diocesi, sull’esempio di quella di Roma che sta offrendo lo stesso servizio, è disponibile ad accogliere i ragazzi nelle proprie strutture, dove fosse possibile e necessario. È un’occasione provvidenziale per far riscoprire ai giovani la Parrocchia. Ovviamente, occorrerà verificare caso per caso la concreta realizzazione di questa disponibilità di fondo, secondo le leggi italiane vigenti”.
E non si è sottratto ad un deciso richiamo alla responsabilità individuale di ciascuno di noi, per chiedere a tutti, “ciascuno con la propria visione del mondo, con progetti politici spesso non conciliabili, di tornare a sperare. Il messaggio di San Donato è che è possibile agire insieme, senza perdere le identità particolari, ma costruendo insieme. Vorrei riprendere immagini dell’infanzia per aiutare a riprendere l’impegno per la ricostruzione. Non so bene quali siano i giochi preferiti dei bambini di oggi, ma, pur con nomi diversi, credo che ancora le costruzioni affascinino e i puzzle incuriosiscano. Ogni pezzo è diverso dall’altro e se vuoi fare il progetto con le tue mani, ti tocca scegliere la tessera adatta perché ogni elemento stia bene accanto all’altro. Se ne manca uno, c’è il vuoto, si sciupa il disegno”. Ha continuato: “La storia aretina di questi tempi ci chiede di trovare il pezzo giusto, senza scartare nessuno, cercando di avere un progetto che sia apprezzabile per tutti”.
Infine, un invito forte, senza tentennamenti: “Amici, occorre ricostruire, non si può stare a guardare. Forse i pagani di San Donato ci sono anche nel nostro tempo. Sono quelli che possono permettersi il lusso di stare a guardare e ridere dei nostri tentativi, ma chi vale e ha un progetto non esclude nessuno. Si fa carico anche di quell’aretino senza fissa dimora, di quel malato provato dalla malattia, di quella famiglia che ha perso qualcuno dei suoi cari senza neppure poterlo salutare.
Riusciranno gli aretini, guardando i piccoli delle nostre case, a sentirsi almeno per un frammento di tempo fratelli? Il bene comune non è legato alle ideologie: non ne prescinde, ma neppure si fa condizionare”.
Durante la celebrazione eucaristica, il vescovo Riccardo – oltre ad aver ordinato diacono fra’ Rajeev Raju – ha accolto l’ammissione al Presbiterato di Raffaele Vannini, 26 anni, originario di San Giovanni Valdarno.
E’ ormai tradizione invalsa che, in occasione della S. Messa stazionale che conclude i festeggiamenti in onore di S. Donato, siano rese note le nomine dei nuovi Parroci della Diocesi.
Il cancelliere can. Carlo Cosi, prima della benedizione finale che conclude la Santa Messa, su mandato dell’Arcivescovo, ha dato lettura “dei trasferimenti che si sono resi necessari per il bene dei fedeli di questa nostra amata Diocesi.
Il primo pensiero, grato e riconoscente, va ai Sacerdoti di veneranda età, che hanno custodito la fede del nostro popolo e hanno retto Parrocchie, talvolta con sacrificio e sofferto impegno. A loro dobbiamo molto per aver tenuta viva l’identità della Chiesa aretina attraverso generazioni.
Tocca ora affidare in nuove mani le Parrocchie che si sono rese vacanti e i Ministeri particolari di cui la nostra Chiesa ha bisogno.
Nuovo Cappellano dell’Ospedale San Donato sarà don Stefano Scarpelli, che pure rimane Parroco di San Donato in Maccagnolo, nella nostra Città.
Dall’inizio dell’anno, don Alessandro Tracchi è Parroco della Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo in Città.
Con la disponibilità che ci è a tutti nota, il nostro carissimo don Silvano Paggini, Vicario Urbano, pur mantenendo la Parrocchia di San Marco alla Sella, ha assunto anche la cura pastorale delle Parrocchie dei Santi Iacopo e Cristoforo in Agazzi e delle Sante Flora e Lucilla in Torrita d’Olmo.
I Padri Pallottini sono nuovamente venuti in nostro aiuto, assumendo, attraverso il Rev.do Edward Szram, il servizio parrocchiale di Ruscello, dopo la morte del nostro caro Don Antonio Bacci, della Parrocchia di Chiani, dopo le dimissioni del novantenne don Romano Bertocci, e della Parrocchia de Le Poggiola, congiunte tra loro in Unità Pastorale. Egli ha anche assunto l’incarico di Vicario Foraneo, lasciato dal nostro carissimo don Lamberto Labiri, che purtroppo si è dovuto ritirare per motivi di salute.
Al giovane don Alessandro Calderon vengono affidate le Parrocchie dei Santi Quirico e Giuditta in Battifolle e di San Martino in Viciomaggio, aggregate tra loro in Unità Pastorale.
Il nostro stimatissimo don Luigi Menci ha lasciato la guida dell’Arcipretura di Foiano al Rev.do don Simeon Eneh, per molti anni stimato Parroco a Prato e a noi da qualche anno presentato dal nostro Vescovo Franco Agostinelli. Don Fiorenzo Brocchi assume l’incarico di Vicario Foraneo, sinora tenuto da Don Menci.
Ai Padri Conventuali viva riconoscenza per avere rivitalizzato la Basilica di San Francesco. Ultimamente, padre Francesco Bartolucci è il nuovo Parroco della Badia, raccogliendo l’eredità spirituale dell’ultranovantenne don Vezio Soldani.
L’Unità Pastorale di Rassina, Salutio, Pieve a Socana e Castel Focognano è affidata al Rev.do don Henryk Gaber, mentre Chitignano e Corsalone sono affidate a don Eric Beranger.
Con molta generosità, don Santi Chioccioli, pur mantenendo la cura della Parrocchia dello Spirito Santo in Indicatore, assume anche il Ministero di Parroco delle Parrocchie di San Giovanni Evangelista in Pratantico e dei Santi Fabiano e Sebastiano al Monte Sopra Rondine, aggregate tra loro in Unità Pastorale.
Dobbiamo molta gratitudine a don Simone Costagli per essersi reso disponibile ad assumere le Parrocchie di San Paolo e di San Giuseppe Operaio in Sansepolcro, aggregate in Unità Pastorale con la Concattedrale di San Giovanni Evangelista e Santa Maria, tutte in Sansepolcro.
Proposto di Cortona sarà d’ora in poi il carissimo don Giovanni Angelo Ferrari, che fin dagli anni del Seminario è presente in questa nostra Diocesi. Egli assume pure l’incarico di Vicario Foraneo.
Il nostro patrologo don Basilio Bakhes, da oltre vent’anni nel servizio pastorale in Italia, assume il Ministero di Parroco nella nostra Parrocchia del Sacro Cuore e Santa Teresa Redi a piazza Giotto in Arezzo”.
Alla celebrazione nella Chiesa Cattedrale hanno partecipato, oltre ai vescovi emeriti mons. Franco Agostinelli, mons. Italo Castellani e mons. Luciano Giovannetti, i sacerdoti della Diocesi e, per sottolineare l’universalità della figura di san Donato e lo spirito ecumenico, proprio della nostra Diocesi, non è senza significato che abbiano partecipato alla celebrazione eucaristica anche rappresentanti di altre confessioni, tra cui: il proto presbitero della chiesa di Costantinopoli padre Octavian Tumuta della Chiesa ortodossa romena di San Giovanni Battista in San Bartolomeo ad Arezzo, padre Oleksander Volodymyrovych archimandita della Chiesa Russa Ortodossa, padre Thomas della chiesa ortodossa indiana e vari laici della chiesa ortodossa ucraina, serba e russa.