“Non si arriva a questi orrori per caso – aggiunge il presule -: molto spesso la responsabilità è degli adulti, anche se in questo caso sono in maggioranza ragazzi minorenni a trasformarsi in carnefici dei più piccoli sapendo che loro non hanno voce perché nessuno li ascolta”.“Per questo motivo – la proposta dell’arcivescovo – propongo l’istituzione di una Giornata nazionale dell’ascolto dei minori, sapendo che in Italia per una persona di età minore nelle aule giudiziarie l’ascolto è fissato ancora ai 12 anni e lasciato nella migliore delle ipotesi all’interpretazione degli esperti. Come se le parole dei bambini non bastassero da sole a spiegarne i drammi”.“Questa dovrebbe diventare – prosegue – una giornata celebrativa in cui lasciare l’aula del tribunale per recarsi nella aule di scuola o nei luoghi di aggregazione giovanile per ‘ascoltare’ i ragazzi. Ed anche una giornata in cui i tribunali aprano le porte per accogliere i più piccoli, dare spazio alle loro piccole voci e far conoscere i loro diritti”.“Potrebbe essere l’inizio – secondo il presule – di una vera rivoluzione culturale nel nostro Paese così tristemente invecchiato, una rivoluzione che finalmente guardi al futuro per ritrovare il passo di un progresso civile e democratico per le istituzioni e per la società civile ripartendo dai bambini”.“È urgente – conclude mons. Lojudice – promuovere un’alleanza tra adulti e nuove generazioni fondata su una visione rinnovata della vita comune. Una visione che metta al centro dell’impegno una reale tutela delle persone di età minore e che disciplini il comportamento degli adulti per ambito di competenza. Un codice che sappia individuare con maggior chiarezza gli impegni e le responsabilità degli adulti in qualunque ruolo o funzione essi si vengano a trovare rispetto all’infanzia”.