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Myanmar: incendiata e rasa al suolo la storica Chiesa cattolica di Chan Thar, era “l’orgoglio della Chiesa cattolica dell’Alta Birmania”

La storica chiesa cattolica del villaggio di Chan Thar, nel distretto di Shwe Bo (regione di Sagaing) in Myanmar è stata incendiata e completamente rasa al suolo il 15 gennaio scorso da “Tatmadaw”, le forze armate che dal 1 febbraio 2021 hanno preso con un colpo di stato le redini del paese rovesciando il governo democratico guidato da Aung San Suu Kyi.

Da allora il Myanmar è precipitato in una profonda crisi politica, sociale ed economica e in una spirale di violenza che ad oggi ha causato la morte e l’arresto ingiustificato di migliaia di persone.  La notizia della distruzione della Chiesa nel villaggio di Chan Thar che fa parte della diocesi cattolica di Mandalay, è arrivata questa mattina al Sir da una fonte che ha chiesto, per motivi di sicurezza, di rimanere anonima. Sono passati quasi 500 anni da quando i missionari cattolici sono arrivati nella diocesi di Mandalay. Il villaggio di Chan Thar è composto da secoli da discendenti cattolici portoghesi ed è stato già incendiato quattro volte dalle forze armate di Tatmadaw. La “Chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione” del villaggio di Chan Thar fu costruita nel 1894. Ha quindi 129 anni.

“È un luogo storico inestimabile”, dice la fonte. La chiesa, il suo campanile, la casa del parroco e il centenario convento delle suore erano stati recentemente ristrutturati ma sono stati incendiati e distrutti la mattina del 15 gennaio. E’ in realtà solo l’ultimo atto di una strage. Nell’ultimo anno 2022, l’esercito di Tatmadaw ha incendiato le case civili del villaggio di Chan Thar. L’elenco degli attacchi fornito dalla fonte è preciso e drammatico: la prima volta risale al 7 maggio 2022; la seconda volta il 7 giugno 2022, distruggendo 135 case. Il 14 dicembre 2022, reggimenti combinati di Tatmadaw hanno incendiato per la terza volta le case civili del villaggio di Chan Thar e per la quarta volta il 14 gennaio 2023, distruggendo quasi tutte le case del villaggio. Le forze dell’esercito si erano appropriati e avevano preso il complesso della chiesa la sera del 14 gennaio e prima di lasciare il villaggio, le truppe di Tatmadaw hanno commesso atti di atrocità bruciando completamente l’edificio storico della chiesa, la casa del parroco e il secolare convento gemello fino a quando tutto è crollato. Chan Thar Village è un grande villaggio con una storia antica. Ha una popolazione a maggioranza cattolica dove sono nati e cresciuti discendenti portoghesi. C’erano 800 case dove i cattolici vivevano in armonia con 2 quartieri buddisti. Con il “passaggio” di Tatmadaw, l’intero villaggio è stato ridotto in cenere.

“Questa chiesa – fa sapere la fonte – è l’orgoglio della Chiesa cattolica dell’Alta Birmania. Il primissimo vescovo birmano è stato battezzato in questa chiesa da bambino. Questa parrocchia ha dato alla Chiesa 3 Arcivescovi e circa 30 sacerdoti e molte suore”. “Di 800 case, ne sono rimaste solo circa 60 mentre le altre sono andate in cenere. Le persone stanno fuggendo. Possono sopportare tutto ma non la perdita della loro chiesa storica”. La speranza è che questa notizia arrivi a Roma e possa spingere le Nazioni Unite ad intervenire con “maggiore decisione”.

Il 31 dicembre scorso, il card. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e presidente dei vescovi birmani, aveva dedicato il suo messaggio di fine anno per lanciare un appello di pace al Paese rivolgendosi a tutti gli attori in campo, all’esercito, alla Sac (la giunta militare attualmente al governo), al Governo di unità Nazionale (Nug) e alle Forze di Difesa popolare (Pdf). In particolare chiedeva di dichiarare di “comune accordo” “il mese di gennaio come il mese del cessate il fuoco”.

“Lasciate che le armi tacciano e credete nella risoluzione pacifica dei problemi attraverso il dialogo”, aveva detto il card. Bo. L’arcivescovo proponeva anche a tutte le parti di “istituire e rispettare corridoi umanitari verso le aree di crisi umanitarie più acute, consentendo il libero accesso alle agenzie nazionali e internazionali”.  Ci sono infatti regioni del paese in cui la popolazione vive in una situazione di crisi umanitaria. Moltissimi, soprattutto donne, bambini e anziani sono fuggiti dai villaggi rifugiandosi nelle giungle, senza però accesso ai beni essenziali, come cibo, acqua potabile e assistenza sanitaria. Nel messaggio, il cardinale chiedeva infine di riprendere il processo di pace che era stato avviato nel 2020 dalla Conferenza di pace di Panglong ed aveva messo attorno allo stesso tavolo i rappresentanti dei gruppi armati delle minoranze etniche, del governo e dell’esercito (Tatmadaw).