Vita Chiesa

Sinodo per l’Amazzonia: proposto un «Sinodo generale sulle donne»

«Sono sposato, ho due figlie, e la mia famiglia mi accompagna in tutto il mio ministero», ha testimoniato il diacono: «Non vedo nessun problema sul diaconato femminile, ma a partire dalla vocazione e dalla missione della Chiesa amazzonica, e non semplicemente per sopperire alla mancanza di persone che guidino la comunità».

Ad illustrare l’esperienza della scuola per animatori e animatrici per la comunità istituita da quattro anni nella sua comunità è stato mons. Dom Adriano Ciocca Vasino, vescovo prelato di São Félix, inBrasile: «La scuola dura quattro anni, ed è aperta anche alle donne: se il Sinodo aprirà al diaconato femminile, loro sanno che le ordinerò, se saranno accettate dalla comunità». Nella scuola in questione, che è affiancata da una scuola per Teologia aperta a uomini e donne, i diaconi che si preparano al sacerdozio – ha raccontato il vescovo – «vivono nella comunità, come membri della comunità, e non come ‘mezzi-preti’: hanno un lavoro, una casa, e dopo quattro anni, se le comunità li dichiarano idonei, li posso presentare al presbiterio». Durante la Congregazione generale di oggi, ha riferito il prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini, si è proposto tra l’altro «un Sinodo generale sul ruolo delle donne» nella Chiesa.

«Creare seminari amazzonici». È il «sogno» confidato ai giornalisti da mons. Rafael Cob García, vicario apostolico di Puyo, in Ecuador. Interpellato su quante siano le vocazioni sacerdotali in Amazzonia, nel briefing odierno sul Sinodo in sala stampa vaticana, Garcìan ha risposto che nella Regione panamazzonica ci si trova di fronte a «due difficoltà tra i candidati: i popoli indigeni fanno un grande sforzo per arrivare alla vocazione, sono veramente pochi quelli che arrivano a quel punto, molti si scoraggiano e se ne vanno». L’altra grande difficoltà è «la comprensione della disciplina della Chiesa cattolica romana, che comprende il celibato». Di qui la grande pertinenza dell’impegno del Sinodo per «individuare nuovi cammini a servizio della Chiesa», nell’ottica di un’inculturazione che tenga presente come «la mentalità degli indigeni è diversa dalla cultura occidentale».

Sulla necessità di «riformulare il curriculum» dei futuri sacerdoti, nei seminari, si è soffermata suor Zully Rosa Rojas Quispe, delle Suore Missionarie Domenicane del Santo Rosario, membro dell’èquipe itinerante «Bajo Madre de Dios» impegnata nella pastorale indigena del vicariato apostolico di Puerto Maldonado, in Perù: «la formazione dei seminaristi – ha fatto notare la religiosa – si limita alla filosofia e non alla saggezza ancestrale e all’apprendimento delle tante lingue dei popoli dell’Amazzonia».

Con l’introduzione dei «peccati ecologici» nel novero dei peccati tradizionali, il Sinodo per l’Amazzonia «è l’opportunità per la Chiesa di far sì che l’ecologia integrale entri in maniera organica nel discorso teologico, ampliando l’ambito della morale cristiana e introducendo i peccati contro l’ambiente e il pianeta». Ne è convinto mons. Dom Adriano Ciocca Vasino, vescovo prelato di São Félix, in Brasile, che rispondendo alle domande dei giornalisti, durante il briefing odierno in sala stampa vaticana, ha fatto notare che «tutta l’ecclesiologia andrebbe ripensata integrando il concetto di ecologia integrale: sarebbe un grande allargamento della prospettiva ecclesiologica. Il Sinodo che è in corso potrebbe essere il punto di partenza per lo studio, la riflessione e il cambiamento di mentalità». «E poi si può pensare a modificare anche il Codice di diritto canonico», ha concluso il presule.