Vita Chiesa

Sinodo Amazzonia: iniziati oggi i Circoli Minori

Il lavoro dei Circoli Minori proseguirà fino a domani, mentre le Congregazioni generali riprenderanno da sabato prossimo a martedì 15. Il 16 e il 17 ottobre i padri si riuniranno di nuovo nei Circoli Minori e il 17 sera verrà presentata ufficialmente in aula la relazione conclusiva – un’unica relazione per tutti i Circoli Minori, diversamente da quanto era accaduto nel Sinodo per i giovani – che sarà poi resa pubblica.

Tutta l’ultima settimana sinodale, invece, sarà dedicata a rivedere il progetto di documento, discuterlo e votarlo il 26 pomeriggio per riconsegnarlo al Santo Padre, che domenica 27 presiederà la Messa conclusiva.

«Tutta la discussione nelle Congregazioni generali – ha riassunto Ruffini, ricordando che ieri pomeriggio in aula è intervenuto anche Papa Francesco – è ruotata intorno a tre grandi temi: la questione ecologica, con il rischio che l’Amazzonia e il pianeta divengano vittima di uno sviluppo predatorio e non sostenibile; la necessità di cambiare paradigma, per rispettare i diritti umani e il legame tra uomo e creato e respingere ogni forma di violenza; il modo di essere Chiesa in Amazzonia», che comporta la necessità di affrontare temi come «l’inculturazione e l’interculturalità, la scarsità di sacerdoti, la possibilità di nuovi ministeri ordinati e il ruolo dei laici anche in ministeri non ordinati; il ruolo delle donne; l’importanza dei sacramenti per la comunità; la formazione e la responsabilità dei laici; il ruolo dei sacerdoti».

«Non esistono più queste pratiche». Mons. Wilmar Santin, vescovo prelato di Itaituba, in Brasile, ha risposto in maniera netta ad una domanda sulle pratiche di infanticidio tra gli indigeni dell’Amazzonia. Interpellato in materia dai giornalisti durante il briefing odierno sul Sinodo, il presule ha citato l’esperienza degli indigeni Munduruku: «Sono una tribù molto bellicosa, un popolo di guerrieri: quando uccidevano qualcuno, gli tagliavano la testa e la portavano come un trofeo. Al momento della nascita, se un bambino era difettoso, avevano l’abitudine di tagliargli il collo e veniva ucciso immediatamente. Quando nascevano due gemelli, erano convinti che uno era il male e uno il bene, e così ne uccidevano uno o per non correre rischi li uccidevano entrambi. Lo stesso avveniva per un bambino nato da una ragazza madre, che per loro non aveva alcun valore». «Oggi non esistono più queste pratiche», ha assicurato il vescovo, che poi ha lanciato una provocazione: «E gli aborti nei Paesi civili? Sarebbe facile inorridire davanti a queste pratiche, quando negli ospedali si praticano tanti macelli».

Mons. Medardo de Jesùs Henao Del Rìo, vicario apostolico di Mitú e vescovo titolare di Case mediane, in Colombia, ha raccontato del grande lavoro di «accompagnamento» che la Chiesa ha sempre fatto a fianco degli indigeni «per formare le persone e mostrare loro che non si tratta di uno spirito maligno che si è impossessato di una donna e ha danneggiato il bambino. Così si è smesso di portare avanti queste pratiche: oggi vedo che ci sono gruppi semi-nomadi, gemelli, bambini affetti da sindrome di Down che sono accolti nelle comunità e non cacciati».

«Non si tratta solo di piantare alberi o raccogliere spazzatura», ha detto ancora mons. Medardo de Jesús Henao Del Río, rispondendo ad alcune domande dei giornalisti sulla questione ecologica. «Bisogna agire nell’ottica dell’ecologia integrale», ha spiegato  il presule, affermando che «le popolazioni indigene rischiano di sparire dall’Amazzonia, perché le multinazionali le fanno spostare dai loro luoghi d’origine». «Spesso, quando firmano per le concessioni minerarie, lo fanno senza esserne consapevoli», ha testimoniato a proposito dell’»inganno» delle multinazionali, di cui sono spesso preda gli indios: di qui la preziosa opera di «accompagnamento della Chiesa nei confronti delle popolazioni locali». «I luoghi dove vivono le popolazioni indigene sono luoghi sacri», ha ricordato Del Río: «Ci sono intere comunità che vivono su questi fiumi. Nascono bambini con malformazioni cerebrali, perché l’acqua che le loro mamme hanno bevuto era contaminata». «Formare i leader, per portare avanti il loro ‘buen vivir’», il compito della Chiesa amazzonica: «Per le popolazioni indigene, ‘buen vivir’ significa avere i loro pesci, i loro alimenti, la loro birra tradizionale e poter fare le loro celebrazioni».

«Non è una questione di potere, ma di partire dal servizio, dal dono di sé». Così suor Gloria Liliana Franco Echeverri, presidente della Confederazione latino-americana dei religiosi (Clar), ha risposto ad una domanda sul ruolo della donna, durante il briefing odierno in Sala stampa vaticana. Solo da quella prospettiva, ha spiegato la religiosa, si può «riconoscere e valorizzare il ruolo speciale di noi donne nella Chiesa, come teologhe, catechiste, animatrici». «Al Sinodo siamo 40 donne, ma dietro ogni donna ci sono tante altre donne, come quelle che hanno partecipato al processo di ascolto pre-sinodale», ha fatto notare suor Franco Echeverri a proposito di uno dei temi maggiormente dibattuti dall’assise episcopale dedicata all’Amazzonia: «La Chiesa ha un volto femminile, è madre, è maestra, ma in questo tempo è fondamentalmente sorella e discepola. Abbiamo tutto un cammino da percorrere, nel quale non siamo le protagoniste. La Chiesa è in discernimento, e il culmine non sappiamo se sarà questo tempo o un altro: continuiamo come fratelli e sorelle, perché il volto delle donne nella Chiesa possa essere sempre più nitido».

Interpellata sul tema della violenza contro le donne, la religiosa ha risposto: «Non c’è un popolo che ne sia esente». Per quanto riguarda l’Amazzonia, le forme di violenza più diffusa – ha riferito – sono «la tratta delle persone, molto legata al tema delle migrazioni e allo sfruttamento sessuale delle donne; la violenza tra le mura domestiche, legata ad esempio all’alcolismo; la negazione del diritto, della possibilità di studiare e dell’accesso ad una sanità efficiente». C’è, infine, il tema dell’uccisione delle donne, come le religiose assassinate «perché hanno abbracciato la causa della difesa dei poveri e delle popolazioni indigeni. Sono donne, religiose, martiri, che hanno fecondato la terra amazzonica con il loro sudore e io loro sangue».