Vita Chiesa

Sinodo Amazzonia: quinta congregazione, «istituire un ministero laicale femminile per l’evangelizzazione»

«Si tratta di far emergere la soggettività ecclesiale delle donne», ha spiegato padre Giacomo Costa, segretario della Commissione per l’Informazione, durante il briefing di oggi in Sala stampa vaticana: «Non per una rivendicazione, ma come riconoscimento di quello che si sta già vivendo», ha precisato». Dai lavori del Sinodo, inoltre, è emersa «l’esigenza di far sorgere figure ministeriali laicali più partecipative», ha spiegato Costa, promuovendo all’interno della comunità ecclesiali «laici con una certa stabilità, e riconosciuti permanentemente per il servizio che possono fare alla Chiesa». Di qui la necessità di una «creatività» per «nuove ministerialità che rispondano con più efficacia alle necessità dei popoli amazzonici». Tra le proposte della quarta e della quinta Congregazione generale, ha reso noto Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, è stata segnalata la «possibilità di incrementare il diaconato permanente degli indigeni, che svolga diverse funzioni», tra cui «il ministero della Parola, l’amministrazione dei battesimi, della comunione, dei matrimoni, l’accompagnamento nelle celebrazioni per i defunti».

«Non c’è un’altra possibilità». Così mons. Erwin Kräutler, vescovo prelato emerito di Xingu, in Brasile, ha risposto alle domande dei giornalisti sui «viri probati», nel corso del briefing odierno in sala stampa vaticana. «I popoli indigeni non intendono il celibato, e lo dicono apertamente», ha testimoniato il presule: «La prima cosa che mi dicono quando arrivo in un villaggio è: ‘Dov’è tua moglie?’. Non riescono a capire che l’uomo non sia sposato, che non abbia una donna che si occupi della casa». Mons. Kräutler ha confermato di avere incontrato il Papa il 5 aprile 2014, e dunque prima della stesura della Laudato si’, e di avergli posto «tre punti: le minacce all’Amazzonia, le sue possibilità di distruzione; le condizioni delle popolazioni indigene; la questione dell’Eucarestia, cioè il fatto che ci siano migliaia e migliaia di comunità in Amazzonia che non hanno l’Eucaristia, se non una, due o tre volte l’anno. È un popolo escluso dal contesto della Chiesa cattolica. Giovanni Paolo II diceva che non esiste la Chiesa se non vicino a un altare. Questo popolo non ha un altare: noi vogliamo che abbia non solo il tavolo della Parola, ma anche il tavolo dell’Eucaristia. Quali possibilità ci sono di arrivare al sacerdozio? Fino ad oggi solo per un uomo celibe». «I due terzi delle comunità amazzoniche che sono senza sacerdoti sono dirette e coordinate da donne», ha fatto notare poi il presule: «Si parla tanto di valorizzazione della donna, ma cosa vuol dire? Hanno bisogno di riconoscimenti concreti, come il diaconato femminile, che è un argomento del Sinodo».

«La radice dei peccati ecologici è nella Genesi». A ricordarlo, conversando con i giornalisti a margine del briefing odierno sul Sinodo per l’Amazzonia, è stato mons. Erwin Kräutler, che ha citato il versetto del primo libro della Bibbia – «E Dio vide che era cosa buona» – collocato proprio al termine dell’opera creatrice di Dio. Tra le proposte emerse dal Sinodo per l’Amazzonia, c’è infatti quella dell’introduzione dei «peccati ecologici», a danno della creazione e dell’armonia del creato, di cui si è parlato nella quarta Congregazione generale, svoltasi ieri pomeriggio. Dai padri sinodali, in particolare, è stata auspicata «una conversione ecologica che faccia percepire la gravità del peccato contro l’ambiente alla stregua di un peccato contro Dio, contro il prossimo e le future generazioni». Di qui la proposta di approfondire e divulgare una letteratura teologica che includa, insieme ai peccati tradizionalmente noti, i «peccati ecologici».