Vita Chiesa

Sinodo per l’Amazzonia: card. Hummes, «test decisivo» per la Chiesa

Protagonisti della loro storia. «È giusto ricordare, riconoscere ed esaltare, in questo Sinodo, la storia eroica – e spesso di martirio – di tutti i missionari e missionarie del passato e anche di quelli e quelle di oggi nella Panamazzonia», ha sottolineato il cardinale, aggiungendo che «accanto ai missionari, ci sono sempre stati numerosi leader laici e indigeni che hanno dato una testimonianza eroica e che spesso sono stati – e lo sono tuttora – uccisi». «Il Papa ha messo in chiaro che il rapporto della Chiesa con i popoli indigeni e con la foresta Amazzonica, è uno dei suoi temi centrali», ha proseguito Hummes, secondo il quale «ai popoli indigeni deve essere restituito e garantito il diritto di essere protagonisti della loro storia, soggetti e non oggetti dello spirito e dell’azione del colonialismo di chiunque. Le loro culture, le lingue, le storie, le identità, le spiritualità costituiscono ricchezze dell’umanità e devono essere rispettate e preservate e incluse nella cultura mondiale».

«La missione della Chiesa oggi in Amazzonia è il nodo centrale del Sinodo», ha affermato il porporato: «È un Sinodo della Chiesa per la Chiesa. Non una Chiesa chiusa su se stessa, ma integrata nella storia e nella realtà del territorio. Una Chiesa aggiornata, ‘semper reformanda’, secondo l’Evangelii Gaudium, ossia, una Chiesa in uscita, missionaria, con l’annuncio esplicito di Gesù Cristo, dialogante e accogliente, che cammina accanto alla gente e alle comunità, misericordiosa, povera, per i poveri, e con i poveri, e dunque con una opzione preferenziale per i poveri, inculturata, interculturale e sempre più sinodale».

«La vita in Amazzonia forse non è mai stata tanto minacciata come oggi, dalla distruzione e dallo sfruttamento ambientale, dalla sistematica violazione dei diritti umani fondamentali della popolazione amazzonica». Ne è convinto il card. Claudio Hummes, relatore generale al Sinodo per l’Amazzonia. «La minaccia alla vita in Amazzonia deriva da interessi economici e politici dei settori dominanti della società odierna, in particolare delle imprese che estraggono in modo predatorio e irresponsabile, legalmente o illegalmente, le ricchezze del sottosuolo e alterano la biodiversità, spesso in connivenza, o con la permissività dei governi locali e nazionali e a volte anche con il consenso di qualche autorità indigena». Come registrato dall’Instrumentum laboris, frutto della consultazione presinodale, le comunità ritengono che la vita in Amazzonia sia minacciata soprattutto dalla «criminalizzazione e l’assassinio di leader e difensori del territorio», dalla «appropriazione e la privatizzazione di beni naturali, come l’acqua stessa», dal disboscamento , dal narcotraffico e dai «megaprogetti» delle multinazionali, minerari, petroliferi e legati a colture intensive. Senza contare, ha denunciato Hummes, «i conseguenti problemi sociali associati a tali minacce come l’alcolismo, la violenza contro la donna, il lavoro sessuale, il traffico di esseri umani, la perdita della loro cultura originaria e della loro identità e l’intera condizione di povertà a cui sono condannati i popoli dell’Amazzonia». Il Sinodo, infine, «si svolge in un contesto di grave e urgente crisi climatica ed ecologica che coinvolge tutto il nostro pianeta», teatro di «una devastazione, una depredazione e un degrado galoppante delle risorse della terra, tutto promosso da un paradigma tecnocratico globalizzato, predatorio e devastante, denunciato dalla Laudato si’. La terra non ce la fa più».

«L’enorme realtà urbana dell’Amazzonia, in parte conseguenza delle migrazioni interne, e la presenza della Chiesa nelle città è un altro tema centrale di questo sinodo, perché anche la Chiesa, nella città, deve sviluppare e consolidare il suo volto amazzonico», ha detto ancora il relatore generale. «Essa non può essere la riproduzione della Chiesa urbana di altre regioni», il monito del cardinale: «La sua missione in Amazzonia include la cura e la difesa della foresta amazzonica e dei suoi popoli: indigeni, caboclos, ribeirinhos, quilombolas, poveri di ogni specie, piccoli agricoltori, pescatori, seringueiros, spaccatrici di cocco e altri, secondo la regione». «Oggi le migrazioni sono un fenomeno mondiale, segnano i tempi attuali della Panamazzonia, tra le migrazioni, in passato quella degli haitiani, oggi quella dei venezuelani, ma soprattutto degli stessi indigeni e altre porzioni di poveri dell’interno della regione», l’analisi di Hummes: «La Chiesa ha fatto un grande sforzo di accoglienza. Ma bisogna porre l’accento sulla migrazione degli indigeni nelle città. Migliaia e migliaia. Hanno bisogno di un’attenzione efficace e misericordiosa per non soccombere culturalmente e umanamente in città, davanti alla miseria, all’abbandono, al disprezzo e al rifiuto, con un disperante vuoto interiore». «Un sopravvissuto, obbligato all’invisibilità», l’identikit dell’indigeno metropolitano: «Il grido spesso silenzioso, ma non meno forte e pungente, degli indigeni urbani deve essere ascoltato», l’appello.

«La carenza di presbiteri al servizio delle comunità locali sul territorio, con la conseguente mancanza della Eucaristia, almeno domenicale, e di altri sacramenti». È una delle «questioni» aperte di cui si dovrà occupare il Sinodo per l’Amazzonia, secondo il card. Claudio Hummes. «Mancano anche preti incaricati, questo significa una pastorale fatta di visite sporadiche anziché di un’adeguata pastorale con presenza quotidiana», ha proseguito il presidente della Repam, ricordando che «la Chiesa vive dell’Eucaristia e l’Eucaristia edifica la Chiesa. La partecipazione nella celebrazione dell’Eucaristia, almeno la domenica, è fondamentale per lo sviluppo progressivo e pieno delle comunità cristiane e per la vera esperienza della Parola di Dio nella vita delle persone». «Sarà necessario definire nuovi cammini per il futuro», la proposta: «Nella fase di ascolto, le comunità indigene hanno chiesto che, pur confermando il grande valore del carisma del celibato nella Chiesa, di fronte all’impellente necessità della maggior parte delle comunità cattoliche in Amazzonia, si apra la strada all’ordinazione sacerdotale degli uomini sposati residenti nelle comunità». Al tempo stesso, «di fronte al gran numero di donne che oggi dirigono le comunità in Amazzonia, si riconosca questo servizio e si cerchi di consolidarlo con un ministero adatto alle donne dirigenti di comunità», l’appello di Hummes.

«La scarsità di acqua potabile e sicura è una minaccia crescente in tutto il pianeta», ha fatto poi notare il card. Hummes, e «l’Amazzonia è una delle più voluminose riserve di acqua dolce nel pianeta».«Il bacino del Rio delle Amazzoni e le foreste tropicali che lo circondano nutrono i suoli e regolano, attraverso il riciclo dell’umidità, i cicli dell’acqua, dell’energia e del carbonio a livello planetario», ha proseguito: «Solo il Rio delle Amazzoni getta nell’Oceano il 15% di acqua dolce totale del pianeta. Ecco perché l’Amazzonia è essenziale per la distribuzione delle piogge in altre regioni remote del Sud America e contribuisce ai grandi movimenti dell’aria in tutto il pianeta». «Di fatto, in Amazzonia la foresta si prende cura dell’acqua e l’acqua si prende cura della foresta e insieme producono la biodiversità, e i popoli indigeni sono i millenari guardiani di questo sistema», ha spiegato Hummes: «Per questo anche la Chiesa si sente chiamata a prendersi cura dell’acqua della ‘casa comune’, minacciata in Amazzonia principalmente dal riscaldamento climatico, dalla deforestazione e dalla contaminazione causata dalle miniere e dai pesticidi». «La comunione ecclesiale si realizza ‘sub Petro’ e ‘cum Petro’», ha aggiunto fuori testo invitando «tutti a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo in queste giornate di Sinodo».