Vita Chiesa

Papa Francesco: a vescovi orientali cattolici, «sanare le ferite del passato, a superare pregiudizi e divisioni»

«La comunione cattolica fa parte della vostra identità particolare ma non le toglie nulla, anzi contribuisce a realizzarla pienamente – ha aggiunto il Pontefice -, ad esempio proteggendo dalla tentazione di chiudersi in se stessa e di cadere in particolarismi nazionali o etnici escludenti». Nelle parole del Papa la consapevolezza che «oggi troppe disuguaglianze e divisioni minacciano la pace», ma anche l’invito a sentirci «chiamati a essere artigiani di dialogo, promotori di riconciliazione, pazienti costruttori di una civiltà dell’incontro, che preservi i nostri tempi dall’inciviltà dello scontro». «Mentre tanti si fanno risucchiare dalla spirale della violenza, dal circolo vizioso delle rivendicazioni e delle continue accuse reciproche, il Signore ci vuole seminatori miti del Vangelo dell’amore». Quindi, l’incoraggiamento a essere «nella famiglia cristiana coloro che s’impegnano a sanare le ferite del passato, a superare pregiudizi e divisioni, a dare speranza a tutti camminando fianco a fianco con i fratelli e le sorelle non cattolici».  La via indicata è fatta di «preghiera, umiltà e carità». «Camminando insieme, facendo insieme qualcosa per gli altri e per la nostra casa comune, riscopriamo, al cuore della nostra cattolicità, il significato antico attribuito alla sede romana, chiamata a ‘presiedere alla carità di tutta la Chiesa’».

«Vivere fino in fondo le vostre tradizioni ecclesiali vi porta ad attingere alle stesse sorgenti di spiritualità, liturgia e teologia delle Chiese ortodosse. È bello essere insieme testimoni di ricchezze così grandi!», ha detto ancora il Papa. «Anche in campo accademico è possibile promuovere programmi comuni di studio e scambi culturali, coinvolgendo soprattutto i giovani sacerdoti perché si formino con una mentalità aperta», ha aggiunto il Pontefice. Che ha invitato ad aiutarci a «vivere la carità verso tutti». «Essa non conosce territori canonici e giurisdizioni». Così Papa Francesco ha osservato che «quando ci chiniamo insieme sul fratello che soffre, quando diventiamo insieme prossimi di chi patisce solitudine e povertà, quando mettiamo al centro chi è emarginato, come i bambini che non vedono la luce, i giovani privati di speranza, le famiglie tentate di disgregarsi, gli ammalati o gli anziani scartati, già camminiamo insieme nella carità che sana le divisioni». «Il Signore non ci chiederà conto di quali e quanti territori sono rimasti sotto la nostra giurisdizione e nemmeno di come abbiamo contribuito allo sviluppo delle nostre identità nazionali. Ci chiederà quanto siamo stati capaci di amare il prossimo, ogni prossimo, e di annunciare il Vangelo di salvezza a chi abbiamo incontrato sulle strade della vita». Infine, dal Papa l’esortazione ad andare «avanti nello spirito della comunione». «È amando che passano in secondo piano quelle realtà secondarie a cui siamo ancora attaccati, e vengono in primo piano le uniche che restano per sempre: Dio e il prossimo».