Vita Chiesa

Papa Francesco a Casal Bertone: «Non lasciamoci contagiare dall’arroganza»

«Quante volte anche noi siamo stati benedetti, in chiesa o nelle nostre case, quante volte abbiamo ricevuto parole che ci hanno fatto bene, o un segno di croce sulla fronte», ha esclamato Francesco: «Siamo diventati benedetti il giorno del battesimo, e alla fine di ogni Messa veniamo benedetti. Dio dice bene di noi, suoi figli amati, e così ci incoraggia ad andare avanti. E noi benediciamo Dio nelle nostre assemblee, ritrovando il gusto della lode, che libera e guarisce il cuore. Veniamo a Messa con la certezza di essere benedetti dal Signore, e usciamo per benedire a nostra volta, per essere canali di bene nel mondo». «Non abbiate paura di benedire, benedire il popolo di Dio», l’invito ai sacerdoti: «Andate avanti con la benedizione: il Signore desidera dire bene del suo popolo, è contento di far sentire il suo affetto per noi. E solo da benedetti possiamo benedire gli altri con la stessa unzione d’amore». «È triste invece vedere con quanta facilità oggi si fa il contrario», la denuncia del Papa: «si maledice, si disprezza, si insulta. Presi da troppa frenesia, non ci si contiene e si sfoga rabbia su tutto e tutti». «Spesso purtroppo chi grida di più e più forte, chi è più arrabbiato sembra avere ragione e raccogliere consenso», l’analisi di Francesco: «Non lasciamoci contagiare dall’arroganza, non lasciamoci invadere dall’amarezza, noi che mangiamo il Pane che porta in sé ogni dolcezza. Il popolo di Dio ama la lode, non vive di lamentele; è fatto per le benedizioni, non per le lamentazioni. Davanti all’Eucaristia, a Gesù fattosi Pane, a questo Pane umile che racchiude il tutto della Chiesa, impariamo a benedire ciò che abbiamo, a lodare Dio, a benedire e a non maledire il nostro passato, a donare parole buone agli altri».

«Nella nostra città affamata di amore e di cura, che soffre di degrado e abbandono, davanti a tanti anziani soli, a famiglie in difficoltà, a giovani che stentano a guadagnarsi il pane e ad alimentare i sogni, il Signore ti dice: ‘Tu stesso dà loro da mangiare’». È l’appello con cui si è conclusa l’omelia della Messa del Corpus Domini. «E tu puoi rispondere: ‘Ho poco, non sono capace per queste cose», ha proseguito Francesco: «Non è vero, il tuo poco è tanto agli occhi di Gesù se non lo tieni per te, se lo metti in gioco». «Anche tu, mettiti in gioco», l’invito del Papa: «E non sei solo: hai l’Eucaristia, il Pane del cammino. Anche stasera saremo nutriti dal suo Corpo donato. Se lo accogliamo col cuore, questo Pane sprigionerà in noi la forza dell’amore: ci sentiremo benedetti e amati, e vorremo benedire e amare, a cominciare da qui, dalla nostra città, dalle strade che stasera percorreremo». 

«Il pane non è solo prodotto di consumo, è mezzo di condivisione», ha spiegato il Santo Padre:  «Nel mondo sempre si cerca di aumentare i guadagni, di far lievitare i fatturati… Sì, ma qual è il fine? È il dare o l’avere? Il condividere o l’accumulare? L’economia del Vangelo moltiplica condividendo, nutre distribuendo, non soddisfa la voracità di pochi, ma dà vita al mondo. Non avere, ma dare è il verbo di Gesù. Ciò che abbiamo porta frutto se lo diamo; e non importa che sia poco o tanto. Il Signore fa grandi cose con la nostra pochezza, come con i cinque pani. Egli non compie prodigi con azioni spettacolari, non ha la bacchetta magica, ma agisce con cose umili. Quella di Dio è un’onnipotenza umile, fatta solo di amore. E l’amore fa grandi cose con le piccole cose. L’Eucaristia ce lo insegna: lì c’è Dio racchiuso in un pezzetto di pane. Semplice, essenziale, Pane spezzato e condiviso, l’Eucaristia che riceviamo ci trasmette la mentalità di Dio. E ci porta a dare noi stessi agli altri l’antidoto contro il ‘mi spiace, ma non mi riguarda’, contro il ‘non ho tempo, non posso, non è affare mio’. Contro il guardare dall’altra parte».