Vita Chiesa
Siena ha accolto l’arcivescovo mons. Lojudice
Prima l’ultima messa nella Capitale, all’Ardeatino, poi l’ingresso in quella che «inizia a sentire già casa sua», nella diocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, dove il 6 maggio scorso monsignor Augusto Paolo Lojudice è stato nominato arcivescovo metropolita da Papa Francesco.
È stato un avvicinamento a tappe, domenica scorsa, quello del nuovo Pastore della Chiesa di Siena. Prima l’arrivo ai confini a sud della diocesi, a Castelnuovo Berardenga, dove ha visitato la cappella del Martirio di Sant’Ansano a Dofana, sorta sul luogo dove è stato martirizzato il patrono di Siena. Poi la sosta a Porta Romana dove ad attenderlo c’era una delegazione di giovani dell’Arcidiocesi che ha improvvisato un flash mob. «Grazie per quest’attenzione che ricambiamo – commenta Letizia – vogliamo essere cittadini corresponsabili per il presente e il futuro. Per questo diciamo, nonostante le difficoltà, noi ci siamo». L’Arcivescovo abbraccia affettuosamente la giovane e promette: «Anche io ci sono».
Poco dopo raggiunge a piedi l’incontro con gli anziani, autosufficienti e non, ospiti nelle case di riposo delle Pie Disposizioni. Il coro di Villa I Lecci – 42 ospiti e 70 volontari – nel salone delle feste intona una canzone, al termine monsignor Lojudice ringrazia per l’accoglienza così calorosa e per la grande vitalità: «Cercate di stare insieme e vincere così la solitudine».
Non c’è tempo per riposare, il tour de force nonostante il caldo prosegue. L’alto prelato risale in auto per dirigersi verso piazza del Duomo, tappa finale del suo ingresso, dove ad accoglierlo c’erano le autorità civili e militari, il sindaco di Siena, Luigi De Mossi, il popolo delle contrade e l’abbraccio di tantissimi fedeli, oltre 3mila ad attenderlo in Duomo. Molti hanno seguito la diretta attraverso i maxischermi posizionati in Duomo e sul sagrato, ma anche sulla pagina Facebook ufficiale dell’Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino.
«Siena – commenta l’Arcivescovo nel suo saluto alla città – è un luogo che attira tantissima gente perché la bellezza conosciuta dovunque e deve essere sempre maggiormente valorizzata». Poi aggiunge: «Speriamo di costruire una Siena sempre più bella, più ricca e più profonda, carica di valori che vengono dalla storia ma che devono venire anche dalla vita di ciascuno di noi».
Intanto, il gruppo composto da oltre 200 sacerdoti e ben 19 tra abati e vescovi toscani (presente anche l’Arcivescovo emerito monsignor Gaetano Bonicelli che nei prossimi mesi compirà 95 anni) si è riunito nella chiesa della Santissima Annunziata per il rito della vestizione, uscendo poi in processione fino al Duomo dove c’è stata prima la venerazione e il bacio al crocifisso e poi la celebrazione eucaristica accompagnata dal coro della Cattedrale di Siena e contraddistinta dal passaggio del pastorale, quello di San Galgano risalente al 1300, dall’arcivescovo Antonio Buoncristiani all’arcivescovo Lojudice.
In Duomo non è mancato il sostegno di amici e familiari del nuovo Pastore della Chiesa di Siena, erano presenti alla celebrazione, infatti, anche un centinaio di fedeli giunti da Roma per sostenere «don Paolo». Il nuovo prelato ha iniziato la sua prima omelia parlando del mistero della Trinità.
Poi, l’omaggio a Santa Caterina, figura che unisce la Chiesa di Siena e quella di Roma. «Di Lei – spiega nell’omelia l’Arcivescovo – impressiona il tono tagliente con cui si rivolge a tutti indistintamente. Non ha usato giri di parole per descrivere il suo tempo».
Citando la Patrona d’Italia e d’Europa ricorda anche le parole di Papa Francesco nel 2017 quando arringò i capi di stato sottolineando come «all’origine dell’Europa si trovi il cristianesimo».
Monsignor Lojudice spiega che «il primo atteggiamento di chi arriva deve essere il rispetto» poi aggiunge: «Non sono qui per caso» e citando Sant’Agostino precisa «per voi sono vescovo e con voi sono cristiano».
Tre i punti chiave del suo servizio, il primo chiama in causa San Paolo nella lettera ai Filippesi e chiede a se stesso e ai presenti di «dimenticare il passato protesi verso il futuro». L’impegno è senz’altro «ripartire dal bene», tutti uniti.
Infine, il terzo punto di quello che definisce come «un’avventura da condividere insieme», e in questo caso cita l’iscrizione all’ingresso di Porta Camollia, una delle porte d’ingresso della città «Cor magis sini tena pandit» e cioè «Siena ti apre un cuore più grande della porta che stai attraversando». E qui, prima dell’ultimo atto della giornata, dell’affidamento e della preghiera davanti all’altare della Madonna del Voto, conclude con un sorriso: «Sono convinto che sarà così».