Vita Chiesa

Strutture sanitarie cattoliche: card. Bassetti, «pastorale salute si faccia carico fragilità territorio»

«Non possiamo dirci cristiani – il monito del porporato – se non ci prendiamo cura gli uni degli altri e, come  cristiani, non possiamo confondere questa nostra opera con la filantropia», come ha spiegato il 17 ottobre 2018 Papa Francesco. «La forza del battesimo ci chiama a mettersi in gioco personalmente» nella consapevolezza che il malato «è prima di tutto persona». «Quando si manifesta una malattia – ha proseguito il presidente della Cei – scopriamo la fragilità del nostro corpo, ma anche la fragilità della nostra mente, nel nostro ecosistema, della nostra morale. È un evento imprevisto» e questo «destabilizza, atterrisce, isola. In un’epoca che esalta solo la forma e la prestanza fisica, la grande illusione è quella di un mondo di perfetti: ma fragili non  significa ‘difettosi’! Per questo la malattia è una sfida al sistema». Di qui l’interrogativo: «Siamo capaci di stare al fianco dei malati e sofferenti, di accompagnarli nella loro esperienza, senza lasciarli mai soli? È necessario allora reimparare a essere vicini ai malati e ai sofferenti, rispettosi della sofferenza degli altri, ma non distanti: farci prossimi a loro».

«La sanità oggi è profondamente cambiata: le strutture ospedaliere sono per lo più destinate all’assistenza alle forme acute della malattia, mentre le cronicità e le fasi ultime della vita sono ricondotte all’ambito familiare. Così come il progressivo  invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento di malattie croniche fanno sì che i costi della sanità siano destinati ad aumentare. Molte persone si trovano a dover affrontare sofferenza e malattia senza alcun sostegno» mentre «mancano servizi sanitari territoriali adeguati, servizi domiciliari, sistemi di accompagnamento anche economico». È la fotografia scattata dal card. Gualtiero Bassetti. Ecco perché, avverte il porporato, «la pastorale della salute dovrà essere sempre più capace di farsi carico di queste fragilità. Per una comunità cristiana solidale e sanante occorre attivare nelle nostre parrocchie le migliori risorse: ministri straordinari della comunione, volontari e associazionismo cattolico per costruire una rete di vicinanza, accoglienza e sostegno a malati e anziani soli. Dobbiamo sapere dove vivono nei nostri quartieri e andarli a trovare. Nessuno deve più sentirsi solo e abbandonato». Di qui il ricordo delle sue visite all’hospice di Perugia e la sottolineatura dell’importanza di accompagnare le persone nel fine vita. «Quanto è importante l’accompagnamento, che uno si possa sentire assistito e persona fino in fondo». Quindi la «com-passione» come «vera risposta alla sofferenza umana». Per questo, avverte il card. Bassetti, «non possiamo e non dobbiamo rassegnarci a una sanità ridotta a contratto, a un mondo nuovo dove la diagnosi viene fatta da un algoritmo e comunicata da un robot. Non possiamo e non dobbiamo voltarci dall’altra parte rispetto alla scarsità delle risorse». «Nel ricercare modelli gestionali sostenibili, nel perseguire una gestione sempre più attenta e trasparente – il monito conclusivo -, non possiamo però dimenticarci dei nostri valori fondanti».

Con riferimento ai poveri sempre più numerosi che rinunciano alle cure per motivi economici, il card. Gualtiero Bassetti, ha aggiunto a braccio: «Io li ho trovati medici che hanno pagato i ticket di tasca loro, che rinunciano a tanto pur di aiutare il prossimo. Sono cristiani e anche laici perché non è la religione che distingue l’umanità delle persone: le persone si dividono semplicemente tra chi ama e chi non ama».  «La carità cristiana, il comandamento dell’amore, si rivela oggi sempre più necessario, sempre più cogente – sostiene -. Lo diceva, profeticamente, Papa Benedetto». E se «sempre ci sarà solitudine e dolore, sempre siamo chiamati ad alleviarli, a farcene carico, ad aiutare a portare il peso della sofferenza, come Simone di Cirene. E se un giorno saremo chiamati a rispondere delle nostre azioni e del nostro battesimo, quale sarà il criterio per essere destinati alla beatitudine eterna o alla sofferenza senza fine?». Per il card. Bassetti, «la nostra salvezza dipenderà dall’aver o meno servito i fratelli e le sorelle nei loro momenti di vulnerabilità, dalle relazioni di comunione che avremo stabilito, dalla nostra capacità di sanare quelle relazioni che verranno ferite dagli inevitabili, complessi, percorsi della vita. Al termine della nostra esistenza terrena, ci ricorda il Vangelo, saremo giudicati sulla nostra capacità di avere amato».