Vita Chiesa
Comece da Papa Francesco: «Preoccupato per l’Europa, la pace, i migranti, il pericolo dei populismi»
Uno sguardo preoccupato per le derive di disintegrazione che si avvertono in Europa e per le conseguenze che questo processo può avere sull’equilibrio di pace in Europa e nel mondo. Ma anche un grandissimo interesse per tutto quanto sta avvenendo dentro i grandi confini del continente europeo. Con questi sentimenti Papa Francesco ha ricevuto il 6 giugno il Comitato permanente della Comece, la Commissione degli episcopali dell’Unione europea. Il Papa è stato informato dai vescovi sugli esiti delle elezioni europee e sulla forte partecipazione al voto. «E’ stato un momento di dialogo profondo», racconta al Sir l’arcivescovo di Lussembrugo, mons. Jean-Claude Hollerich, presidente della Comece. «Si sentivano le preoccupazioni profonde del Santo Padre per l’Europa, per la pace, per i migranti, per il pericolo dei populismi. Tutto questo ha un posto grande nel suo cuore».
È di soli pochi giorni fa l’appello che il Santo Padre ha lanciato all’Europa, parlando ai giornalisti al ritorno dal suo viaggio apostolico in Romania. «Per favore, l’Europa non si lasci vincere dal pessimismo o dalle ideologie. Perché l’Europa è attaccata, non con cannoni o bombe in questo momento, ma con le ideologie… Pensate anche voi all’Europa divisa e belligerante del ‘14 e del ‘32 e del ‘33, fino al ‘39 quando è scoppiata la guerra. Ma non torniamo su questo, per favore, impariamo dalla storia, non cadiamo sullo stesso buco».
Il Papa dunque è preoccupato. Mons. Hollerich spiega che il pericolo che il Santo Padre ravvede è soprattutto quello di «tornare indietro sull’integrazione europea e non perché il Papa sia un federalista europeo. Non è compito degli ecclesiastici fare politica, ma perché sa che questa integrazione europea ha dato la pace all’Europa ed è stato anche un fattore di pace nel mondo». Un’Europa senza Unione europea? «A perderci – incalza l’arcivescovo lussemburghese – sono prima di tutti gli europei perché i conflitti tra Paesi purtroppo ci sono e se non c’è più questo legame di integrazione che ci tiene insieme, c’è il rischio che l’Europa prenda direzioni diverse. A perderci è anche la pace nel mondo, perché l’Unione europea agisce nel mondo secondo il principio del multilateralismo e con un metodo che non prevede l’uso delle forze armate. Penso che questo sia un elemento di stabilità per l’ordine mondiale. E poi a perderci sono soprattutto i poveri. E’ quello che Papa Francesco ci insegna, la nostra prima attenzione deve essere sempre sui più deboli».
L’incontro dei vescovi Ue è avvenuto nel giorno in cui i leader mondiali si sono incontrati a Portsmouth, nel Regno Unito, per le celebrazioni per il 75° anniversario del D-Day, lo sbarco in Normandia, punto di svolta cruciale della Seconda guerra mondiale. Il Papa ha inviato un messaggio in cui ha lanciato un invito all’Europa, ai «cristiani di tutte le confessioni, credenti di altre religioni e uomini di buona volontà, a promuovere una vera fraternità universale, favorendo una cultura dell’incontro e del dialogo, attenta ai piccoli e ai poveri». «L’Unione europea – commenta fr. Olivier Poquillon, segretario generale della Comece – è un progetto di pace che si costruisce tra antichi nemici e su una esperienza comune di dolore. Un dolore che è diventato il terreno della vita delle generazioni future. Oggi noi viviamo una fraternità per capillarità. Siamo già insieme, che lo vogliamo o meno, siamo tutti uniti in un destino comune».
È arrivata proprio in queste ore come un macigno la notizia che la Commissione europea ha raccomandato l’apertura per l’Italia della procedura di infrazione per debito eccessivo. Sul tavolo degli imputati c’è l’aumento del debito pubblico, salito dal 131,4% del Pil nel 2017 al 132,2% nel 2018 e destinato a salire ancora al 133,7% per il 2019 e al 135,2% nel 2020. Numeri che significano una violazione del patto europeo di stabilità e crescita. Mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina e vice-presidente della Comece, si rivolge alla classe politica. «Si chiedono due cose», dice: «Anzitutto di non approfittare di queste tensioni per fare lotta politica, quasi ancora lotta elettorale. Questo non giova a nessuno e in questo ci vuole anche una serenità nei toni e nelle argomentazioni. E poi si chiede di non farsi prendere da una reazione puramente emotiva, che fa perdere di vista il giudizio adeguato, la valutazione opportuna sui problemi e la capacità di comprenderli e cercare una soluzione. Il nostro interesse non è che vinca una parte politica. Ma che vinca l’Italia, vinca il bene del Paese».
In gioco – osserva il vescovo – «c’è sempre il bene di tutti. Perché quando le cose non funzionano, ci soffriamo tutti. E’ chiaro che ogni parte ha una visione diversa, però il metodo è cercare l’incontro e il dialogo, all’interno e con l’esterno. Non è con la contrapposizione o lo scontro che si risolvono i problemi. In gioco – conclude Crociata – c’è il benessere della Nazione, il benessere di tutti i cittadini, a cominciare da quelli che sono più deboli perché sono loro quelli che pagano per primi e il prezzo più alto».