Vita Chiesa
Il cardinale Simoni in visita all’abbazia di Farneta, luogo della strage del 1944
Giunto all’antico portale, che divide il mondo esterno dall’austera clausura, il cardinale Simoni è stato accolto dal Priore che l’ha accompagnato nella Sala Capitolare, dove lo attendevano i monaci, dispensati dal silenzio quaresimale, data la visita “del testimone della sopravvissuta Chiesa albanese”. Il porporato, rispondendo alle domande, che i monaci avevano preparato nelle settimane precedenti allo storico incontro, non si è risparmiato dal raccontare la propria vita, la prigionia, i lavori forzati durante il regime comunista di Enver Hoxha in Albania. Egli, con parole chiare ed in sintonia con il vangelo, ha affermato come il Signore gli sia stato vicino nei suoi tremendi patimenti (ancorato nella virtù cardinale della Fortezza) per non rinnegare il suo credo religioso.
Il cardinal Simoni è rimasto alquanto colpito dalla severa e claustrale vita dei certosini che, sebbene ritirati dal mondo, sono “innalzati alle Beatitudini ed alla Promessa del Premio Eterno”. Il porporato, inoltre, è restato attonito di fronte ai racconti della “strage di Farneta”. Nella notte fra il 1° e settembre del 1944, 12 certosini (6 monaci sacerdoti e 6 fratelli laici), furono fatti prigionieri dal Comando nazista delle SS ed uccisi nei giorni successivi perché colpevoli di aver nascosto fra le mura del Monastero un centinaio di ricercati (fra essi: politici, partigiani ed ebrei). Il sacrificio delle loro vite offerte per la fedeltà al vangelo ed alla Carità di Cristo rimane come segno e seme di pace e fratellanza. La comunità certosina il 5 settembre del 2001 è stata insignita dal Presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, della Medaglia d’Oro al Merito Civile con la seguente motivazione: “Comunità conventuale sempre occupata nel soccorso dei più deboli, durante l’ultimo conflitto mondiale, con spirito cristiano ed encomiabile virtù civile, si prodigava offrendo aiuto ai perseguitati politici, agli ebrei e a quanti sfuggivano ai rastrellamenti. Subiva la feroce rappresaglia da parte dei soldati tedeschi che pure aveva accolto, sacrificando la vita di numerosi suoi certosini, separati dai confratelli, deportati e dispersi. Nobile esempio di grande spirito di sacrificio e di umana solidarietà”.
Rientrando a Firenze, il cardinal Simoni si è fermato al Monastero Claustrale delle Clarisse di San Micheletto a Lucca. Accolto dalla Madre Badessa, Maria Letizia, e dalle 12 consorelle che, ogni giorno nel silenzio e nel nascondimento, pregano per la Santa Chiesa e per le intenzioni del popolo di Dio. Toccanti le parole del porporato nell’omelia. “Il vangelo non va dato come lo zucchero, ma così com’è!”, la sua esclamazione. Il cardinal Simoni nel commentare i versetti evangelici di San Giovanni, si è richiamato alle parole in cui Gesù “in cui afferma che quando sarà innalzato da terra attirerà tutti a Sé” ed “alla necessità di testimoniare il vangelo in modo autentico e vitale, perché Cristo è la vita e l’energia per gli annunciatori della parola evangelica”. “I potenti, i regni della terra, le ricchezze del mondo, la cibernetica del globo finiscono nella polvere… Solo Gesù, il Crocifisso con la croce ci dà la vita eterna e chi lo ama e crede in Lui non finisce nella polvere, ma ha il gaudio eterno”. Queste le parole del porporato che hanno colpito le Clarisse.
Le comunità religiose hanno tenuto a ringraziare la Segreteria del cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, per l’organizzazione di questa visita.