Vita Chiesa

Papa Francesco, Angelus, «non abusiamo della misericordia di Dio per pigrizia spirituale». Appello per Nicaragua, Nigeria e Mali

«Il fico che il padrone della parabola vuole estirpare rappresenta una esistenza sterile, incapace di donare, incapace di fare il bene», ha spiegato Francesco: «È simbolo di colui che vive per sé stesso, sazio e tranquillo, adagiato nelle proprie comodità, incapace di volgere lo sguardo e il cuore a quanti sono accanto a lui e si trovano in condizione di sofferenza, di povertà, di disagio». A questo «atteggiamento di egoismo e di sterilità spirituale», ha proseguito il Papa, «si contrappone il grande amore del vignaiolo nei confronti del fico: fa aspettare il padrone, ha pazienza, sa aspettare, gli dedica il suo tempo e il suo lavoro. Promette al padrone di prendersi particolare cura di quell’albero infelice». «Nonostante la sterilità, che a volte segna la nostra esistenza, Dio ha pazienza e ci offre la possibilità di cambiare e di fare progressi sulla strada del bene», ha commentato Francesco: «Ma la dilazione implorata e concessa in attesa che l’albero finalmente fruttifichi, indica anche l’urgenza della conversione», ha ammonito Francesco: «La possibilità della conversione non è illimitata; perciò è necessario coglierla subito; altrimenti essa sarebbe perduta per sempre».

«Noi possiamo pensare in questa Quaresima», la proposta del Papa: «Cosa devo fare io per avvicinarmi di più al Signore, per convertirmi, per ‘tagliare’ quelle cose che non vanno? ‘No, no, io aspetterò la prossima Quaresima’. Ma sarai vivo la prossima Quaresima? Pensiamo oggi, ognuno di noi: cosa devo fare davanti a questa misericordia di Dio che mi aspetta e che sempre perdona? Cosa devo fare?». «Noi possiamo fare grande affidamento sulla misericordia di Dio, ma senza abusarne», il monito di Francesco: «Non dobbiamo giustificare la pigrizia spirituale, ma accrescere il nostro impegno a corrispondere prontamente a questa misericordia con sincerità di cuore». «Nel tempo di Quaresima, il Signore ci invita alla conversione», ha concluso il Papa: «Ognuno di noi deve sentirsi interpellato da questa chiamata, correggendo qualcosa nella propria vita, nel proprio modo di pensare, di agire e di vivere le relazioni con il prossimo. Al tempo stesso, dobbiamo imitare la pazienza di Dio che ha fiducia nella capacità di tutti di potersi ‘rialzare’ e riprendere il cammino. Dio è Padre, e non spegne la debole fiamma, ma accompagna e cura chi è debole perché si rafforzi e porti il suo contributo di amore alla comunità».

«Dal 27 febbraio sono in corso in Nicaragua importanti colloqui per risolvere la grave crisi socio-politica in cui versa il Paese. Accompagno con la preghiera l’iniziativa e incoraggio le parti a trovare al più presto una soluzione pacifica per il bene di tutti», ha detto il Papa, al termine dell’Angelus di ieri, in cui ha ricordato anche la beatificazione, in Spagna di Mariano Mullerat i Soldevila: «Padre di famiglia e medico, giovane, morì a 39 anni, si prese cura delle sofferenze fisiche e morali dei fratelli, testimoniando con la vita e con il martirio il primato della carità e del perdono. Un esempio per noi, a cui tanto costa perdonare, a tutti noi. Egli interceda per noi e ci aiuti a percorrere le strade dell’amore e della fraternità, nonostante le difficoltà e le tribolazioni. Un applauso al nuovo Beato!».

Poi il riferimento alla Giornata in memoria dei missionari martiri: «Nel corso del 2018, in tutto il mondo numerosi vescovi, sacerdoti, suore e fedeli laici hanno subito violenze; mentre sono stati uccisi quaranta missionari, quasi il doppio rispetto all’anno precedente», ha fatto notare Francesco, secondo il quale «ricordare questo calvario contemporaneo di fratelli e sorelle perseguitati o uccisi a motivo della loro fede in Gesù, è un dovere di gratitudine per tutta la Chiesa, ma anche uno stimolo a testimoniare con coraggio la nostra fede e la nostra speranza in Colui che sulla Croce ha vinto per sempre l’odio e la violenza con il suo amore».

«Preghiamo per le numerose vittime degli ultimi attentati disumani avvenuti in Nigeria e in Mali», l’appello: «Il Signore accolga queste vittime, guarisca i feriti, consoli i familiari e converta i cuori crudeli». Infine un pensiero per il viaggio a Loreto, «nella Casa della Vergine». «Ho scelto questo luogo per la firma dell’Esortazione Apostolica dedicata ai giovani», ha spiegato il Papa ai fedeli: «Chiedo la vostra preghiera, affinché il ‘sì’ di Maria diventi il ‘sì’ di tanti di noi».