Vita Chiesa

Papa Francesco: beatificazione martiri d’Algeria, «sanare ferite del passato e creare nuova dinamica di convivenza»

Il porporato porta un «fraterno incoraggiamento» affinché la celebrazione «possa aiutare a sanare le ferite del passato e creare una nuova dinamica di incontro e di convivenza come risultato dei nostri beati». Nel messaggio, Francesco rivolge gratitudine e intenzioni di preghiera anche a «tutti i figli e le figlie dell’Algeria che sono stati vittime della stessa violenza per aver vissuto, con fedeltà e rispetto per l’altro, i loro doveri di credenti e cittadini in questa terra benedetta». «La Chiesa cattolica in Algeria sa di essere l’erede, insieme a tutta la nazione algerina, del grande messaggio d’amore offerto da uno dei tanti maestri spirituali della vostra terra, sant’Agostino d’Ippona – conclude il messaggio -. Desidera servire questo stesso messaggio, in un momento in cui tutti i popoli cercano di far avanzare la loro aspirazione a vivere insieme in pace».

La Messa per la beatificazione è stata presieduta dal card. Giovanni Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei santi. «La morte tragica dei beati Pietro Claverie e dei 18 compagni martiri è un seme sparso nei momenti difficili, fecondato dalla sofferenza, che porterà frutti di riconciliazione e di giustizia», ha detto il Cardinale nell’omelia. «In questa terra, qui in Algeria, essi hanno annunciato l’amore incondizionato del Signore verso i poveri e gli emarginati, testimoniando la loro appartenenza a Cristo e alla Chiesa fino al martirio», ha aggiunto il porporato che ha, poi, indicato «la nostra missione di cristiani«: «Seminare ogni giorno il seme della pace evangelica, per gioire dei frutti della giustizia». «Con questa beatificazione – ha aggiunto – noi vorremmo dire all’intera Algeria solo questo: la Chiesa non desidera altro se non servire il popolo algerino, testimoniando amore verso tutti».

Il card. Becciu ha, quindi, osservato che «tutti, pur consapevoli del rischio che li assediava, decisero coraggiosamente di restare al loro posto fino alla fine; in essi si sviluppò una forte spiritualità martiriale radicata nella prospettiva di sacrificare se stessi e offrire la propria vita per una società riconciliata e di pace». Infine, definendo i martiri «straordinari operatori di pace» e «testimoni di fraternità», il cardinale ha indicato la loro «testimonianza luminosa» come «un esempio vivo e vicino per tutti». «La loro vita e la loro morte è un appello diretto a tutti noi cristiani a essere fedeli a ogni costo alla propria vocazione, servendo il Vangelo e la Chiesa in una vita di vera fraternità, nella perseveranza e nella testimonianza della scelta radicale di Dio».