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Ucraina: card. Krajewski, “durante il Concistoro il papa mi ha chiamato e mi ha detto, ‘vai a visitare le comunità assediate nelle zone di guerra’. Ho lasciato il Vaticano e ho percorso 3.600 per essere qui”

“Durante il concistoro, cioè meno di una settimana fa, il Santo Padre mi ha chiamato e mi ha detto: Sarebbe bello se riuscisti ad andare in Ucraina nelle zone di guerra e visitare le comunità assediate da più di 200 giorni, che sono rimaste tra la gente”. Lo ha raccontato il card. Konrad Krajewski, prefetto del nuovo Dicastero per il Servizio della Carità, che ieri ha visitato le città di Haysyn, Uman e diverse comunità di Odessa ed oggi è in viaggio verso Zaporizhzhia con l’intenzione di raggiunge Kharkiv. 

“Ho lasciato il Vaticano, ho percorso quasi 3.600 km in macchina, che è anche un dono di papa Francesco alla diocesi, che visiterò per ultima”. A fare il resoconto della quarta missione dell’elemosiniere di Papa Francesco è la Chiesa cattolica romana ucraina sul suo sito di informazione. “Questo viaggio – ha detto il cardinale – è puramente evangelico. Sono venuto qui per raccontare l’amore del Santo Padre per l’Ucraina. Solo per stare con le persone oppresse e dare loro speranza, per stare con loro in silenzio, perché sappiano che anche se tanti chilometri ci separano, il Papa è con gli ucraini nel suo cuore”. Il cardinale ha quindi ricordato l’appello lanciato ieri da Francesco che dal Kazakistan ha rivolto un nuovo appello per la “martoriata Ucraina” chiedendo la ripresa dei negoziati perché “si provi davvero a raggiungere la pace”. “Anche oggi in Kazakistan – ha commentato Krajewski – il Santo Padre ha parlato della sua amata Ucraina. Penso che sia l’unico leader religioso al mondo che parla dell’Ucraina da 200 giorni in ogni discorso. Oggi ha detto che nessuno al mondo dovrebbe dimenticare l’Ucraina, per non dimenticare questa guerra. Il mio compito è andare lungo il confine, fino a Kharkiv, e stare con tutti coloro che sono evangelicamente presenti nei luoghi in cui sta avvenendo la tragedia. Non è solo la presenza e la consegna dei rosari ai militari o ai privati, è anche un aiuto concreto per vedere i bisogni e, dopo il ritorno a Roma, inviare quanto prima le cose o il denaro necessari a queste comunità. Viva l’Ucraina! Per essere libero il prima possibile! Prego per questo e benedico nel nome del Santo Padre: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo!”.