Vita Chiesa

Comece: «Progettare il futuro del lavoro». Per un’economia al servizio dello sviluppo umano

(Bruxelles) È cambiato il mondo del lavoro e ciò continuerà ad avvenire a motivo delle trasformazioni digitali ed ecologiche in corso, quindi occorre che l’Ue sviluppi una «visione europea chiara» che garantisca che nessun cittadino sia escluso o penalizzato da tale trasformazione. Questa la prospettiva in cui si colloca il documento «Progettare il futuro del lavoro» preparato dal Gruppo di lavoro sui temi sociali della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece). Il testo guarda al 2019, anno delle elezioni europee e al centenario dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo).

Il documento viene presentato oggi a Bruxelles – nel corso di una conferenza internazionale promossa dalla Comece presso il Cese – da mons. Antoine Hérouard che guida la Commissione per gli affari sociali della stessa Comece. Il testo muove da una riflessione sul lavoro, inteso come fonte di guadagno e come «parte integrante dell’identità umana»: il lavoro infatti aiuta a «definire il ruolo delle persone nella società», ne favorisce lo sviluppo personale e veicola «la presa in carico della creazione per rendere la casa comune più prospera per le generazioni future». Vi sono però dei «rischi» oggi: la polarizzazione degli impieghi per cui con la digitalizzazione crescono le opportunità di lavoro molto qualificato ma si perdono i lavori della classe media; la flessibilità che minaccia il diritto del lavoro; la perdita di confini tra vita professionale e vita privata a motivo della digitalizzazione. Occorre quindi «plasmare le attuali tendenze per un mondo del lavoro che sia dignitoso, sostenibile, partecipativo e inclusivo per tutti», visione che si appoggia su una idea di economia che è al servizio dello sviluppo umano integrale.

Il documento Comece presenta quindi 17 «raccomandazioni politiche» per costruire un simile mondo del lavoro: «fare della sostenibilità un principio cardine dell’investimento privato; rafforzare la partecipazione dei partenariati sociali, della società civile e delle Chiese nel semestre europeo (strumento politico dell’Ue per la convergenza economica); ridare forza al dialogo sociale a tutti i livelli; adattare il dialogo sociale a un ambiente post-industriale.

E ancora: aiutare i lavoratori nella transizione al mondo del lavoro (trasformando ad esempio il Fondo di adeguamento alla globalizzazione in un fondo europeo per la transizione); sviluppare programmi ad hoc per lottare contro la disoccupazione di lunga durata; promuovere la giustizia fiscale tra il lavoro e il capitale, operando, fra l’altro, per una giusta tassazione dell’economia digitale e sulla base imponibile comune consolidata per le società, o ancora, imponendo una tassa sulle transazioni finanziarie a livello Ue che ridurrebbe la volatilità dei mercati, la speculazione eccessiva e ristabilirebbe la giustizia fiscale.