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Carovana della pace in Ucraina. Tra stop, imprevisti e allarmi, il viaggio continua: “C’è un popolo che ci aspetta e ha bisogno di aiuto”
Gli imprevisti erano messi in conto. E ieri sera la carovana della pace, partita da Gorizia con destinazione Ivano-Frankivs’k, ha subito alla frontiera ucraino-ungherese di Beregurany-Berehove uno stop di 4 ore, per controlli di natura puramente amministrativi e burocratici.
I pulmini carichi di aiuti umanitari e i 50 volontari hanno così aspettato il via libera delle autorità militari che alla fine è arrivato ma troppo tardi per garantire la continuazione del viaggio in tutta sicurezza e prima che qui, in terra sotto attacco, parta alle 23 il coprifuoco. Una ricerca veloce su google per trovare una sistemazione e via, si decide di fermarsi e ripartire di nuovo all’alba con destinazione la città di Odessa.
E’ stata una giornata nervosissima ieri qui in Ucraina e le notizie che arrivano sui cellulari via telegram dai canali governativi sono allarmanti. I volontari sono preoccupati soprattutto per la situazione a Mykolaiv, la città presa da mesi sotto assedio dai russi, gettando la popolazione nello stremo della fame e della sete. Per questo il popolo di Mykolaiv ha chiesto aiuto ai volontari italiani e sta aspettando la carovana della pace con gli aiuti umanitari necessari per resistere e sopravvivere. Ma le notizie gettano sul viaggio forti incertezze. Potenti esplosioni ieri pomeriggio sono state sentite in città. “Tutti vadano nei rifugi immediatamente”, ha scritto su Telegram il sindaco Oleksandr Sienkovych. In un video, si vede il fumo di una esplosione proprio sul lato destro del ponte che collega Odessa a Mykolaiv, la strada che la carovana della pace deve necessariamente percorrere per raggiungere la città. L’alternativa – dicono i volontari – è passare da Zaporizhzhia, ma lì le condizioni di sicurezza sono forse peggio. Continua il rimpallo di accuse sulla centrale nucleare più grande d’Europa. Le forze russe nel pomeriggio hanno denunciato che le forze ucraine hanno sparato “molto vicino” alla centrale e i colpi hanno raggiunto il tetto di una struttura dell’impianto.
La situazione nella centrale ucraina di Zaporizhzhia, in mano alle forze russe, è da giorni al centro di tensioni fra Mosca e Kiev. Ma ieri è arrivata una buona, anzi buonissima, notizia. La squadra di missione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) è partita per andare alla centrale nucleare di Zaporizhzhia e l’Italia farà parte del team. A darne l’annuncio su twitter è il direttore generale della stessa Aiea, Rafael Grossi: “il giorno è arrivato”, ha scritto. “La Missione di supporto e assistenza a Zaporizhzhya (Isamz) è in arrivo. Dobbiamo proteggere la sicurezza del più grande impianto nucleare dell’Ucraina e d’Europa”. Grossi si è detto “orgoglioso di guidare questa missione”. Sempre nella regione a sud dell’Ucraina preoccupa anche la situazione a Kherson dove ieri sono girate voci di una controffensiva delle forze armate di Kiev per riprendersi la città. Ma la presidenza ucraina ha chiesto ai media locali di evitare di diffondere informazioni non ufficiali. “Capisco i nostri desideri e i sogni”, ha detto il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak. “Tuttavia, suggerisco di procedere con commenti prudenti riguardo a qualsiasi nostra azione militare”.
Nonostante le incertezze, gli allarmi della guerra, gli stop forzati, la carovana della pace non si ferma. “Siamo qui – dice Giuseppe Bertazzoli della Fondazione Punto Missione, aderente Focsiv – per portare solidarietà e aiuto in una zona colpita della guerra. Vorremmo che la nostra presenza sia per questa terra un segno di pace. Non ho paura perché è più forte il desiderio di incontrare questo popolo e testimoniare che la pace è sempre possibile”. A fianco a lui c’è Andrea Stocchiero della Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale. “Ho aderito a questa missione perché sento che è un dovere stare vicino a delle persone che stanno vivendo un dramma come quello della guerra e anche l’esigenza di andare al di là delle immagini che vediamo in tv. Sono immagini che molte volte generano assuefazione all’orrore e banalizzazione della notizia. Questo viaggio ci offre la possibilità di fare una immersione nella realtà che ci fa capire meglio e di più la tragedia di quello che sta succedendo. Timore? Sì. Perché il rischio c’è. Siamo consapevoli di andare in un posto sotto attacco ma la gente ci aspetta e ha bisogno del nostro aiuto”.
Ad aderire all’iniziativa non ci sono solo movimenti e associazioni. C’è anche un comune, quello di Recoaro Terme, rappresentato da Ilaria Svalchiero, assessore al sociale e politiche giovanili. “Abbiamo deciso di aderire a questa missione perché siamo convinti che la pace si costruisce con cose concrete, mettendoci in prima linea e in prima persona. Stare qui per noi significa anche tenere i riflettori accesi su una crisi che purtroppo sta diventando una normalità. Questi aiuti sono il segno concreto per dire a questo popolo: non vi abbiamo dimenticato e non vi lasciamo soli. Ci siamo e per quello che possiamo, vogliamo continuare ad aiutarvi”.