Vita Chiesa

Sinodo 2018: card. Marx, «cambiare non solo la mentalità ma anche strutturalmente» il modo di essere Chiesa

«Il primo giorno mi rende fiducioso del fatto che sarà possibile guardare alla realtà con un occhio più realistico, onesto, rappresentativo» ma che sarà anche possibile dare «un impulso di rinnovamento per il futuro». È il card. Reihnard Marx a esprimere questa impressione oggi, incontrando i giornalisti con tutti i componenti della delegazione tedesca presenti al Sinodo: «Tanti vescovi che sono al Sinodo hanno a che fare con i giovani e questo lo si è già sentito stamane con interventi che non sono stati per niente teorici, ma arrivano da una esperienza pastorale. Questo secondo me è una cosa molto buona». Marx ha parlato della possibilità reale che, con tutto il lavoro preparatorio fatto e con la competenza delle persone presenti, il Sinodo possa veramente essere una occasione per «rivedere», «cambiare non solo la mentalità ma anche strutturalmente» il modo di essere Chiesa, anche nel senso di quanto è stato espresso dai giovani nel pre-sinodo verso una Chiesa «più partecipativa, in cui tutti hanno parte, possono collaborare».

Mons. Stefan Oster, responsabile della Commissione per i giovani della Conferenza episcopale tedesca, si è invece detto colpito dalla «varietà del mondo giovanile, varietà di ricchezze e bisogni nei diversi continenti, che sono stati espressi in modo molto chiaro», ma allo stesso tempo anche «dal fatto che alcune questioni che riguardano i giovani e la Chiesa sono in una certa misura globalizzate: la digitalizzazione, la sessualità, la trasmissione della fede». Tra le cose che hanno colpito mons. Oster, anche che «due vescovi abbiano detto che non si possono più incontrare i giovani con il dogma e la morale ma con la bellezza, l’estetica della fede, cosa di cui c’è ampia disponibilità in tutte le varianti».

«Sinodo è Chiesa in cammino e Chiesa in cambiamento e questo è sempre legato alla paura, perché il cambiamento fa paura. Ma se c’è una persona che non ha assolutamente paura adesso è il Papa, che vuole il cambiamento e la vivacità nella Chiesa». Così padre Clemens Blattert, gesuita a Francoforte, durante l’incontro con i giornalisti da parte della delegazione tedesca presente al Sinodo. «La mia speranza e la mia attesa, di sacerdote quarantenne che lavora nella Chiesa con i giovani, è che questa vivacità interpelli anche i vescovi, l’istituzione, le comunità perché venga voglia di cambiare, di avere fiducia di percorrere nuove strade, anche se insicure».

Alla domanda se in questi giorni se si parlerà anche di celibato, soprattutto in relazione alle situazioni di abusi sessuali nella Chiesa, il vescovo Stefan Oster, responsabile della Commissione per i giovani della Conferenza episcopale tedesca, ha risposto citando lo studio tedesco sugli abusi in Germania, presentato a Fulda la settimana scorsa: le difficoltà delle persone che abusano non nascerebbero tanto «dal loro stato di vita celibatario», ma piuttosto da derive legate a una «sessualità immatura» o a una incapacità di gestire il potere. Su questo si è soffermato anche il card. Reihnard Marx, e sulla necessità, anche nella Chiesa, di «dividere il potere e controllare il potere» per evitare derive, o in altre parole, di «pensare a modi sinodali per la gestione del potere».

Un modello, emerso durante la conferenza stampa, può essere rappresentato proprio dalle associazioni giovanili che funzionano con una modalità di condivisione delle responsabilità e delle decisioni. «Se è vero che sul tema degli abusi dobbiamo concentrarci – ha detto il cardinale -, non dobbiamo però dimenticare che ci sono tanti altri temi che fanno inorridire, che coinvolgono i giovani e che emergono nell’aula del Sinodo: le migrazioni, il traffico degli esseri umani, lo sfruttamento della prostituzione». «E si percepisce che quando un vescovo racconta di queste cose è perché li ha visti, incontrati questi giovani», ha chiosato il cardinale. Invece sul ruolo dei 35 giovani presenti nell’aula del Sinodo come uditori, e che fino ad ora non hanno parlato, il card. Marx ha detto che sono seduti tutti da una parte «ma la loro presenza si sente attraverso i loro applausi e si capisce che cosa pensano: a volte non applaudono quasi, a volte l’applauso è impetuoso. E così si riesca anche a riconoscere un po’ l’orientamento, ciò che ai giovani piace o no».