Vita Chiesa

Papa Francesco, Angelus: credere è mettere al centro della vita l’amore. E dona ai 35 mila un crocifisso

«Gesù è considerato dal popolo un grande profeta. Ma, in realtà, a Lui non interessano i sondaggi e le chiacchiere della gente». Lo ha detto il Papa durante l’Angelus di ieri, pronunciato davanti a 35mila persone. «Egli non accetta nemmeno che i suoi discepoli rispondano alle sue domande con formule preconfezionate, citando personaggi famosi della Sacra Scrittura, perché una fede che si riduce alle formule è una fede miope», ha proseguito Francesco: «Il Signore vuole che i suoi discepoli di ieri e di oggi instaurino con Lui una relazione personale, e così lo accolgano al centro della loro vita. Per questo li sprona a porsi in tutta verità di fronte a sé stessi, e chiede: ‘Ma voi, chi dite che io sia?’. Gesù, oggi, rivolge questa richiesta così diretta e confidenziale a ciascuno di noi: ‘Tu, chi dici che io sia? Voi, chi dite che io sia? Chi sono io per te?’».

«Ognuno è chiamato a rispondere, nel proprio cuore», l’invito del Papa: «E può accadere anche a noi, come a Pietro, di affermare con entusiasmo: ‘Tu sei il Cristo’. Quando però Gesù ci dice chiaramente quello che disse ai discepoli, cioè che la sua missione si compie non nella strada larga del successo, ma nel sentiero arduo del Servo sofferente, umiliato, rifiutato e crocifisso, allora può capitare anche a noi, come a Pietro, di protestare e ribellarci perché questo contrasta con le nostre attese, con le attese mondane». In quei momenti, secondo Francesco, «anche noi meritiamo il salutare rimprovero di Gesù: ‘Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini’».

«La professione di fede in Gesù Cristo non può fermarsi alle parole, ma chiede di essere autenticata da scelte e gesti concreti, da una vita improntata all’amore di Dio, di una vita grande, di una vita con tanto amore per il prossimo», ha concluso il Papa: «Spesso nella vita, per tanti motivi, sbagliamo strada, cercando la felicità solo nelle cose, o nelle persone che trattiamo come cose. Ma la felicità la troviamo soltanto quando l’amore, quello vero, ci incontra, ci sorprende, ci cambia. L’amore cambia tutto! E l’amore può cambiare anche noi, ognuno di noi. Lo dimostrano le testimonianze dei santi».

«Un applauso a don Pino!». Così il Papa, al termine dell’Angelus di ieri ha ricordato il viaggio del giorno precedente a Piazza Armerina e Palermo, nell’occasione del 25° anniversario della morte del Beato Pino Puglisi. «Ringrazio i giovani, le famiglie e tutto il meraviglioso popolo di questa bellissima terra di Sicilia, per la loro calorosa accoglienza», le parole di Francesco: «L’esempio e la testimonianza di don Puglisi continuino ad illuminare tutti noi e a darci conferma che il bene è più forte del male, l’amore è più forte dell’odio. Il Signore benedica voi siciliani e la vostra terra! Un applauso ai siciliani!».

Il regalo del crocifisso. «Due giorni dopo la Festa della Santa Croce, ho pensato di regalare a voi che siete qui in piazza un crocifisso», l’annuncio del Papa ai 35mila fedeli presenti in piazza: «È il segno dell’amore di Dio, che in Gesù ha dato la vita per noi. Vi invito ad accogliere questo dono e a portarlo nelle vostre case, nella camera dei vostri bambini, o dei nonni…, in qualsiasi parte, ma che si veda nella casa. Non è un oggetto ornamentale, ma un segno religioso per contemplare e pregare. Guardando Gesù crocifisso, guardiamo la nostra salvezza. Non si paga niente. Se qualcuno vi dice che dovete pagare è un furbo! No, niente! Questo è un regalo del Papa. Ringrazio le suore, i poveri e i profughi che adesso distribuiranno questo dono, piccolo, ma prezioso! Come sempre, la fede viene dai piccoli, dagli umili».