La comunità dei frati viene formalmente soppressa: dei 4 frati che attualmente risiedono in San Marco, 3 si trasferiranno nell’altro storico convento domenicano della città, quello di Santa Maria Novella. Ma sarà un semplice cambio di residenza: «Faremo vita comune per i pasti e per la notte – sottolinea padre Santarelli – ma durante il giorno continueremo ad essere presenti in San Marco, per il ministero e le attività culturali. E anzi, chissà, lavorare insieme ai nostri confratelli potrebbe aiutarci a trovare nuove idee e nuove energie». Resterà invariato quindi l’orario delle celebrazioni liturgiche, resteranno gli incontri e le varie iniziative di spiritualità, resterà fruibile la biblioteca. «Nella speranza – aggiunge il Rettore della basilica – che in futuro si possa tornare a ripristinare la comunità, e che i frati possano tornare ad abitare nel convento, come è stato per secoli. Non dobbiamo lasciarci scoraggiare». La situazione potrebbe cambiare, in futuro, se cambiassero le condizioni: per il momento però la decisione è presa e il trasferimento sarà a breve. «Ma San Marco – assicura padre Luciano – resta un luogo domenicano». Con una consapevolezza: che tenere aperto San Marco non significa solo rendere visitabile un luogo di grande valore storico e culturale, il convento che è stato di Savonarola e di Giorgio La Pira, del Beato Angelico e di Pico della Mirandola. Si tratta di mantenere viva una presenza orante nel cuore della città: e per questo non servono solo le buone intenzioni, servono persone in grado di rispondere a una vocazione alla gratuità, all’infinito, al mistero. Servono nuove generazioni capaci di ascoltare la chiamata di Dio alla bellezza della vita religiosa.