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Regno Unito: le dimissioni di Johnson. Errori e scandali, fra Brexit e pandemia
Alla fine ha ceduto. Boris Johnson ha telefonato di buon mattino alla Regina Elisabetta, che si trova nel suo castello a Windsor, per preannunciarle le dimissioni da leader Tory. Quindi ha confermato la decisione con un discorso alla nazione. Johnson potrebbe gestire gli affari correnti del governo fino a ottobre, quando il suo partito troverà un nuovo leader in grado di guidare l’esecutivo.
Ora Johnson potrebbe guidare il governo fino all’autunno, anche se dagli avversari laburisti e da ampia parte dei media e della società civile si auspica un ricambio immediato nell’esecutivo, tenendo conto che occorre sostituire diversi ministri che hanno lasciato il posto. Tra i favoriti per prendere il posto di premier figurano l’ex cancelliere Rishi Sunak e la ministra della Politica commerciale Penny Mordaunt.
Nel frattempo il leader dell’opposizione laburista Keir Starmer ha dichiarato che le dimissioni del premier costituiscono “una buona notizia per il Paese”. “Era inadatto all’ufficio. È stato responsabile di bugie, scandali e frodi su larga scala”. Pesante anche il commento della premier scozzese Nicola Sturgeon che prova “un senso di sollievo per il fatto che il caos degli ultimi giorni, anzi mesi, finirà”. Sturgeon ritiene ”insostenibile” la prospettiva che Johnson resti in carica come premier fino all’autunno: “È inadatto a ricoprire la carica di primo ministro”.
Sulle dimissioni si è espresso anche il vice presidente del Consiglio di sicurezza della Russia Dmitry Medvedev: le dimissioni di Boris Johnson sarebbero, a suo avviso, ”il risultato logico dell’arroganza britannica e della sua politica mediocre sul piano internazionale”. “Abbiamo tutti visto che il signor Johnson è stato il principale falco e il principale russofobo. I migliori amici dell’Ucraina se ne stanno andando”.