Vita Chiesa
Economia e finanza, la Santa Sede chiede più regole per non rassegnarsi al cinismo
Più regole per non rassegnarsi al «cinismo» dei mercati e di una finanza a volte troppo «creativa» e con il «fiato corto», in grado di mettere a rischio i destini di popoli, Stati, imprese, famiglie. È quanto chiede il nuovo documento della Congregazione per la dottrina della fede e del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Tra le proposte, la tassazione sull’off shore, una certificazione pubblica di tutti i prodotti finanziari e l’istituzione di un “coordinamento” stabile sovra-nazionale.
Alle radici della crisi. La recente crisi finanziaria “poteva essere l’occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici e per una nuova regolamentazione dell’attività finanziaria”. Invece, la denuncia della Santa Sede, nonostante i molti sforzi positivi, ritorna in auge “un egoismo miope e limitato al corto termine” che mette a rischio l’autentico benessere della maggior parte degli uomini e delle donne del nostro pianeta. Ma l’egoismo “alla fine non paga e fa pagare a tutti un prezzo troppo alto”: è urgente allora “elaborare nuove forme di economia e finanza”, partendo dal presupposto che “nessun profitto è legittimo quando vengono meno l’orizzonte della promozione integrale della persona umana, della destinazione universale dei beni e dell’opzione preferenziale per i poveri”.
Non solo “Pil”. Il benessere non è solo “Pil”, e il profitto va sempre perseguito ma mai ad ogni costo. Sì alla “sana libertà di iniziativa”, no a “forme di oligarchia che alla fine nuocciono alla stessa efficienza del sistema economico”, come dimostra lo strapotere dei grandi network economico-finanziari. I mercati non sono in grado di autoregolarsi, la denuncia. Tra le pratiche stigmatizzate nel documento, i “casi di immoralità prossima, occasioni in cui molto facilmente si generano abusi e raggiri, specie ai danni della controparte meno avvantaggiata”.
“La rendita da capitale insidia ormai da vicino, e rischia di soppiantare, il reddito da lavoro, spesso confinato ai margini dei principali interessi del sistema economico”, il grido d’allarme contenuto nel documento vaticano, che mette in guardia dalla “cattiva finanziarizzazione dell’economia”.
Applicare tassi d’interesse eccessivamente elevati, al limite dell’usura, è una pratica illegittima, dannosa per lo stesso funzionamento del sistema economico, che dovrebbe invece promuovere “assai positive” come il credito cooperativo, il microcredito, il credito pubblico a servizio delle famiglie, delle imprese, delle comunità locali e il credito di aiuto ai Paesi in via di sviluppo.
Più regole. “Introdurre una certificazione da parte dell’autorità pubblica nei confronti di tutti i prodotti che provengono dall’innovazione finanziaria, allo scopo di preservare la sanità del sistema e prevenire effetti collaterali negativi”. È una delle proposte contenute nel nuovo documento della Santa Sede, in cui si auspica la costituzione di “un coordinamento sovra-nazionale fra le diverse architetture dei sistemi finanziari locali”, in modo da costituire una sorta di “biodiversità economica e finanziaria”. All’interno della globalizzazione del sistema finanziario, è auspicabile inoltre la costituzione di “un coordinamento stabile, chiaro ed efficace, fra le varie autorità nazionali di regolazione dei mercati”, le cui attività siano “indipendenti e vincolate alle esigenze dell’equità e del bene comune”.
Imprese e banche. La responsabilità sociale dell’impresa va esercitata “sia ad extra che ad intra”, la raccomandazione per le aziende, dove i “grandi guadagni” di manager e azionisti “finiscono per spingere a prese di rischio eccessive e per lasciare le imprese debilitate e depauperate di quelle energie economiche che avrebbero loro assicurato adeguate prospettive per il futuro”. Per quanto riguarda le banche, la proposta è l’istituzione di Comitati etici “da affiancare” ai Consigli di amministrazione. L’altro auspicio è quello di “una pubblica regolazione e valutazione super partes dell’operato delle agenzie di rating del credito”.
Derivati e off shore. Alcuni derivati sono “ordigni ad orologeria pronti a deflagare prima o poi la loro inattendibilità economica e ad intossicare la sanità dei mercati”, tuona la Santa Sede. Sotto accusa anche i “credit default swap” (Cds), il cui mercato, alla vigilia della crisi finanziaria del 2007, era così imponente da rappresentare all’incirca l’equivalente dell’intero Pil mondiale. Altra concausa della crisi, cominciata in Usa con i mutui “subprime”, sono i sistemi bancari collaterali (shadow banking system), o sistemi “ombra”, che hanno favorito, in modo sconsiderato l’uso della cosiddetta “finanza creativa”, il cui intento è di carattere “speculativo, se non predatorio”. Stesso intento di cui si nutre anche il mondo della finanza offshore, le cui sedi sono divenute luoghi abituali per il riciclaggio di denaro “sporco”. “Basterebbe una minima tassa sulle transazioni compiute offshore per risolvere buona parte del problema della fame nel mondo”, la proposta provocatoria. Senza contare il debito pubblico che pesa sugli Stati e che oggi rappresenta “uno dei maggiori ostacoli al buon funzionamento ed alla crescita delle varie economie nazionali”.
Voto col portafoglio. “Ciascuno di noi può influire in modo decisivo” sui mercati, che vivono grazie alla domanda e all’offerta di beni. È l’appello con cui si conclude il documento, nel quale si definisce “quanto mai importante un esercizio critico e responsabile del consumo e dei risparmi” e si invita al “voto con il portafoglio”.