Vita Chiesa

Congregazione per l’educazione cattolica: Istruzione sugli studi di diritto canonico alla luce della riforma del processo matrimoniale

Dopo la pubblicazione dei due Motu proprio del Papa in materia – Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et misericors Iesus – il nuovo documento vaticano stabilisce che per la formazione dei futuri canonisti, «in coerenza con la Veritatis gaudium», accanto al ciclo della licenza in diritto canonico, che rimane, sia prevista la possibilità di ottenere anche un diploma in diritto matrimoniale e processuale, «soprattutto per quelli che hanno ottenuto, per una giusta causa dal Supremo Tribunale della Segnatura apostolica, la dispensa dal grado accademico», si legge in un comunicato del dicastero della Santa Sede. Anche per gli altri operatori nel tribunale ecclesiastico, «per i quali la legge non prevede un grado accademico», è offerto «un percorso accademico, e si prevede una adeguata preparazione minima per i consulenti nella pastorale matrimoniale e familiare». La nuova normativa, inoltre, sottolinea «i requisiti necessari che assicurano la qualità delle istituzioni già esistenti oppure quelli che saranno eretti o approvati in futuro». Fra le novità del documento, figura anche «la possibilità di erigere Dipartimenti di diritto canonico nelle Facoltà di teologia, la possibilità di erigere Cattedre di diritto canonico nelle Facoltà di giurisprudenza nelle Università cattoliche e la promozione degli studi di diritto canonico nel primo ciclo di una Facoltà di teologia, nella quale deve essere insegnata la suddetta disciplina sempre da un docente stabile», in modo da «sostenere e approfondire la cultura giuridica nella Chiesa». Le istituzioni accademiche dovranno adeguarsi alla nuova normativa fin dall’inizio dell’anno accademico 2019-2020.

La riforma di Papa Francesco dei processi canonici per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio richiede una «preparazione differenziata» e «ulteriori risorse di personale per garantire un adeguato servizio». È quanto si legge nell’Istruzione diffusa oggi per «incoraggiare e fornire orientamenti per gli studi di diritto canonico». «garantire la qualità accademica» delle istituzioni al servizio della Chiesa ed individuare «nuove figure implicate» nella riforma del processo matrimoniale avviata dal Santo Padre. Il nuovo documento della Santa Sede è il frutto di una «approfondita valutazione del numero, della consistenza accademica e della reale capacità» delle istituzioni ecclesiastiche di «rispondere alle nuove esigenze», in un panorama in cui si registra un «calo numerico» dei docenti e degli studenti, con la «crescente presenza di studenti laici» che risulta «un elemento prezioso e stimolante» ma «aumenta la complessità nella impostazione e gestione, soprattutto a causa degli studenti che non provengono dagli studi teologici». Di qui la necessità di riconsiderare i piani di studi, aiutando le istituzioni preposte a «garantire la qualità degli studi di diritto canonico, preparare i futuri docenti, investire di più nella ricerca». Nei tribunali ecclesiastici, in particolare, occorre garantire «una preparazione differenziata» delle diverse figure chiamate ad operare. «Agli uffici già previsti dal Codice di diritto canonico, la riforma introdotta da Papa Francesco indica ulteriori risorse di personale per garantire un adeguato servizio», si fa notare nel documento.

«Qualificare, potenziare, differenziare». Con questi tre verbi mons. Angelo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’educazione cattolica, ha sintetizzato l’obiettivo della nuova Istruzione sugli studi di diritto canonico alla luce della riforma del processo matrimoniale. Durante il briefing svoltosi oggi in Sala stampa vaticana, Zani ha sottolineato che per rispondere alle richieste del Papa di «tenere alto il livello degli studi ecclesiastici, senza però moltiplicare» le facoltà, occorre fornire una formazione differenziata a tre diverse tipologie: il primo livello è quello di base, che chiede di «aggiornare e preparare meglio i pastori e i loro più stretti collaboratori, per una pastorale più mirata»; il secondo livello è quello intermedio dei centri di pastorale familiare, per «un accompagnamento più mirato e specifico» degli operatori, in gran parte laici, che vi operano; il terzo livello infine è quello più specifico, che deve fornire la preparazione adeguata agli avvocati e ai presidenti dei tribunali diocesani. Attualmente, ha ricordato Zani, sono 42 le Facoltà di diritto canonico nel mondo: d’intesa con il Supremo tribunale della Segnatura apostolica, che ha la responsabilità di tutti i tribunali ecclesiastici del mondo, la Congregazione per l’educazione cattolica chiede alle facoltà di «qualificare i corsi che ci sono e di aggiungere i corsi che non necessitano uno sbocco di licenza e di dottorato, in un formato più ridotto destinato alle figure intermedie».

In molte delle 1.365 università cattoliche sparse nel mondo ci sono, inoltre, molte facoltà di giurisprudenza: in esse è ora possibile aprire cattedre di diritto canonico, in modo da evitare il «genericismo» in una «cultura del diritto che oggi si è un po’ impoverita». «Noi dobbiamo garantire la formazione degli esperti: il discorso dei costi non ci compete», ha detto Zani rispondendo alle domande dei giornalisti, ricordando che il nuovo documento contiene «un’analisi molto dettagliata» delle facoltà di diritto canonico, che registrano una «forte concentrazione su Roma» e una «povertà in altre zone e continenti», come l’America Latina e l’Africa, dove c’è invece «una grande richiesta». Di qui la necessità, non solo per il diritto canonico ma in generale per le istituzioni ecclesiastiche, di una «ridistribuzione» dell’offerta, «evitando doppioni e aprendo nuove specializzazioni». Un processo, questo che «è già iniziato, in particolare nelle pontificie università romane», ha reso noto Zani