Vita Chiesa

Bassetti: «C’è una società da pacificare». Le conclusioni del Consiglio Permanente della Cei

«Il 4 marzo gli italiani hanno votato. I partiti oggi hanno non solo il diritto, ma anche il dovere di governare e orientare la società. Per questo il Parlamento deve esprimere una maggioranza che interpreti non soltanto le ambizioni delle forze politiche, ma i bisogni fondamentali della gente, a partire da quanti sono più in difficoltà». Nel presentare le conclusioni del Consiglio permanente dei vescovi italiani, il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, ha lanciato un messaggio alle forze politiche. “Si governi, fino a dove si può, con la pazienza ostinata e sagace del contadino, nell’interesse del bene comune e dei territori”, l’auspicio del presidente della Cei che ha citato le parole pronunciate da Alcide De Gasperi un anno prima di morire, chiudendo la campagna elettorale, il 5 giugno 1953 a Roma: “In questa dura campagna troppi predicarono l’odio, l’odio della demolizione e della vendetta. Ma il popolo italiano ha bisogno di fraternità e di amore. Tutti ne abbiamo bisogno, i milioni di poveri che reclamano un’opera di redenzione sociale; i milioni del ceto medio che mantengono a fatica, nelle accresciute esigenze, il decoro della vita; i milioni di giovani contesi e straziati da opposte fazioni. Ci vuole più amore, più fraternità”. “C’è una società da pacificare. C’è una speranza da ricostruire. C’è un Paese da ricucire”, ha ribadito il cardinale: “Chi è disponibile a misurarsi su questi orizzonti ci troverà a camminare al suo fianco”.

“Alla vigilia dell’avvio ufficiale della nuova Legislatura, rilanciamo con forza l’invito al dialogo sociale, al dirsi le cose in maniera trasparente e costruttiva”. È l’appello del card. Bassetti alle forze politiche. “In una società plurale il dialogo dev’essere assunto non tanto per tattica di convenienza, ma per convinzione morale, come metodo, disposti quindi a farne proprie fino in fondo le regole”, ha ammonito tracciando le conclusioni del Consiglio permanente dei vescovi italiani. “Su questo fronte come Chiesa ci siamo”, ha affermato il porporato: “Ci siamo, con l’onestà di chi riconosce come l’inverno presenti a volte anche il volto di una fede che incide poco”, ha specificato il porporato a proposito della modalità di presenza della Chiesa in Italia: “Una fede che, sì, guarda al Cielo, ma che poi stenta a tenere i piedi per terra; una fede che talvolta diserta la strada, una fede che latita dove invece dovremmo trovarla impegnata a tradurre il Vangelo in segni di vita. Una fede, in definitiva, spesso dissociata dal giudizio sulla realtà sociale e dalle scelte conseguenti, che invece dovrebbe generare”. “Se questo può accadere, come Chiesa abbiamo una ragione in più per rinnovare la nostra disponibilità a continuare a fare la nostra parte”, la tesi di Bassetti: “Crediamo che la storia – anche la storia di oggi, la nostra storia – sia guidata dallo Spirito Santo, che suscita uomini ‘liberi e forti’. Ci riconosciamo nella tradizione democratica del nostro Paese e sentiamo la responsabilità di contribuire a mantenerlo unito. Ci impegniamo ad ascoltare questa stagione, a ragionare insieme e in maniera organizzata sul cambiamento d’epoca in atto e a portare avanti con concretezza un lavoro educativo e formativo appassionato”.

Bassetti ha anche annunciato una lettera alle parrocchie “per una riflessione sul tema dell’immigrazione che aiuti a passare dalla paura all’incontro, dall’incontro alla relazione, dalla relazione all’integrazione”. È uno dei temi su cui si sono confrontati i vescovi nel Consiglio permanente. A riferirlo ai giornalisti, tracciando le conclusioni della tre-giorni, è stato il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei. Tra gli altri temi, le iniziative con i giovani in vista del prossimo Sinodo dei Vescovi e l’incontro di riflessione e spiritualità per le Chiese dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Bassetti ha concluso con un “pensiero affettuoso” al Santo Padre: “Per tutte le Chiese che sono in Italia il quinto anniversario del suo pontificato è motivo di profonda gratitudine”, ha assicurato. “Come Pastori – ha proseguito – ci sentiamo interpreti di tale riconoscenza, consapevoli che gli stessi auguri con i quali ci stringiamo al Successore di Pietro, ci impegnano a proseguire con rinnovato slancio il cammino pastorale da lui propostoci con semplicità, umiltà e vigore”.