Vita Chiesa

Papa Francesco: liturgia penitenziale, «l’amore di Dio non conosce limiti, confini, ostacoli»

«L’amore di Dio – ha spiegato Francesco sulla scorta del Vangelo di Giovanni – è sempre più grande di quanto possiamo immaginare, e si estende perfino oltre qualsiasi peccato la nostra coscienza possa rimproverarci». «È un amore che non conosce limiti ed è privo di confini», ha precisato il Papa: «Non possiede quegli ostacoli che noi, al contrario, siamo soliti porre davanti a una persona, per la paura che venga a privarci della nostra libertà».

Dio non si allontana da noi. «La condizione di peccato ha come conseguenza la lontananza da Dio. E, in effetti, il peccato è una modalità con cui noi ci allontaniamo da lui. Ma questo non significa che lui si allontani da noi», ha ribadito il Papa. «La condizione di debolezza e di confusione in cui ci pone il peccato, è un motivo in più perché Dio ci rimanga vicino», ha garantito Francesco: «Questa certezza deve sempre accompagnarci nella vita». «Qualunque cosa esso possa rimproverarci, Dio è più grande del nostro cuore», ha esclamato il Papa citando il Vangelo di Giovanni, che è «una conferma per rassicurare il nostro cuore ad avere sempre una incrollabile fiducia nell’amore del Padre». «La sua grazia continua a lavorare in noi per rendere più forte la speranza che non saremo mai privati del suo amore, nonostante qualsiasi peccato possiamo aver compiuto, rifiutando la sua presenza nella nostra vita», ha spiegato Francesco.

«Prendere coscienza del disorientamento che spesso prende la nostra esistenza, proprio come è avvenuto a Pietro». Nell’omelia il Papa ha rivolto questo invito ai fedeli presenti. Quando sentì il canto del gallo, ha ricordato Francesco citando il relativo episodio del Vangelo di Matteo, «Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: ‘Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte’. E, uscito fuori, pianse amaramente». «Il canto del gallo – il commento del Papa – sembra cogliere un uomo ancora confuso, poi egli si ricorda delle parole di Gesù e finalmente si spezza il velo e Pietro comincia a intravedere tra le lacrime che Dio si rivela nel Cristo schiaffeggiato, insultato, rinnegato da lui ma che per lui va a morire. Pietro, che avrebbe voluto morire per Gesù, adesso comprende che deve lasciare che egli muoia per lui. Pietro voleva insegnare al suo Maestro, voleva precederlo, invece è Gesù che va a morire per Pietro; e Pietro questo non lo aveva capito, non lo aveva voluto capire».

«Come è difficile lasciarsi amare davvero!», ha esclamato il Papa, al termine dell’omelia. «Vorremmo sempre che qualcosa di noi non fosse legato a riconoscenza, mentre in realtà siamo debitori di tutto, perché Dio è il primo e ci salva totalmente, con amore», l’analisi di Francesco. L’esempio citato è quello di Pietro, che dopo averlo rinnegato per tre volte «si confronta ora con la carità del Signore e finalmente capisce che lui lo ama e gli chiede di lasciarsi amare. Pietro si accorge che aveva sempre rifiutato di lasciarsi amare, aveva sempre rifiutato di lasciarsi salvare pienamente da Gesù, e quindi non voleva che Gesù lo amasse del tutto». «Chiediamo ora al Signore la grazia di farci conoscere la grandezza del suo amore, che cancella ogni nostro peccato», l’esortazione finale: «Lasciamoci purificare dall’amore per riconoscere il vero amore!».

Il Papa si è confessato prima di confessare a sua volta. Dopo il prolungato momento di silenzio per l’esame di coscienza che ha fatto seguito all’omelia, le litanie e la recita del «Padre Nostro» il Papa ha lasciato «la sua postazione» a lato dell’Altare della Confessione per dirigersi a piedi verso la zona dove sono ubicati i confessionali, gli altari laterali. Di buon passo si è diretto verso uno di essi per inginocchiarsi davanti al suo confessore, intorno alle 17.30. Dopo una decina di minuti, ricevuta l’assoluzione, è diventato lui stesso il confessore di alcuni penitenti. È il cuore della liturgia penitenziale, introdotta dall’inizio del Pontificato per il venerdì che precede la quarta domenica di Quaresima.