Vita Chiesa

Papa Francesco ai maroniti: c’è bisogno di «pastori che non hanno paura di farsi mangiare dalla gente»

«Non sarete chiamati a esercitare, anche bene, un incarico – ha ammonito Francesco mettendo in guardia dal ‘rischio di venire assorbiti dalla cultura del provvisorio e dell’apparenza’ – ma a vivere una missione, senza risparmio, senza tanti calcoli, senza limiti di disponibilità». «Avrete voi stessi bisogno di ascoltare tanto la gente», l’invito: «Dio, infatti, vi confermerà anche attraverso le loro vite, attraverso molti incontri, attraverso le sue imprevedibili soprese. E voi, come Pastori a stretto contatto col gregge, assaporerete la gioia più genuina quando vi chinerete su di loro, facendo vostre le loro gioie e le loro sofferenze, e quando, al termine della giornata, potrete raccontare al Signore l’amore che avrete ricevuto e donato». «Tutto questo siete chiamati a vivere in un tempo non privo di sofferenze e di pericoli, ma anche gravido di speranze», ha detto il Papa: «Il popolo che vi sarà affidato, disorientato dall’instabilità che purtroppo continua a ripercuotersi sul Medio Oriente, cercherà in voi dei pastori che lo consolino: pastori con la parola di Gesù sulle labbra, con le mani pronte ad asciugare le lacrime e ad accarezzare volti sofferenti; pastori dimentichi di sé e dei propri interessi; pastori che non si scoraggiano mai, perché traggono ogni giorno dal pane eucaristico la dolce forza dell’amore che sazia; pastori che non hanno paura di ‘farsi mangiare’ dalla gente, come pani buoni offerti ai fratelli».

«Di fronte alle molteplici necessità che vi attendono, può venire la tentazione di agire alla maniera del mondo, ricercando chi è forte piuttosto che chi è debole, guardando a chi ha mezzi piuttosto che a chi ne è privo», ha detto ancora il Papa ai membri del Collegio Maronita di Roma, esortandoli a fuggire «le tentazioni di carrierismo, potere, clericalismo». «Il corso che onora la vita cristiana non è l’ascesa verso i premi e le sicurezze appaganti del mondo, ma la discesa umile nel servizio. È la strada di Gesù, non ce n’è un’altra», il monito di Francesco per rifiutare «il successo, la gloria, il denaro», in modo da «annunciare la salvezza per tutti i popoli, proclamare con la vita la misericordia di Dio. Questo cambia la storia». Due i desideri affidati ai presenti dal Papa: il primo, la pace. «Oggi la fraternità e l’integrazione rappresentano sfide urgenti, non più rimandabili, e a questo proposito il Libano non ha solo qualcosa da dire, ma una speciale vocazione di pace da compiere nel mondo», la consegna di Francesco: «Tra i figli della vostra terra, voi, in modo particolare, sarete chiamati a servire tutti come fratelli, anzitutto sentendovi di tutti fratelli. Aiutati dalle vostre conoscenze, adoperatevi perché il Libano possa sempre corrispondere alla sua vocazione di essere luce per i popoli della regione e segno della pace che viene da Dio». Il secondo desiderio riguarda i giovani: «Come Chiesa – ha assicurato il Papa – vogliamo averli sempre più a cuore, accompagnarli con fiducia e pazienza, dedicando loro tempo e ascolto. I giovani sono la promessa dell’avvenire, il più serio investimento per il vostro ministero». Poi la citazione di Benedetto XVI, che incontrando nel 2012 i giovani del Libano disse: «Giovani del Libano, siate accoglienti e aperti, come Cristo vi chiede e come il vostro Paese vi insegna». «A voi la missione di aiutarli ad aprire il cuore al bene, perché sperimentino la gioia di accogliere il Signore nella loro vita», ha concluso Francesco.