Vita Chiesa
Card. Bassetti: «No a promesse elettorali che non si possono mantenere. Sulla razza discorsi che credevamo sepolti»
«Chiedere a Dio che ci dia la lucidità di chiamare la realtà col suo nome, il coraggio di chiedere perdono e la capacità di imparare ad ascoltare quello che Lui ci sta dicendo». Il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, ha cominciato la sua prolusione al Consiglio permanente citando il viaggio del Papa in Cile e Perù, che si è appena concluso, esortando i vescovi italiani a farlo proprio. «Essere padri nella fede – ha commentato il cardinale – significa essere umili servitori di tutto il popolo cristiano; pastori che sanno ascoltare, perdonare e, soprattutto, affrontare la realtà così come ci si presenta e non come vorremmo che fosse, in base alle nostre idee o ai nostri progetti».
«Ricostruire, ricucire e pacificare». Sono i tre verbi attorno ai quali il card. Gualtiero Bassetti ha articolato la sua prolusione. «Ancora oggi non possiamo dimenticare quelle migliaia di persone che hanno perso tutto con il terremoto», l’appello di Bassetti: «Sentiamo una vicinanza intima e profonda con questi uomini e queste donne. Ricostruire quelle case, riedificare quelle città, significa donare un futuro a quelle famiglie e vuol dire ricostruire la speranza per l’Italia intera». La seconda urgenza «spirituale» è «ricucire la comunità ecclesiale italiana, esortandola a interpretarsi nell’orizzonte della Chiesa universale. Ricucire la società italiana, aiutandola a vivere come corpo vivo che cammina assieme». Infine, c’è l’urgenza «sociale» di «pacificare ciò che è nella discordia»: «Il nostro Paese – l’analisi del presidente della Cei – sembra segnato da un clima di ‘rancore sociale’, alimentato da una complessa congiuntura economica, da una diffusa precarietà lavorativa e dall’emergere di paure collettive. Pacificare la società – ha osservato il cardinale – significa incamminarsi con spirito profetico lungo una strada nuova: quella strada che Giorgio La Pira chiamava ‘il sentiero di Isaia’. Un sentiero di pace che si propone di abbattere ‘il muro della diffidenza’ e di costruire ponti di dialogo».
«Bisogna reagire a una ‘cultura della paura’ che, seppur in taluni casi comprensibile, non può mai tramutarsi in xenofobia o addirittura evocare discorsi sulla razza che pensavamo fossero sepolti definitivamente». È la parte della prolusione del card. Gualtiero Bassetti dedicata alle migrazioni. «Non è chiudendo che si migliora la situazione del Paese», ha ammonito il cardinale. Il nostro futuro, la tesi di Bassetti, si misura con il fenomeno globale delle migrazioni: «Un tema complesso e cruciale, la cui discussione pubblica, però, è troppo spesso influenzata da equivoci, incomprensioni e contese politiche». A tal proposito, il presidente della Cei ha ricordato che «la Chiesa cattolica, sin dalla fondazione, si prende cura dei poveri, degli ‘scartati’ e degli ‘sconfitti della storia’, con uno spirito di totale obbedienza al Vangelo, perché vede nelle loro piaghe il riflesso di quelle di Cristo sulla Croce». «L’antisemitismo è inammissibile», ha aggiunto ricordando le parole di Paolo VI nella Populorum Progressio.
«Lavorare meglio, lavorare tutti». È lo slogan con cui il card. Gualtiero Bassetti ha riassunto l’obiettivo da porsi per affrontare quella che è «una priorità ma soprattutto una vera emergenza sociale, resa ancora più impellente dai dati relativi alla disoccupazione giovanile». «Sono troppi i nostri ragazzi che vengono ingiustamente mortificati nel loro talento e duramente provati nelle loro aspettative di vita, costringendoli spesso ad un’amara e dolorosa emigrazione», il grido d’allarme lanciato da Bassetti: «È un grido di dolore e di aiuto quello che viene dai nostri giovani. Che va raccolto e va fatto nostro. Come faremo nel prossimo Sinodo dei vescovi». Riguardo al tema del lavoro, Bassetti ha espresso gratitudine al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, «che nel suo discorso di fine anno, ha sottolineato con forza che il lavoro resta la priorità per l’Italia». «Ormai da molto tempo anche come Chiesa italiana stiamo insistendo su questo tema, considerandolo una delle priorità irrinunciabili», ha fatto notare il cardinale: «Da Cagliari, dove lo scorso ottobre abbiamo vissuto la 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani, siamo ripartiti con alcune proposte concrete sul lavoro. Quest’esperienza, ampiamente positiva, non va sprecata, ma rafforzata e fatta crescere insieme con tutti coloro che vorranno impegnarsi in questo campo». Per Bassetti, gli obiettivi da raggiungere «sono grandi e impellenti: creare lavoro, combattere la precarietà e rendere compatibile il tempo di lavoro con il tempo degli affetti e del riposo». Come ha detto Francesco, il lavoro è sacro, fornisce dignità ad ogni persona umana e alla famiglia.
Bassetti ha parlato anche delle famiglie, «motore sociale del Paese». Nel su discorso ha definito «un dato che inquieta» quello relativo alla condizione di povertà assoluta delle famiglie italiane: «Oltre un milione e mezzo – con un aumento di ben il 97% rispetto a dieci anni fa». «È necessario ripeterlo con forza: è urgente e doveroso aiutare, curare e sostenere, in ogni modo possibile, le famiglie italiane», ha ribadito il presidente della Cei: «Perché nelle famiglie risiede la struttura portante della nostra società e si pongono le basi del futuro». Da questo punto di vista, secondo i vescovi italiani «fa ben sperare l’ampia condivisione che il ‘Patto per la natalità’, presentato la scorsa settimana dal Forum delle associazioni familiari, ha raccolto tra tutti gli esponenti di partito: chiediamo che alle dichiarazioni compiaciute segua la volontà concreta di porre le politiche familiari come priorità all’interno dei vari programmi in vista delle elezioni».
Dopo aver richiamato «il valore morale e democratico del voto», Bassetti ha puntualizzato che «la Chiesa non è un partito e non stringe accordi con alcun soggetto politico». Dialogare significa, invece, «cercare il bene comune per tutti: in questa prospettiva – la sola che ci sta a cuore – possiamo tracciare un orizzonte di idee e proposte che vogliono essere un contributo fattivo e concreto alla discussione pubblica», ha proseguito il cardinale, rivolgendo «a tutti i candidati un invito a riflettere sulla natura della vocazione politica. Perché di questo si tratta: una vocazione, una missione e non un trampolino di lancio verso il potere».Ai politici Bassetti ha raccomandato «sobrietà, nelle parole e nei comportamenti»: «La campagna elettorale sta rendendo serrato il dibattito, ma non si può comunque scordare quanto rimanga immorale lanciare promesse che già si sa di non riuscire a mantenere», ha ammonito il cardinale, secondo il quale «altrettanto immorale è speculare sulle paure della gente: al riguardo, bisogna essere coscienti che quando si soffia sul fuoco le scintille possono volare lontano e infiammare la casa comune, la casa di tutti». Ai candidati, infine, Bassetti ha raccomandato «la ricerca sincera del bene comune, non a parole ma con i fatti». «Per il futuro del Paese e dell’intera sua popolazione, da Nord a Sud – l’appello – occorre mettere da parte le vecchie pastoie ideologiche del Novecento e abitare questo tempo con occhi sapienti e nuovi propositi di ricostruzione del tessuto sociale ed economico dell’Italia». «In questa grande opera – l’augurio – è auspicabile l’impegno di tutte le persone di buona volontà, chiamate a superare le pur giustificate differenze ideologiche per raggiungere una reale collaborazione nel servizio del bene comune». Tra gli ambiti privilegiati su cui impegnarsi, Bassetti ha raccomandato la scuola, “dove si gioca la partita decisiva del percorso formativo dei nostri ragazzi». «Di questa scuola – ha ricordato il presidente della Cei – sono parte integrante e qualificata le scuole pubbliche paritarie, ancora in attesa ell’adempimento di promesse relative a sostegni doverosi, da cui dipende la loro stessa sopravvivenza».
Ai politici cattolici, invitandoli a vivere la politca con gratuità e spirito di servizio, guardando ai modelli più alti del cattolicesimo politico italiano, ha raccomandato di avere cura Abbiate cura «senza intermittenza dei poveri e della difesa della vita»: «sono due temi speculari – ha aggiunto -, due facce della stessa medaglia, due campi complementari e non scindibili. Non è in alcun modo giustificabile chiudere gli occhi su un aspetto e considerare una parte come il tutto». «Un bambino nel grembo materno e un clochard, un migrante e una schiava della prostituzione hanno la stessa necessità di essere difesi nella loro incalpestabile dignità personale», ha ammonito il cardinale: «E di essere liberati dalla schiavitù del commercio del corpo umano, dall’affermazione di una tecnoscienza pervasiva e dalla diffusione di una mentalità nichilista e consumista».
«La vita non si uccide, non si compra, non si sfrutta e non si odia!» ha esclamato Bassetti, che nella parte finale della prolusione al Consiglio permanente è intervenuto anche sulle recenti norme sul testamento biologico. «Ci preoccupa – ha affermato – la salvaguardia della speciale relazione tra paziente e medico, la giusta proporzionalità delle cure – che non deve mai dar luogo alla cultura dello scarto –, la possibilità di salvaguardare l’obiezione di coscienza del singolo medico e di evitare il rischio di ‘aziendalismo’ per gli ospedali cattolici». Durante i lavori del Consiglio permanente della Cei, ha annunciato il presidente, verrà affrontata, tra l’altro, «una proposta che mi sta particolarmente a cuore e che, in un orizzonte davvero europeo, riguarda il rilancio dell’impegno per la pace nel Mediterraneo».