Vita Chiesa

Papa Francesco ai vescovi dell’India: no a isolamento e separazione, sì a rispetto e collaborazione

Francesco, inoltre, ha stabilito che «le nuove come le esistenti circoscrizioni risultino affidate all’arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly e al Sinodo dei vescovi della Chiesa siro-malabarese». «La presenza di diversi vescovi delle varie Chiese sui iuris nello stesso territorio potrà essere motivo sicuramente di bellissima e vivificante comunione e testimonianza», sostiene il Papa, ricordando che «questa è la visione del Concilio Vaticano II».

«Mi auguro che questa mia decisione sia accolta con spirito generoso e sereno, anche se potrà essere motivo di apprensione per alcuni, perché molti siro-malabaresi, per anni privi della cura pastorale nel rito proprio, sono completamente immersi nella vita della Chiesa latina», l’auspicio di Francesco, che si dice «convinto che tutti gli interessati dimostreranno che non c’è bisogno di preoccupazione: la vita della Chiesa non va sconvolta dai provvedimenti in questione». «Tale nostro provvedimento – precisa, infatti, il Papa – non deve essere interpretato negativamente come una imposizione ai fedeli di lasciare le comunità in cui hanno trovato accoglienza, a volte per diverse generazioni, e alle quali hanno contribuito in modi diversi, ma piuttosto come un invito ed insieme una opportunità di realizzare la crescita nella fede e nella comunione con la propria Chiesa sui iuris, conservando quel prezioso patrimonio rituale del quale sono portatori, trasmettendolo anche alle future generazioni».

In questo spirito, Francesco esorta «tutte le amatissime Chiese che vivono in India alla generosità e al coraggio per la testimonianza del Vangelo in spirito di fraternità e mutuo amore». Per la Chiesa siro-malabarese, ciò consiste «nella continuazione del prezioso lavoro dei loro sacerdoti e religiosi nei contesti latini e nella disponibilità verso quei fedeli siro-malabaresi che, pur scegliendo di frequentare le parrocchie latine, chiedono qualche assistenza alla loro Chiesa di origine». Da parte dei Latini, «questa generosità può assumere la forma di accoglienza nei loro edifici delle comunità siro-malabaresi che non hanno ancora provveduto ai propri». Per il Papa deve, inoltre, «continuare la cooperazione tra tutte le Chiese sui iuris, come ritiri e seminari per il clero, i convegni sulla Bibbia, la celebrazione delle feste comuni, gli sforzi ecumenici».

«Con la crescita di amicizie spirituali e di reciproca assistenza, ogni tensione o apprensione dovrebbe essere rapidamente superata», la ricetta di Francesco, che avverte: «Questa estensione degli spazi pastorali della Chiesa siro-malabarese non sia in alcun modo percepita come una crescita di spazi di potere e di dominio, ma come una chiamata a vivere una comunione più profonda, che non può mai essere intesa come uniformità».