Vita Chiesa

Papa ad Accademia Vita: l’utopia del «neutro» rimuove la dignità umana

«La potenza delle biotecnologie, che già ora consente manipolazioni della vita fino a ieri impensabili, pone questioni formidabili. È urgente, perciò, intensificare lo studio e il confronto sugli effetti di tale evoluzione della società in senso tecnologico per articolare una sintesi antropologica che sia all’altezza di questa sfida epocale». Lo ha detto Papa Francesco, ricevendo questa mattina in udienza i partecipanti alla tredicesima assemblea generale della Pontificia Accademia per la vita (la prima dopo il nuovo assetto dell’organismo), in corso oggi e domani in Vaticano sul tema: «Accompagnare la vita. Nuove responsabilità nell’era tecnologica».

La minaccia dell’«egolatria». «Nel rapido diffondersi di una cultura ossessivamente centrata sulla sovranità dell’uomo — in quanto specie e in quanto individuo — rispetto alla realtà», una vera e propria «egolatria», il monito del Papa, non può «essere passato sotto silenzio lo spregiudicato materialismo che caratterizza l’alleanza tra l’economia e la tecnica», e «tratta la vita come risorsa da sfruttare o da scartare in funzione del potere e del profitto. Purtroppo, uomini, donne e bambini di ogni parte del mondo sperimentano con amarezza e dolore le illusorie promesse di questo materialismo tecnocratico» e si allargano «i territori della povertà e del conflitto, dello scarto e dell’abbandono, del risentimento e della disperazione». «Un autentico progresso scientifico e tecnologico dovrebbe invece ispirare politiche più umane». Per questo la fede cristiana «ci spinge a riprendere l’iniziativa». Il mondo, assicura Francesco, «ha bisogno di credenti che, con serietà e letizia, siano creativi e propositivi, umili e coraggiosi, risolutamente determinati a ricomporre la frattura tra le generazioni».

Alleanza dell’uomo e della donna con il Creato. Per accompagnare il cammino della Chiesa «appare oggi più che mai necessaria» una «teologia della Creazione e della Redenzione che sappia tradursi nelle parole e nei gesti dell’amore per ogni vita e per tutta la vita», ha detto Papa Francesco richiamando il racconto biblico della creazione, nel quale Dio «affida all’alleanza dell’uomo e della donna il creato e la storia». Un’alleanza «certamente sigillata dall’unione d’amore, personale e feconda, che segna la strada della trasmissione della vita attraverso il matrimonio e la famiglia», ma che «va ben oltre questo sigillo» perché «è chiamata a prendere nelle sue mani la regia dell’intera società». «Questo – spiega il Pontefice – è un invito alla responsabilità per il mondo, nella cultura e nella politica, nel lavoro e nell’economia; e anche nella Chiesa. Non si tratta semplicemente di pari opportunità o di riconoscimento reciproco. Si tratta soprattutto di intesa degli uomini e delle donne sul senso della vita e sul cammino dei popoli». L’uomo e la donna, il monito di Francesco, sono chiamati soltanto a «parlarsi e allearsi, perché nessuno dei due – né l’uomo da solo, né la donna da sola – è in grado di assumersi questa responsabilità. Insieme sono stati creati, nella loro differenza benedetta; insieme hanno peccato, per la loro presunzione di sostituirsi a Dio; insieme, con la grazia di Cristo, ritornano al cospetto di Dio, per onorare la cura del mondo e della storia che Egli ha loro affidato».

Sensibilità da ritrovare. «La passione per l’accompagnamento la cura della vita, lungo l’intero arco della sua storia individuale e sociale, – ha proseguito il Papa – chiede la riabilitazione di un ethos della compassione o della tenerezza per la generazione e rigenerazione dell’umano nella sua differenza. Si tratta, anzitutto, di ritrovare sensibilità per le diverse età della vita, in particolare per quelle dei bambini e degli anziani». Una società in cui tutto «può essere soltanto comprato e venduto, burocraticamente regolato e tecnicamente predisposto – avverte -, è una società che ha già perso il senso della vita». Oggi edifichiamo «città sempre più ostili ai bambini e comunità sempre più inospitali per gli anziani, con muri senza né porte né finestre: dovrebbero proteggere, in realtà soffocano. La testimonianza della fede nella misericordia di Dio, che affina e compie ogni giustizia, è condizione essenziale per la circolazione della vera compassione fra le diverse generazioni. Senza di essa, la cultura della città secolare non ha alcuna possibilità di resistere all’anestesia e all’avvilimento dell’umanesimo. È in questo nuovo orizzonte – la consegna di Francesco – che vedo collocata la missione della rinnovata Pontificia Accademia per la vita». Necessario, anzitutto, «riportare una più autentica sapienza della vita all’attenzione dei popoli, in vista del bene comune. Un dialogo aperto e fecondo può e deve essere instaurato con i molti che hanno a cuore la ricerca di ragioni valide per la vita dell’uomo». «L’accompagnamento responsabile della vita umana, dal suo concepimento e per tutto il suo corso sino alla fine naturale – conclude -, è lavoro di discernimento e intelligenza d’amore per uomini e donne liberi e appassionati, e per pastori non mercenari».