Mondo
Un mondo senza pace. Almeno 23 conflitti ad alta intensità
E’ un mondo senza pace. La Siria, lo Yemen, il Sud Sudan, la Repubblica Centrafricana, il nord del Mozambico (Cabo Delgado), nel Nord Kivu e Ituri della Repubblica democratica del Congo, la guerra civile nel Tigray in Etiopia. Sono ancora tanti i conflitti nel mondo: almeno 22 guerre ad alta intensità nel 2021, 6 in più rispetto all’anno precedente, quando erano 15 (dati Caritas italiana). Con l’Ucraina, purtroppo, si è arrivati a 23.
Se invece si tengono in considerazione anche le crisi croniche e le escalation violente si arrivava a 359 conflitti nel 2020, tra cui quello storico e cronico tra israeliani e palestinesi. Tra il 2020 e 2021 erano già aumentate del 40% le persone che avevano bisogno di assistenza umanitaria, per un totale di 235 milioni di persone coinvolte. Il conflitto in Ucraina ha aggiunto oltre 12 milioni di persone in difficoltà all’interno del Paese – di cui 6,5 milioni sfollati interni – e più di 4,2 milioni di persone fuggite all’estero. Il punto su alcuni dei conflitti di cui non si parla più (o molto poco).
I conflitti dimenticati secondo Caritas italiana
Etiopia
In Etiopia si sta consumando una drammatica crisi nella contesa regione occidentale del Tigray. A marzo è stata annunciata una tregua ma una terribile carestia, e la difficoltà di accesso degli aiuti umanitari, rischia di affamare milioni di persone. Il conflitto tra il governo etiope e i combattenti affiliati al Fronte popolare di liberazione del Tigray è iniziato nel novembre 2020 e si è diffuso dal luglio 2021 in altre regioni dell’Etiopia settentrionale. Le organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato una campagna di pulizia etnica, con massacri, esecuzioni extragiudiziali, violenze sessuali e arresti arbitrari da parte delle forze governative, delle milizie alleate e delle forze armate eritree alleate con quelle dell’Etiopia. Il 2 dicembre 2021 l’Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) ha dichiarato che dall’inizio del conflitto il numero dei tigrini sfollati era arrivato a un milione e 200.000. Un rapporto Onu del 9 dicembre scorso ha riferito che tra il 25 novembre e il 1° dicembre vi sono stati più di 10.000 nuovi sfollati. Circa 1,7 milioni di bambini in tutto il Tigray sono stati privati dell’istruzione in questi due anni.
Mali
In Mali i jihadisti impediscono ai contadini di mietere le risaie, bruciano i loro campi e attaccano gli stessi lavoratori quando cercano di provvedere al raccolto. Secondo Acs (Aiuto alla Chiesa che soffre) la situazione è particolarmente instabile nella regione di Ségou, nel Mali centrale, a causa di scontri tra milizie della comunità locale e gruppo di autodifesa dei cacciatori di Donso, da un lato, e jihadisti dall’altro. Fonti locali parlano dell’esistenza di un terzo gruppo di banditi armati, difficile da identificare ma non appartenente né ai jihadisti né ai cacciatori di Donso. Dai dati Unhcr il numero di sfollati maliani interni ha superato i 400.000 alla fine di settembre 2021. I rifugiati includono sia musulmani sia cristiani, anche se il numero di musulmani supera di gran lunga quello dei cristiani, dato che quasi il 90% (88,7%) della popolazione del Mali è islamica.