Vita Chiesa

Volterra, lettera pastorale di mons. Silvani: «la famiglia culla della vita e dell’amore»

Il Vescovo ha voluto parlare di nuovo alla diocesi e, in particolare ai sacerdoti e ai laici, della famiglia perché lo ritiene un argomento sempre attuale, ma soprattutto in questo momento, ricercato, dati i due Sinodi che si sono celebrati e la bella lettera di Papa Francesco Amoris Laetitia. Il Vescovo non fa esplicitamente una catechesi sulla famiglia, sulla sua vita, sulle problematiche che si trova a vivere, ma questo è presentato in un discorso di tipo familiare e colloquiale, alla portata di tutti. La tenerezza di cui il Vescovo parla nell’introduzione della Lettera non è richiamata in ogni capitolo, ma è dentro ognuno, come il sale nelle vivande che, benché scomparso, fa sentire la sua presenza rendendo gustoso il cibo. Così la tenerezza, nella Lettera, è diffusa in ogni capitolo e si gusta per l’amore, il rispetto, la delicatezza con cui il Vescovo tratta ogni argomento.

La Lettera si compone di due parti oltre l’Introduzione e l’Appendice. Nella prima parte monsignor Silvani parla delle persone che vivono all’interno della famiglia e delle relazioni che si creano tra loro: il dono della vita, l’unione tra l’uomo e la donna, essere padre, essere madre, dignità della donna, essere figli, essere fratelli, essere giovani, essere nonni. Ciascuna persona è descritta nella realtà (limitata) del suo esistere, ma anche nell’ideale cui tendere. I capitoli diventano così strumenti di riflessione, confronto, dialogo con le persone pari, ma anche con gli altri membri della famiglia. Mi domando se non sarebbe una cosa gustosa, ma anche fruttuosa, leggere in famiglia la Lettera e chiedersi l’un l’altro se e come rispondiamo alle suggestioni del Vescovo. Sarebbe un modo per prendere sul serio quello che il Vescovo scrive e per rivedere alla luce di quanto dice, il nostro «essere» famiglia.

Nella seconda parte della Lettera il Vescovo Alberto parla della vita vissuta all’interno della famiglia, trattando questi argomenti: la preghiera, la formazione, ristrettezze economiche, la solidarietà, la sofferenza, la separazione. Anche in questo caso monsignor Vescovo non dà precetti, non si lamenta di quello che non va in famiglia, meno che meno l’accusa dei mali che talora essa stessa si crea. Il suo linguaggio è chiaro, avvolgente, rispettoso di tutte le situazioni, ben consapevole che la famiglia perfetta non esiste, come non esistono persone perfette.

Sintetizzando, potrei affermare che la Lettera si offre a una lettura serena, dialogante, ma anche illuminante, propositiva e dinamica. Se si legge con attenzione, ognuno di noi – perché tutti «siamo» in una famiglia – troverà di che rivedere il proprio comportamento e migliorare il suo «essere» e il suo «operare» familiare.