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Ucraina, Buonomo (Lateranense): “L’Onu è fuori da un’azione concreta, va ripensata”
Il rettore della Pontifica Università Lateranense al Sir: "L'Organizzazione sia una realtà all'interno della quale si affrontino le questioni comuni e a cui si diano soluzioni comuni. La Russia ne intende bloccare le decisioni. Ma non si può fare a meno di alcun membro"
“Credo che la frase del Papa risponda non solo alla constatazione della realtà. In questo momento, l’Onu è praticamente tagliato fuori da un’azione concreta rispetto al conflitto in Ucraina che è diverso da tutte le altre guerre dell’ultimo periodo. Allo stesso tempo, è anche un grido di richiesta di una diversa concezione delle Nazioni Unite da quella attuale. Perché non è più possibile rimanere fermi a quella originaria del 1945”. Lo dice al Sir il rettore della Pontificia Università Lateranense, Vincenzo Buonomo, commentando le parole di Papa Francesco, che ha ribadito come si assista “all’impotenza dell’Onu”.
Siamo al di fuori di ogni contesto che ragiona e agisce in comune, l’Onu deve diventare il contesto comune.
Deve essere non solo una cassa di risonanza dei problemi del mondo, ma una realtà all’interno della quale si affrontano le questioni comuni e a cui si danno soluzioni comuni. Questo è il passo necessario. Le crisi vanno gestite a livello mondiale, spostarle solo su alcuni organismi a livello regionale non dà risultati, perché le implicazioni di questa guerra in modo diretto o indiretto ricadranno su tutti gli Stati. Basti pensare all’impatto economico negativo che questa guerra sta portando a tanti Paesi, ad iniziare da quelli già nella precarietà.
Nel contesto internazionale, nel negoziato, nell’attività diplomatica escludere qualcuno significa non solo tenerlo fuori, ma non potere collaborare con questo per risolvere le questioni. Nella comunità internazionale non si può escludere alcun membro.
Non è la soluzione. Anche se quel membro sta commettendo degli illeciti. Lo insegna l’esclusione della Germania dalla Società delle Nazioni, prima della Seconda Guerra mondiale. In tutti i modi anche lo Stato che viola le regole va recuperato per fargli capire la sua responsabilità e portarlo a collaborare per andare oltre. In Ucraina, quando finirà l’uso delle armi, si aprirà un altro conflitto, che è quello finalizzato alla ricostruzione della pace che potrà significare nuovi confini o diverse ripartizioni dei territori, ritorno delle popolazioni sfollate o dei rifugiati all’estero, giustizia per i crimini commessi. E tutti i protagonisti dovranno essere presenti, per assumersi responsabilità e impegni.
Allo stesso tempo si potrà gradualmente integrare l’Ucraina nello spazio economico europeo.
Ma, poi, resta l’imperativo più importante: il convincimento diretto delle persone che hanno responsabilità istituzionali e politiche, e di tutti noi che diamo vita e vitalità alle istituzioni, nazionali e internazionali. Non possiamo rimanere spettatori o addirittura ampliare la carovana degli indifferenti. Perché se non cambia l’atteggiamento di chi è artefice delle situazioni, potremmo ottenere il “cessate il fuoco”, ma non la soluzione delle radici del conflitto.