Vita Chiesa

Papa Francesco al Quirinale: «guardo all’Italia con speranza». Terrorismo, migrazioni, giovani, lavoro e famiglia le priorità

La prima visita di Papa Francesco al Quirinale è iniziata con una breve visita del Palazzo che ha preceduto il colloquio privato tra il Pontefice e il Capo dello Stato a cui è seguito nella Sala degli Arazzi la presentazione delle due delegazioni e lo scambio dei doni.

Sergio Mattarella ha donato un fermaglio per il piviale, mentre il Papa ha donato un’icona con gli Apostoli Pietro e Paolo. «La terrò carissima», ha risposti Mattarella al Pontefice. Poi, nella Cappella dell’Annunziata sia il Papa, sia Mattarella hanno pregato di fronte all’immagine della Madonna.Il Papa era accompagnato dal segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, dal sostituto alla segreteria di Stato, l’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, dal nuovo presidente della Cei il cardinale Gualtiero Bassetti, dal cardinale vicario di Roma uscente, il cardinale Agostino Vallini, dal presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, il cardinale Giuseppe Bertello, dal prefetto della Casa pontificia, l’arcivescovo Georg Gänswein, dal nunzio apostolico in Italia, l’arcivescovo Adriano Bernardini, e dal reggente della Prefettura della Casa pontificia, padre Leonardo Sapienza.

La delegazione italiana era invece composta dal capo del Governo, Paolo Gentiloni, dal ministro degli Esteri, Angelino Alfano, dalla sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, dal segretario generale della presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti, dall’ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Daniele Mancini.

Nel nel Salone dei Corazzieri i discorsi ufficiali (leggi qui per quello di Sergio Mattarella), al termine dei quali si sono recati nei Giardini del Quirinale, per salutare circa 200 bambini arrivati dalle zone terremotate del Centro Italia.

Nel suo discorso Papa Francesco ha detto di guardare all’Italia «con speranza». «Una speranza che è radicata nella memoria grata verso i padri e i nonni, che sono anche i miei, perché le mie radici sono in questo Paese», ha proseguito Francesco: «Memoria grata verso le generazioni che ci hanno preceduto e che, con l’aiuto di Dio, hanno portato avanti i valori fondamentali: la dignità della persona, la famiglia, il lavoro…». «E questi valori li hanno posti anche al centro della Costituzione repubblicana, che ha offerto e offre uno stabile quadro di riferimento per la vita democratica del popolo», ha sottolineato Francesco: «Una speranza, dunque, fondata sulla memoria, una memoria grata». «Viviamo tuttavia un tempo nel quale l’Italia e l’insieme dell’Europa sono chiamate a confrontarsi con problemi e rischi di varia natura – l’analisi geopolitica del Papa – quali il terrorismo internazionale, che trova alimento nel fondamentalismo; il fenomeno migratorio, accresciuto dalle guerre e dai gravi e persistenti squilibri sociali ed economici di molte aree del mondo; e la difficoltà delle giovani generazioni di accedere a un lavoro stabile e dignitoso, ciò che contribuisce ad aumentare la sfiducia nel futuro e non favorisce la nascita di nuove famiglie e di figli». «Mi rallegra però rilevare che l’Italia, mediante l’operosa generosità dei suoi cittadini e l’impegno delle sue istituzioni e facendo appello alle sue abbondanti risorse spirituali, si adopera per trasformare queste sfide in occasioni di crescita e in nuove opportunità», l’omaggio di Francesco.

L’Italia e il fenomeno migratorio. «Il modo col quale lo Stato e il popolo italiano stanno affrontando la crisi migratoria, insieme allo sforzo compiuto per assistere doverosamente le popolazioni colpite dal sisma, sono espressione di sentimenti e di atteggiamenti che trovano la loro fonte più genuina nella fede cristiana, che ha plasmato il carattere degli italiani e che nei momenti drammatici risplende maggiormente». Ne è convinto il Papa, che nel discorso ha citato «il vasto e complesso fenomeno migratorio». «È chiaro che poche nazioni non possono farsene carico interamente, assicurando un’ordinata integrazione dei nuovi arrivati nel proprio tessuto sociale», la tesi di Francesco: «Per tale ragione, è indispensabile e urgente che si sviluppi un’ampia e incisiva cooperazione internazionale», l’appello. Nel discorso, il Papa ha tributato un omaggio al modo in cui l’Italia sta affrontando le nuove «sfide» trasformandole «in occasioni di crescita e in nuove opportunità»: «Ne sono prova – gli esempi scelti da Francesco – l’accoglienza ai numerosi profughi che sbarcano sulle sue coste, l’opera di primo soccorso garantita dalle sue navi nel Mediterraneo e l’impegno di schiere di volontari, tra i quali si distinguono associazioni ed enti ecclesiali e la capillare rete delle parrocchie». «Ne è prova anche l’oneroso impegno dell’Italia in ambito internazionale a favore della pace, del mantenimento della sicurezza e della cooperazione tra gli Stati», ha proseguito il Papa, che ha ricordato anche «la fortezza animata dalla fede con la quale le popolazioni del Centro Italia colpite dal terremoto hanno vissuto quella drammatica esperienza, con tanti esempi di proficua collaborazione tra la comunità ecclesiale e quella civile».

La questione del lavoro. «Tra le questioni che oggi maggiormente interpellano chi ha a cuore il bene comune, e in modo particolare i pubblici poteri, gli imprenditori e i sindacati dei lavoratori, – ha proseguito il Papa – vi è quella del lavoro». E Bergoglio è partito dall’esperienza concreta: «Ho avuto modo di toccarla non teoricamente, ma a diretto contatto con la gente, lavoratori e disoccupati, nelle mie visite in Italia, anche in quella recentissima a Genova». «Ribadisco l’appello a generare e accompagnare processi che diano luogo a nuove opportunità di lavoro dignitoso», ha detto Francesco tornando su uno dei temi a lui più cari: «Il disagio giovanile, le sacche di povertà, la difficoltà che i giovani incontrano nel formare una famiglia e nel mettere al mondo figli trovano un denominatore comune nell’insufficienza dell’offerta di lavoro, a volte talmente precario o poco retribuito da non consentire una seria progettualità». «È necessaria un’alleanza di sinergie e di iniziative perché le risorse finanziarie siano poste al servizio di questo obiettivo di grande respiro e valore sociale e non siano invece distolte e disperse in investimenti prevalentemente speculativi, che denotano la mancanza di un disegno di lungo periodo, l’insufficiente considerazione del vero ruolo di chi fa impresa e, in ultima analisi, debolezza e istinto di fuga davanti alle sfide del nostro tempo», l’appello del Papa.

Sviluppo solo con lavoro stabile e politiche per la famiglia. «Il lavoro stabile, insieme a una politica fattivamente impegnata in favore della famiglia, primo e principale luogo in cui si forma la persona-in-relazione, sono le condizioni dell’autentico sviluppo sostenibile e di una crescita armoniosa della società». Ne è convinto il Papa, che nel discorso al Quirinale ha affermato che lavoro e famiglia «sono due pilastri che danno sostegno alla casa comune e che la irrobustiscono per affrontare il futuro con spirito non rassegnato e timoroso, ma creativo e fiducioso». «Le nuove generazioni hanno il diritto di poter camminare verso mete importanti e alla portata del loro destino, in modo che, spinti da nobili ideali, trovino la forza e il coraggio di compiere a loro volta i sacrifici necessari per giungere al traguardo, per costruire un avvenire degno dell’uomo, nelle relazioni, nel lavoro, nella famiglia e nella società», la ricetta di Francesco. Poi l’appello: «Da tutti coloro che hanno responsabilità in campo politico e amministrativo ci si attende un paziente e umile lavoro per il bene comune, che cerchi di rafforzare i legami tra la gente e le istituzioni, perché da questa tenace tessitura e da questo impegno corale si sviluppa la vera democrazia e si avviano a soluzione questioni che, a causa della loro complessità, nessuno può pretendere di risolvere da solo».

I buoni rapporti tra Chiesa e Stato Italiano. «La Chiesa in Italia è una realtà vitale, fortemente unita all’anima del Paese, al sentire della sua popolazione». È l’attestazione di stima del Papa. «Ne vive le gioie e i dolori, e cerca, secondo le sue possibilità, di alleviarne le sofferenze, di rafforzare il legame sociale, di aiutare tutti a costruire il bene comune», ha sottolineato Francesco, secondo il quale «anche in questo, la Chiesa si ispira all’insegnamento della Costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, che auspica la collaborazione tra comunità ecclesiale e comunità politica in quanto sono, entrambe, a servizio delle stesse persone umane». Un insegnamento, questo, «che è stato consacrato, nella revisione del Concordato del 1984, nell’articolo primo dell’Accordo, dove è formulato l’impegno di Stato e Chiesa ‘alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese». «Questo impegno, col richiamo al principio della distinzione fissato nell’art. 7 della Costituzione – ha detto il Papa – esprime e ha promosso al tempo stesso una peculiare forma di laicità, non ostile e conflittuale, ma amichevole e collaborativa, seppure nella rigorosa distinzione delle competenze proprie delle istituzioni politiche da un lato e di quelle religiose dall’altro. «Una laicità che il mio predecessore Benedetto XVI definì ‘positiva’». «E non si può fare a meno di osservare come, grazie ad essa, sia eccellente lo stato dei rapporti nella collaborazione tra Chiesa e Stato in Italia, con vantaggio per i singoli e l’intera comunità nazionale», il tributo di Francesco.

«L’Italia ha il singolare onere ed onore di avere, nel proprio ambito, la sede del governo universale della Chiesa Cattolica», ha fatto notare il Papa, nella parte finale del suo discorso al Quirinale. «È evidente che, nonostante le garanzie offerte con il Trattato del 1929, la missione del Successore di Pietro non sarebbe facilitata senza la cordiale e generosa disponibilità e collaborazione dello Stato italiano», ha proseguito Francesco: «Se ne è potuta avere una ulteriore dimostrazione nel corso del recente Giubileo straordinario, che ha visto tanti fedeli venire a Roma, presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, nello spirito della riconciliazione e della misericordia». «Nonostante l’insicurezza dei tempi che stiamo vivendo, le celebrazioni giubilari hanno potuto svolgersi in maniera tranquilla e con grande vantaggio spirituale», l’omaggio del Papa: «Del grande impegno assicurato dall’Italia al riguardo la Santa Sede è pienamente consapevole e sentitamente grata». «Sono certo che, se l’Italia saprà avvalersi di tutte le sue risorse spirituali e materiali in spirito di collaborazione tra le sue diverse componenti civili, troverà la via giusta per un ordinato sviluppo e per governare nel modo più appropriato i fenomeni e le problematiche che le stanno di fronte», ha detto Francesco rivolgendosi direttamente al presidente Mattarella. «La Santa Sede, la Chiesa Cattolica e le sue istituzioni assicurano, nella distinzione dei ruoli e delle responsabilità, la loro fattiva collaborazione in vista del bene comune», ha garantito. «Nella Chiesa cattolica e nei principi del cristianesimo, di cui è plasmata la sua ricca e millenaria storia, l’Italia troverà sempre il migliore alleato per la crescita della società, per la sua concordia e per il suo vero progresso», ha concluso: «Che Dio benedica e protegga l’Italia!».